Il buco

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Un film di Jacques Becker. Con Michel Constantin, Jean Keraudy, Philippe Leroy, Raymond Meunier, Marc Michel.
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Titolo originale Le trou. Drammatico, Ratings: Kids+16, b/n durata 115 min. - Francia, Italia 1959. MYMONETRO Il buco * * * * - valutazione media: 4,37 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Capolavoro del genere carcerario Valutazione 5 stelle su cinque

di davide_chiappetta


Feedback: 7859 | altri commenti e recensioni di davide_chiappetta
sabato 13 novembre 2010

Senza soffermarmi sulle dinamiche del gruppo e su Gaspard Claude che è a mio avviso il personaggio piu egoista e vile mai visto al cinema, mi soffermo subito sul centro del nervo scoperto che si irradia per tutto il film, è a mio parere i circa 6 minuti della sequenza senza stacchi di quanto si incomincia a picconare il pavimento di cemento nella cella dove i 5 protagonisti sono rinchiusi, nel carcere Santè di Parigi. In quei 6 minuti, vi sono le speranze riposte dei protagonisti, senza commento musicale, vi è una progressivo cambiamento di spirito per i protagonisti della vicenda e anche per noi, e le prime picconate sul cemento duro creano ansietà nel sapere se la pietra prima o poi cederà, pochi minuti dopo vediamo con i nostri priopri occhi il cemento sgretolarsi e i prigionieri più incoraggiati che mai che si danno il cambio col pezzo di ferro a mò piccone, subito assaporiamo una speranza di liberà, e infine quando si forma alla fine il grosso buco che da titolo al film allora anche noi ci sentiamo quasi proiettati fuori le mura di quel carcere coi sogni e le speranze dei 5 protagonisti, vediamo ancora in seguito Jean Keraudy l'idealizzatore del piano di fuga (Keraudy fu veramente un carcerato ed evase insieme allo scrittore Jose Giovanni ex criminale che fu condannato alla ghigliottina per un omicidio non commesso, e sceneggiatore di questo film e instancabile scrittore di genere polar, tra qui lo straordinario 'tutte le ore feriscono l'ultima uccide' con la regia di J.P. Melville) come le sue mani si muovono in modo abile e veloce per trasformare qualsasi oggetto abbia a disposizione per aprirsi una via di fuga per se e i suoi compagni di cella, e vediamo come le ore successive e i giorni successivi i lavori di scavo siano sempre piu condensati ma avvincenti segnati dal rumore delle picconate e da una clessidra di fortuna. Tornando alla sequenza dei 5 minuti, se non era per quella descrizione fisica, reale, emotiva, noi non ci saremmo totalmente identificati in loro, non avremmo sentito lo sforzo e le energie profuse dagli attori/protagonisti per rompere quel cemento che separa loro da una possibile libertà, in sintesi non solo abbiamo prima sentito i loro piani di fuga e i loro intenti ma ora vediamo tutta l'energia che ci mettono per fuggire da quella prigione dura. Lo stesso dicasi di 'Un condannato a morte è fuggito' di Bresson il quale inquadra, come è nel suo stile rigoroso, le mani ('Pick pocket' o 'l'Argent') del protagonista Fontaine che plasma un cucchiaio per fuggire, e fa di tutto per poter evadere, ma mentre Bresson gira in modo religioso e astratto con ellissi notevoli e con un solo attore e primi piani stretti che creano un senso di soffocamento, Becker gira in modo più fisico e terreno, anche lui mani, gesti e inquadrature strette per farci entrare dentro quella cella, ma essendo un film corale si sofferma oltre che sui volti anche sui loro sguardi che si lanciano fra di loro e fra qualche secondino per quasi tutta la durata del film, e mentre in Bresson il condannato doveva essere giustiziato appena qualche ora dopo, e quindi la fuga era solo una questione unicamente di vita, e vi riesce nel suo intento con la forza di volontà e principalmente aiutato dal Divino, qui per i carcerati che sono trattati bene dalle guardie carcerarie, la fuga è questione della suprema e innarrestabile voglia di libertà.

Credo Becker, che purtroppo morì a montaggio finito, sia stato molto influenzato dal film di Bresson perche queste tematiche laiche/divine corrono in modo parallelo ma non si incrociano mai.

Da rimarcare il finale: l'entrata dei sbirri dentro la cella è una delle scene piu emozionanti della storia del cinema, (fa rivivere l'emozione di quanto decine di secondini si avventano su James Cagney che soffriva di attacchi di pazzia nello straordinario 'La Furia Umana'), cosi come emozionante e di rara intensità, nel film di Bresson, la fuga del condannato a morte, lungo i tetti del carcere di Montluc, e una volta in strada la sua figura che sparisce per sempre nel buio della notte.

"Povero Gaspard!".

Uno dei piu bei film che abbia mai visto.

Un film da vedere e da sentire, vita natural durante.

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