howlingfantod
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giovedì 16 marzo 2017
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...questo brivido freddo che gelò l'estate
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Il termine capolavoro non va abusato ma nel caso de “L’avventura” come in quasi tutti i film di Antonioni no va sprecato. Le plaquette e i vari critici forse semplificando, parlando della poetica del maestro ferrarese parlano di alienazione, incomunicabilità, spesso sorvolando ed addentrandosi poco in quello che ne è il significato più profondo . Un cinema metafisico. Li stessi sguardi fotografici sanno di pittura metafisica. E’ un film del 1960 in piena era di neorealismo al cui filone quantomeno storicamente Antonioni appartiene, ma il suo tocco, la sua voce, il suo stile si stagliano da questa vulgata corrente mostrandoci il suo tocco, particolare, assoluto, con le immagini: Il contrappunto alla vacuità umana nella natura imperiosa, debordante e selvaggia , leopardianamente indifferente come i bellissimi scenari delle Isole Eolie, dove un gruppo di amici ricchi e borghesi si inoltra per una gita in barca.
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Il termine capolavoro non va abusato ma nel caso de “L’avventura” come in quasi tutti i film di Antonioni no va sprecato. Le plaquette e i vari critici forse semplificando, parlando della poetica del maestro ferrarese parlano di alienazione, incomunicabilità, spesso sorvolando ed addentrandosi poco in quello che ne è il significato più profondo . Un cinema metafisico. Li stessi sguardi fotografici sanno di pittura metafisica. E’ un film del 1960 in piena era di neorealismo al cui filone quantomeno storicamente Antonioni appartiene, ma il suo tocco, la sua voce, il suo stile si stagliano da questa vulgata corrente mostrandoci il suo tocco, particolare, assoluto, con le immagini: Il contrappunto alla vacuità umana nella natura imperiosa, debordante e selvaggia , leopardianamente indifferente come i bellissimi scenari delle Isole Eolie, dove un gruppo di amici ricchi e borghesi si inoltra per una gita in barca. Si può immaginare che tutta la troupe abbia fatto dei sopralluoghi prima di girare, ma poi si deve pensare che il girato, il fotografato come nella pittura non è mai come lo si era pensato, come la vita, perché anche la luce al momento della ripresa non sarà mai la stessa di quella che si era immaginata. Primi piani con sfondi suggestivi con le isole vulcaniche sullo sfondo, le nubi gonfie, il vento nei capelli di Claudia (la bellissima Monica Vitti), il mare poesia di immagini allo stato puro in un bianco nero abbagliante.
La storia: Anna, la figlia di un diplomatico prossima al matrimonio con Sandro, (Gabriele Ferzetti ) scompare dalla piccola isola pietrosa dove il gruppo aveva fatto sosta, è la fuga dal disamore con lui. Anna non farà più la comparsa durante il film e questo ne accresce esponenzialmente il fascino ed il mistero. Le ricerche proseguono lungo tutta la durata del film, ma è uno sfondo che tende a svanire progressivamente con l’imprevedibile accendersi del fuoco della passione fra Claudia e Sandro, perché anche le fiamme si accendono a caso e come vampe vanno in qua e in là senza nessuna apparente ragione, tenerle ferme incatenate, razionalizzarle sembra essere la grande domanda del film, domanda forse destinata allo smacco e ad una risposta che non c’è e dietro solo il vuoto, il dolore, il rimpianto. Le ricerche proseguono, anche le ambientazioni variano, si passa nei ricchi interni di ville barocche di nobili siciliani, lo sfondo della lussureggiante campagna siciliana. Il film è girato per la quasi interezza nella splendida isola di Sicilia, isola forse non scelta a caso e Anna dietro il fuoco della passione fra Claudia e Sandro sembra quasi del tutto dimenticata. La passione è fortemente connotata dall’attrazione sessuale, proprio quella cosa così profonda e dalla durata non fondante e questo rafforza in qualche modo nella poetica del film “ l’identificazione” della stessa umanità nella sua vacuità e transitorietà.
Quella filmata da Antonioni è una Sicilia bellissima, lussureggiante, malinconica e ancora chiusa in sé stessa (si parla di quasi 60 anni fa) arcaica e diffidente. Temi, situazioni e scene da vera commedia neorealistica, come i vari quadretti , il nipote della principessa che flirta con Giulia, l’altra amica di Claudia, il farmacista e la moglie di Viterbo che è venuta a vivere in Sicilia e sente già dopo pochi mesi di matrimonio il peso della disillusione.
