Tutti a casa

Scritto sotto forma di parabola didascalica, in cui il protagonista incarna, attraverso un tormentato viaggio, sia materiale che psicologico, il riscatto morale di un intero popolo, che viene rappresentato nelle ultime scene ambientate a Napoli nel 1943, il film di Comencini soffre di un approccio ideologico, che suona retoricamente auto celebrativo dei moti della Resistenza, peraltro tipico degli intellettuali ed in particolare dei cineasti del primo dopoguerra che gareggiavano a chi fosse il pi? antifascista tra di loro, purtroppo, sebbene questo non sia il caso di Comencini che ha iniziato a fare vero cinema soltanto dal 1948 e prima aveva realizzato soltanto cortometraggi, anche da parte di coloro che avevano lavorato, bene e con profitto, sotto il defunto regime. Il cast formato da formidabili attori ed in primo luogo da Sordi, De Filippo e Reggiani riesce a dare un volto credibile agli italiani di quel periodo, un misto di egoistico opportunismo, furfanteria, orgoglio represso e genuino eroismo. Finale emotivamente coinvolgente con la sequenza dedicata alle quattro giornate in cui il popolo napoletano insorse contro lo straniero occupante.