I compagni

Gian Luigi Rondi

A Torino, negli ultimi anni dell’Ottocento, la situazione degli operai era particolarmente arretrata. Lo rilevava nel 1897 Luigi Einaudi affermando che nelle fabbriche lavoravano persino dei “fanciulli di età inferiore al limite legale” e donne maritate dal colore così pallido e dalle forme così esili da far dubitare che potessero diventare madri “di una figliolanza sana e robusta”. Lo rilevava Epicarmo Corbino ricordando che “nelle filature dove non vi erano due turni di lavoro si giungeva a 14 ore consecutive”; e lo rilevavano pure fonti cattoliche, indignate che, “nelle filande torinesi, le operaie lavorassero in media sedici ore al giorno, sedute davanti ad una bacinella d’acqua bollente, con le dita dentro, a scuoterne i bozzoli e tirarne il filo”. [...]

di Gian Luigi Rondi, articolo completo (4885 caratteri spazi inclusi) su Il Tempo 26ottobre 1963