Lo spettatore si può domandare nel finale con il pianto di Sandro e Claudia che lo accarezza fraternamente cosa sarà di loro, se la loro passione troverà delle forme fondanti per permetterne la durata. La fine davanti a delle rovine su un punto panoramico con delle vette innevate è la degna conclusione ad un film, anzi ad un capolavoro.
“L’avventura questo brivido freddo che gelò l’estate” come recita il trailer d’epoca, quando fortunatamente si chiamavano ancora “presentazioni”, “ Non è un film per tutti, è un film per pochi perché è soprattutto un’opera d’arte”.
Se pensate che abbia fatto un po’ troppo spoiler mi scuso ma basterebbe prestare attenzione anche solo alle immagini perché questo film oltre a quello che ho provato ad esprimere è puro piacere per gli occhi.
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fabio57
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sabato 5 dicembre 2015
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fuori dal coro
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Esco fuori dal coro e mi permetto presuntuosamente di esprimere perplessità su un lavoro premiato dalla critica e osannato dal pubblico.Non di discute ovviamente la grandezza di un regista leggendario,che ha regalato capolavori assoluti al cinema italiano ,tuttavia questo film è lento, prolisso e pesante e per quanto affronti temi importanti come incomunicabilità alienazione e soprattutto stigmatizzi l'accidia della borghesia dell'epoca,snob ,ipocrita e immorale,risulta comunque un prodotto difficile.La musa preferita da Antonioni è la Vitti che splendidamente da vita a personaggi spaesati ,disorientati e fragili,con la mrastria che le è propria.
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enrico omodeo sale
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domenica 14 giugno 2015
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invecchia benissimo
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Ho scoperto Antonioni, finalmente. La trilogia esistenziale è qualcosa di incrdedibilmente moderno, la crisi dei valori, l'incomunicabilità, i dialoghi spezzati. Tutto incredibilmente contemporaneo. Ne L'avventura ogni inquadratura è una fotografia (provate a stoppare in qualsiasi momento un fotogramma del film e nasceranno fotografie) e se riuscite a vedere l'edizione restaurata in HD (gira su sky in sto periodo) le emozioni visive si amplificano. Non mi inoltro sui contenuti (molti), sintetizza tutto la scena finale e l'inquadratura da dietro di Sandro seduto sulla panchina e Claudia in piedi che lo accarezzo titubante, perdonandolo. A destra il muro di una chiesa, a sinistra l'orizzonte.
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Ho scoperto Antonioni, finalmente. La trilogia esistenziale è qualcosa di incrdedibilmente moderno, la crisi dei valori, l'incomunicabilità, i dialoghi spezzati. Tutto incredibilmente contemporaneo. Ne L'avventura ogni inquadratura è una fotografia (provate a stoppare in qualsiasi momento un fotogramma del film e nasceranno fotografie) e se riuscite a vedere l'edizione restaurata in HD (gira su sky in sto periodo) le emozioni visive si amplificano. Non mi inoltro sui contenuti (molti), sintetizza tutto la scena finale e l'inquadratura da dietro di Sandro seduto sulla panchina e Claudia in piedi che lo accarezzo titubante, perdonandolo. A destra il muro di una chiesa, a sinistra l'orizzonte. Sublime.
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il befe
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domenica 22 febbraio 2015
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capolavoro
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il befe
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domenica 22 febbraio 2015
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capolavoro italiano
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luca scial�
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giovedì 21 novembre 2013
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morse tua vita mea
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Un gruppo di amici va in gita su un'isola siciliana. Una compagnia non proprio affiatata, legata più per inerzia, tra invidie e scheletri nell'armadio. A rompere il labile equilibrio la scomparsa di una di loro, Anna. Gli amici si mettono alla sua ricerca ma ben presto sembrano essersene dimenticati, ognuno tornato alla propria routine. Anzi, la sua scomparsa è un'opportunità per il suo compagno, Sandro, e la sua migliore amica, Claudia, di mettersi insieme. Ma è un rapporto tormentato.
