La dolce vita |
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Un film di Federico Fellini.
Con Marcello Mastroianni, Anita Ekberg, Anouk Aim?e, Yvonne Furneaux, Alain Cuny.
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Commedia,
Ratings: Kids+16,
b/n
durata 173 min.
- Italia, Francia 1960.
- Cineteca di Bologna
MYMONETRO
La dolce vita
valutazione media:
4,64
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Così vedeva Fellinidi paolopaceFeedback: |
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mercoledì 28 settembre 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Abbandono alla circolarità degli eventi, indulgenza nel giudicare il prossimo, recupero del sentimento e della sensualità rispetto agli ideali e alla morale. Queste chiavi per il film e per la realtà che esso ritrae sono state riprese da molto cinema italiano e internazionale tanto da far inserire l'opera nel dibattito ideologico, filosofico, politico pero' lontano, stante almeno alle dichiarazioni, alle intenzioni dell'autore il quale si proponeva di fare un rotocalco in pellicola modellato su quelli di successo dell'epoca, a essi ispirati anche cromaticamente, attraverso il tipico bianco e nero argentato e la estetizzante impaginazione su una realtà di cui Fellini, ancorché preciso nella definizione sociologica, sembra soprattutto interessato all'aspetto comico (qua aiutato dalla satira di Flaiano, dalla battuta tagliente, dall'acuta resa del grottesco e dello squallore, una caratteristica che e' sempre stata congeniale a Fellini). Ma la dimensione piu' poetica di questo film è il fatto che si tratti di una fiaba, incorniciata da una fine e da un principio simmetricamente simbolici. Fellini ha infatti il merito di aver trasfigurato (e qui importante é stato Tullio Pinelli) una realtà da giornalismo pettegolo e da paparazzi invadenti nella fiaba e nel mito. La cosa più originale del film, a parte l'assenza di alcun tipo di giudizio é la costruzione a blocchi, episodi mediatore Marcello, senza la drammaturgia tradizionale ma giustapposti e lenti nella loro descrizione minuziosa e nella loro trasfigurazione fantastica. Si dice che Rizzoli ("Caro artista, hai fatto una bella cosa ma dalla gente non aspettarti elogi") non si fosse spiegato razionalmente l'enorme successo che il fil ebbe, con la sua lunghezza, per il fatto che sembrava andare contro ogni cosa, come l'organizzatore generale Clemente Fracassi che pensava che il film fosse un'opera d'arte per raffinati, non per un grande pubblico. In questo senso ha aiutato il caso politico, il successo di scandalo. Fellini ha dimostrato una straordinaria onestà nel mantenere il personaggio dell'intellettuale, senza il quale la dimensione apocalittica del film sarebbe stata gravemente compromessa, mentre ha eliminato personaggi e ambienti inutili e altri li ha aggiunti girando suggestionato dai racconti di Brunello Rondi, divenuto un collaboratore importante del film come Pasolini (non accreditato). Bisogna rilevare che Fellini non manca mai rispetto alla dignità umana, ciascun personaggio ne mantiene, così come non accredita una tesi a dispetto di un'altra (più tardi parlerà di "punti di vista diversi che possono coincidere"). Anche rappresentando un mondo privo di qualcosa, si può stare parlando di quel qualcosa. Gli stessi eccessi del film (che come dice Ghezzi "alla fine va a fondo per la sua pesantezza") svolgono affabulatoriamente una funzione catartica, nel raccontare una crisi di valori come con stile per molti aspetti antitetico stava facendo in quegli anni anche Antonioni. Il personaggio più moderno, più rappresentativo del film é Maddalena, l'ereditiera, mentre nell'episodio del padre Fellini riprende personaggi e sentimenti dei suoi film precedenti. Il film rappresenta non solo la personalissima visione della civiltà contemporanea del suo autore ma anche il suo modo di intendere, da regista, il cattolicesimo, che provocò gli attacchi dei bigotti e il giudizio positivo dei Padri Gesuiti, mentre i Cardinali, compresi passati e futuri papabili, non erano d'accordo fra loro.
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