Pellicola del 59 vincitrice dell'Oscar per migliore film straniero negli anni '60.
Tratto da una fiaba svedese il film ripropone benissimo l'ambientazione e il linguaggio del medioevo.
Una ragazzina viene stuprata e uccisa da dei bifolchi che la ragazza ha aiutato. I bifolchi cercano riparo nella casa della ragazza, Il padre scopre tutto, vendetta. Miracolo finale.
Notevoli la riproduzione del contesto, i costumi e la fotografia.
Tralasciando alcuni punti non molto chiari nella trama e alcune scene che sembrano messe per far arrivare la durata a 1h e 30...
Elenco i punti che mi hanno dato da pensare e la rispettiva critica:
il tema centrale è il "Silenzio di Dio" tema trattato anche nel libro di "Giobbe" nella Bibbia... tanto per dirne uno.
Silenzio che anche Maria Teresa di Calcutta a volte lamentava di sentire. Silenzio preso per Afonia da Epicuro e Silenzio preso da mancanza di esistenza per Schopenhauer.
La pellicola mostra oggettivamente dei bricconi che fanno del male a una ragazza; poi il padre una volta scoperto si vendica (e non offre un perdono cristiano) arrivando a uccidere persino un bambino la cui percentuale di colpa era bassa.
Dopo aver assistito a questi atti aberranti cosa succede? Dio decide di mostrarsi e fa un miracolo: una fontana sgorga dal punto in cui è stata uccisa la vergine.
Ora... Dopo non aver fatto nulla, anzi, dopo aver disatteso tutte le preghiere sincere di quelle persone pie, Dio cosa fa? Fa un miracolo assolutamente inutile per dimostrare di aver perdonato un uomo che non ha perdonato cristianamente ma che ha ucciso i 2 malfattori più un bambino?
A parte la melassa che esce dalle ultime scene, dopo due ragionamenti, sembra quasi che a Dio importi più di essere adorato che del rispetto della sua legge e interviene solo quando non ha più il minimo senso. Da questo si ricava che a Dio non importi del bene perchè ha lasciato che si facesse il male e, anzichè mantenere un silenzio poco dignitoso, ha preferito per parlare indicando come a lui non importi assolutamente niente di quello che succede agli uomini, spacciando per miracolo piacevole con tanto di bagno purificativo (e forse conversione) da parte della pagana odinista.
La pellicola, oltre a essere oggettivamente noiosa e poco chiara in alcuni punti, tratta male questa tema del silenzio ed il film viene pertanto consigliato solo a cinefili e amanti dei caffè forti.
Lo stesso tema viene affrontato anche in Ran (Kurosawa), in una scena finale dove gli Dei guardano indifferenti al destino degli uomini. In un altro film poi ricordo uno scambio di opinioni dove 2 tizi dicevano: "A Dio non importa nulla" e l'altro "Dio piange per la stupidà delle azioni umane" ma non ricordo dove lo sentìi. Il fatto che Ran sia un bel film più godibile dimostra che il cinema d'autore non dev'essere per forza noioso.
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yuri totani
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lunedì 10 settembre 2012
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non bestemmiare
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Anche a me è tornata in mente la frase finale di Ran « Non bestemmiare contro Buddha e gli dei. Sono loro che piangono, per i delitti che gli uomini compiono per la loro stupidità, perché credono che la loro sopravvivenza dipenda dall'assassinio degli altri ripetuto all'infinito. Non piangere, il mondo è fatto così. Gli uomini cercano il dolore, non la gioia. Preferiscono la sofferenza alla pace. Guardali, questi stupidi esseri umani, che si battono per il dolore, si esaltano per la sofferenza e si compiacciono dell'assassinio! ». Alla mia compagna non è piaciuto molto, sembra Cappuccetto rosso riscritto da Shakespeare, invece io venero Bergman.
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