Sullo sfondo di una Sicilia stupenda ma abbandonata a se stessa, Antonioni dirige una pellicola che mette ancora una volta a nudo l'ipocrisia della borghesia, l'opportunismo dei rapporti umani.
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Un gruppo di amici va in gita su un'isola siciliana. Una compagnia non proprio affiatata, legata più per inerzia, tra invidie e scheletri nell'armadio. A rompere il labile equilibrio la scomparsa di una di loro, Anna. Gli amici si mettono alla sua ricerca ma ben presto sembrano essersene dimenticati, ognuno tornato alla propria routine. Anzi, la sua scomparsa è un'opportunità per il suo compagno, Sandro, e la sua migliore amica, Claudia, di mettersi insieme. Ma è un rapporto tormentato.
Sullo sfondo di una Sicilia stupenda ma abbandonata a se stessa, Antonioni dirige una pellicola che mette ancora una volta a nudo l'ipocrisia della borghesia, l'opportunismo dei rapporti umani. Rispetto ad altri suoi film si pone un gradino in meno per la sua inopportuna lunghezza, dovuta anche a rallentamenti talvolta eccessivi. Le riprese durarono 5 mesi e furono travagliate, e forse il risultato finale leggermente ne risente.
Ma fece ugualmente incetta di premi, anche internazionali. Ma fu anche oggetto di censura da parte del Tribunale di Milano che ordinò il taglio di 5 scene.
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fedeleto
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lunedì 6 maggio 2013
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l'avventura del mistero imperscrutabile
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Anna e' una borghese annoiata nel rapporto di coppia che vive sempre in costante distanza.Un giorno insieme alla sua amica Claudia e al suo fidanzato viaggia insieme ad altri amici nelle isole Eolie.Improvvisamente dopo una breve discussione con il suo uomo scompare.Claudia la cerca disperatamente insieme a Sandro il fidanzato di Anna,ma i risultati sono assolutamente negativi.Poco dopo Claudia e Sandro si sentono attratti l'uno verso l'altra e l'amore tra i due ha inizio.Ma e' davvero amore?e Anna che fine ha fatto?c'e' chi dice che l'ha vista ,ma sara' vero?solo un ulitma scena forse spiega tutto.il silenzio.Antonioni(il grido,le amiche)dirige un ottimo film,dove predominano alcune tra le tematiche piu' interessanti del regista ferrarese.
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Anna e' una borghese annoiata nel rapporto di coppia che vive sempre in costante distanza.Un giorno insieme alla sua amica Claudia e al suo fidanzato viaggia insieme ad altri amici nelle isole Eolie.Improvvisamente dopo una breve discussione con il suo uomo scompare.Claudia la cerca disperatamente insieme a Sandro il fidanzato di Anna,ma i risultati sono assolutamente negativi.Poco dopo Claudia e Sandro si sentono attratti l'uno verso l'altra e l'amore tra i due ha inizio.Ma e' davvero amore?e Anna che fine ha fatto?c'e' chi dice che l'ha vista ,ma sara' vero?solo un ulitma scena forse spiega tutto.il silenzio.Antonioni(il grido,le amiche)dirige un ottimo film,dove predominano alcune tra le tematiche piu' interessanti del regista ferrarese.Da un soggetto dello stesso Antonioni e una sceneggiatura di Antonioni,Guerra e Bartolini,nasce una storia interessante che merita un lavoro autoptico per essere compresa completamente.Fin dall'inizio del film osserviamo come il tema dell'abbandono e della solitudine sia presente,Anna dialoga con il padre e quest'ultimo si sente appunto abbandonato,poco dopo vediamo Anna andare dal suo fidanzato,spesso Antonioni usa la ripresa di spalle,questo probabilmente per non far vedere l'espressione statica dei personaggi in quell'occasione,cosi appena si trova da Sandro,vorrebbe andarsene ma il saluto di quest'ultimo la porta a dover salire da lui.Claudia in questo aspetta che i due scendono,e gia' in questa scena si vede come quest'ultima tenta di cercare la sua amica ma non la trova quasi fosse appunto un predestino gia' segnato.Nel momento in cui tutti vanno all'isola con la barca incomincia l'avventura.Anna recita la parte dell'essere inseguita da un pescecane,tutti ci cascano e lei lo confida solo a Claudia ammettendo che era uno scherzo,quindi tutto diventa ambiguo e imperscrutabile,c'e' solo probabilmente una voglia di rompere certi schematismi,poco dopo lascia la sua camicia nello zaino di Claudia,poiche' alla medesima piaceva molto quel vestito.Dopodiche' c'e' l'ultima scena in cui vediamo Anna.Ella confida i suoi sentimenti oscuri a Sandro ma lui e' distante e non capisce,ma le parole di Anna sono chiare,si era abituata a stare sola ,l'idea di perderlo la fa morire eppure non lo sente piu',la confusione c'e' ma il desiderio di provare l'allontanamento e abbandonare tutto c'e' ancor di piu',rimane quindi un vuoto incolmabile dove il silenzio lontano dallle voci altrui diventa l'unica possiblita'.Successivamente Claudia si innamora di Sandro ,e non sappiamo se entrambi i due in passato avevano gia' un certo desiderio,fatto sta che i due si amano e gradualmente la loro storia diventa immediatamente importante tanto da parlare di matrimonio dopo 3 giorni dalla scomparsa di Anna.rimane pero' un vuoto alla fine quando Claudia scopre il tradimento di Sandro e quest'ultimo fermandosi ad una panchina painge il suo dolore insieme a Claudia che passandogli vicino trova la forza di accarezzarlo con la sua mano destra,mano che poco prima accarezzava il cuscino dove dormiva il suo uomo.Il film ha una certa segnatura,le isole Eolie,isole vulcaniche,da sole in mezzo al mare cosi come si sente Anna,sola in mezzo ai suoi amici e al suo fidanzato,un luogo quindi dove non la si puo' trovare poiche' solo lei sa dove andare.un'altra scena interessante e' il paese di Noto,citta' misteriosa e antica che sembra non sia abitata,ma Antonioni nel momento in cui i due protagonisti se ne vanno usa la mdp come passante che inquadra su una strada stretta la coppia come fosse in realta' spiata(da Anna?).Inoltre Antonioni non rinuncia all'identita' dei protagonisti,essi in realta' e' come se si fondessero l'uno con l'altro,la scena in cui Claudia e Sandro si baciano,prima si inquadra il viso di lei e poi di lui in un crescendo,ma non manca anche la battuta di Sandro a Claudia (in certi momenti non so chi sei,e lui risponde bhe' non sei contenta hai un'avventura nuova),La vera avventura e' entrare nel silenzio e ascoltarlo come nel finale.Monica Vitti straordinaria,Ferzetti piu' che convincente,Ad ogni modo dove sia andata a finire Anna rimane sempre un mistero,anche se probabilmente e' andata via da un mondo dove per lei c'era l'incomunicabilita' piu' nera.Rimane uno dei capitoli piu' significativi del regista ferrarese.
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ciboxgiallorosso
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sabato 20 ottobre 2012
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esperienza trascendentale
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Cosa può dire un giovane ragazzo di ventidue anni che s'approccia con estrema passione al cinema tramite Antonioni? Io credo che possa dire una cosa,molto semplice ma molto vera: questo è il cinema che anche io,nella mia vita,vorrei fare.Quel cinema che non è "intrattenimento"(già:il cinema non è solo intrattenimento,come vorrebbero farci credere oggi presentandoci Nolan o chi per lui come grande regista),quel cinema che non è "Amore passiamo una bella oretta a guardarci un filmettino",no questo cinema, e solo questo, è quello che devi guardare da solo perchè come ci entri,così non ci esci come prima. Si parla di arte e troppo spesso non sappiamo di cosa parliamo,io personalmente credo che guardando questo film possiamo capirlo: attraverso un'apoteosi d'immagini meravigliose;di dialoghi strazianti tra i personaggi; di scelte musicali(ma in generale sonore) geniali;attraverso un utilizzo della mdp che non è soltanto "testamento del reale" ma è opera creatrice,attraverso tutto questo scopri un mondo che ti rode dentro l'anima e non ti abbandona.
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Cosa può dire un giovane ragazzo di ventidue anni che s'approccia con estrema passione al cinema tramite Antonioni? Io credo che possa dire una cosa,molto semplice ma molto vera: questo è il cinema che anche io,nella mia vita,vorrei fare.Quel cinema che non è "intrattenimento"(già:il cinema non è solo intrattenimento,come vorrebbero farci credere oggi presentandoci Nolan o chi per lui come grande regista),quel cinema che non è "Amore passiamo una bella oretta a guardarci un filmettino",no questo cinema, e solo questo, è quello che devi guardare da solo perchè come ci entri,così non ci esci come prima. Si parla di arte e troppo spesso non sappiamo di cosa parliamo,io personalmente credo che guardando questo film possiamo capirlo: attraverso un'apoteosi d'immagini meravigliose;di dialoghi strazianti tra i personaggi; di scelte musicali(ma in generale sonore) geniali;attraverso un utilizzo della mdp che non è soltanto "testamento del reale" ma è opera creatrice,attraverso tutto questo scopri un mondo che ti rode dentro l'anima e non ti abbandona. Scopri che sei cambiato:capisci che non hai guardato un ennesimo "inception"(seppur bello) ma capisci che ti sei guardato dentro fino in fondo,che ti sei messo in crisi per raggiungere una verità più profonda del sè stessi,e tutto questo grazie ad un regista che,non si sa come,ti conosce quasi meglio di te stesso. Quando il film è finito io non volevo parlare con nessuno,mi ricorderò sempre la mia condizione psicologica dopo il film:ero perso in me stesso,non capivo niente di me stesso e sentivo dentro il corpo qualcuno bussare gridandomi "Viaggia in te stesso",era come se Michelangelo fosse entrato in me e mi supplicasse di pensare alla mia vita,mi supplicasse di dialogare col me stesso. Una grande filosofa di nome Arendt diceva "Raggiungi quella solitudine che ti fa giungere alla verità,quella solitudine che è un dialogo profondo col sè stessi",posso dire che guardando questo film ho iniziato questo dialogo,posso dire che il regista ha dato un tocco meraviglioso alla mia crescita personale. Quante meravigliose parole,quanto un "Tutto è diventato più facile,anche perdere un dolore" può roderti dentro l'animo e sconvolgerti totalmente. Per tutto questo(ho parlato della mia esperienza trascendentale a guardare questo film,per considerazioni sulla magistrale tecnica mi riserbo altre pagine)sento di potere affermare ad alta voce, in modo che questo mondo al quale è stata diagnostica una "malattia di sentimenti" possa sentirmi: GRAZIE MICHELANGELO PERCHè SEI UN "PASTORE DELLA MIA ANIMA" E PERCHE' GRAZIE ALLA TUA INCONSAPEVOLE VOCE POSSO DIALOGARE PROFONDAMENTE CON ME STESSO RAGGIUNGENDO UNA RICCHEZZA INSAPUTA! ora che anche il mondo possa vedere i tuoi film,soltanto così(e con un po di sana lettura filosofica con la quale tu stesso dialoghi costantemente) potrà risolvere i propri problemi...
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maximilione
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martedì 16 ottobre 2012
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l'avventura di un nuovo cinema
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Nel clima afoso della Sicilia, il Sandro di Gabriele Ferzetti rovescia volontariamente una boccetta d'inchiostro sulla bozza del progetto di un capitello dalle linee arzigogolate e barocche, una lampante sineddoche dell'arte del passato. In quel gesto scattoso e a prima vista incomprensibile c'è in nuce tutta una poetica: quella di Michelangelo Antonioni che con L'avventura apre la sua trilogia es
istenzialista ed edifica nel contempo una delle tappe più rigorosamente perfette e compiute del cinema moderno.
Il regista ravennate proclama in modo programmatico “la fine delle grandi narrazioni”, il disagio dell'uomo contemporaneo nei confronti del mondo, la consapevolezza del declino delle certezze nei confronti di un reale insensato e inconoscibile e lo fa attraverso un cinema che prende le distanze dal prepotente modello hollywoodiano che per decenni ha egemonizzato le produzioni cinematografiche.
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Nel clima afoso della Sicilia, il Sandro di Gabriele Ferzetti rovescia volontariamente una boccetta d'inchiostro sulla bozza del progetto di un capitello dalle linee arzigogolate e barocche, una lampante sineddoche dell'arte del passato. In quel gesto scattoso e a prima vista incomprensibile c'è in nuce tutta una poetica: quella di Michelangelo Antonioni che con L'avventura apre la sua trilogia es
istenzialista ed edifica nel contempo una delle tappe più rigorosamente perfette e compiute del cinema moderno.
Il regista ravennate proclama in modo programmatico “la fine delle grandi narrazioni”, il disagio dell'uomo contemporaneo nei confronti del mondo, la consapevolezza del declino delle certezze nei confronti di un reale insensato e inconoscibile e lo fa attraverso un cinema che prende le distanze dal prepotente modello hollywoodiano che per decenni ha egemonizzato le produzioni cinematografiche.
Causalità di una narrazione in cui ogni scena è funzionale all'evoluzione dell'intreccio, personaggi pieni che si risolvono nelle loro azioni, psicologie appiattite e prive di nodi inspiegabili. Nell'Avventura tutto questo svanisce e lascia spazio a una struttura aleatoria e rarefatta: Antonioni privilegia i tempi morti e le sospensioni enigmatiche, i personaggi vagano incerti sullo schermo, privi di motivazioni e carichi di nodi tormentati sedimentati in un inconscio inaccessibile, la storia non c'è e quando pure sembra esserci non procede. La protagonista Anna (Lea Massari) sparisce dopo 40 minuti. Gli altri personaggi si prodigano nella sua ricerca ma a poco a poco il mistero si sfalda e le dinamiche della macchina da presa investono la relazione che nasce tra Sandro e Claudia, frastagliata anch'essa, piena di ascensioni passionali e discese nell'abisso dello spleen. Alla fine del film, di Anna non c'è traccia e paradossalmente nessun personaggio sembra più preoccuparsene (“Pochi giorni fa, all'idea che Anna fosse morta, mi sentivo morire anch'io. Adesso non piango nemmeno. Ho paura che sia viva. Tutto sta diventando maledettamente facile: persino privarsi di un dolore”). Ma insieme a questo capovolgimento totale dei canoni della narrazione classica, Antonioni si prodiga nella realizzazione di una pellicola che si fa specchio simbolico di una nazione. D'altronde è il 1960, l'anno in cui nel Bel Paeese maggiormente si risentono gli effetti del boom economico, l'anno in cui il guado che conduce l'Italietta agricola al grado di potenza industriale si completa. E se -nello stesso anno- Fellini con La dolce vita e Visconti con Rocco e i suoi fratelli palesano nella diegesi delle storie raccontate le contraddizioni di questa “nuova era”, Antonioni rende questa trasformazione in modo più criptico, austero, allegorico. Il passaggio di consegna tra la donna che sparisce e quella che resta e prende il suo posto altro non è che il riflesso della metamorfosi che l'Italia compie a cavallo tra anni '50 e '60. La Anna di Lea Massari è la tipica bellezza italica, contadina, mediterranea: mora, prosperosa, legata a una famiglia opprimente e una fede potente nelle istituzioni (una Bibbia è l'unico oggetto che lascia in cabina prima di sparire). La Claudia di Monica Vitti è invece esponente di una bellezza nuova: bionda, lineare, nervosa, disillusa, i cui tratti sembrano incarnare la freddezza e il rigore del design industriale.
L'avventura di una nazione allora. Di un paese pronto a tuffarsi nell'insidioso e attraente abisso della modernità industriale e consumistica. E insieme l'avventura di un nuovo amore, vissuto in un nuovo mondo e in un diverso contesto storico-sociale.
Un titolo -L'avventura- che peraltro ben si adatta alle incredibili difficoltà di produzione che colpirono il progetto, rischiando di farlo naufragare: il maltempo, la scomparsa dei produttori, lo sciopero della troupe per le mancate retribuzioni, il logorante isolamento sulle isole deserte in cui una parte del film è ambientata.
Disse Antonioni: “Ho con me ventimila metri di negativo, ho la macchina da presa e pochi amici: Monica Vitti, i miei aiuti Franco Indovina e Gianni Arduini, lo scenografo Piero Poletto, l'operatore Aldo Scavarda, il fonico Claudio Maielli. Ecco la mia troupe. I soli pronti a seguirmi con qualsiasi mare, contro qualsiasi ostacolo materiale e morale, per non fermare il film.”
In sostanza -mi permetto di aggiungere- l'avventura di un autore contro un sistema ottuso e tradizionalista, l'epopea di un grande artista capace di andare controcorrente, modificare le carte in tavola e riscrivere la storia.
L'avventura di un nuovo cinema.
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dimebag 93
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mercoledì 7 dicembre 2011
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