matteobettini15gennaio
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giovedì 12 aprile 2018
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rapina perfetta dall'esito imperfetto
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'Rapina a mano armata' ('The killing' il titolo originale) potrebbe benissimo essere collocato nel genere 'docudrama'. Più che un film, infatti, la pellicola è lo straordinario resoconto di una rapina ai danni di un ippodromo, rapina organizzata fin nei minimi dettagli e raccontata punto dopo punto dalla voce fuoricampo del doppiatore Stefano Sibaldi. Il regista, Stanley Kubrick ('Se può essere scritto, o pensato, può anche essere filmato': questo era uno dei suoi più celebri "leit-motive"), è stato capace di creare un capolavoro, semplicemente. 'The killing' è il suo terzo lungometraggio (dopo 'Paura e desiderio' e 'Il bacio dell'assassino') e racconta, con cura quasi maniacale e in uno splendido bianco e nero, le ore precedenti dei personaggi che si stanno preparando per il colpo all'ippodromo di Long Island, NY.
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'Rapina a mano armata' ('The killing' il titolo originale) potrebbe benissimo essere collocato nel genere 'docudrama'. Più che un film, infatti, la pellicola è lo straordinario resoconto di una rapina ai danni di un ippodromo, rapina organizzata fin nei minimi dettagli e raccontata punto dopo punto dalla voce fuoricampo del doppiatore Stefano Sibaldi. Il regista, Stanley Kubrick ('Se può essere scritto, o pensato, può anche essere filmato': questo era uno dei suoi più celebri "leit-motive"), è stato capace di creare un capolavoro, semplicemente. 'The killing' è il suo terzo lungometraggio (dopo 'Paura e desiderio' e 'Il bacio dell'assassino') e racconta, con cura quasi maniacale e in uno splendido bianco e nero, le ore precedenti dei personaggi che si stanno preparando per il colpo all'ippodromo di Long Island, NY. Il vero 'cervello' è Johnny Clay (Sterling Hayden in stato di grazia: bissò la performance di 'Giungla d'asfalto', film con cui 'The killing' ha diverse analogie, e, di fatto, ebbe accesso alla porta principale dell'olimpo delle star hollywoodiane). Dopo essere uscito di prigione Johnny contatta tutti gli elementi della banda, che quasi non si conoscono tra loro. Questo risulta essere uno dei punti di forza della banda stessa, considerato che, se non ci si conosce, si lavora meglio. Così, incontriamo George Peatty (Elisha Cook jr., caratterista inconfondibile, che lavorò spesso con Humphrey Bogart), uno dei cassieri dell'ippodromo, che ha una moglie non proprio modello (a causa dell'avidità di quest'ultima, l'esito della rapina finirà per prendere in modo definitivo una bruttissima piega); Marvin Unger (Jay C. Filippen), allibratore ormai anziano che risulta però essere determinante, visto che anticipa lui il denaro per le spese; denaro che servirà anche per ingaggiare un ex lottatore di origine russa, Boris, anch'egli fondamentale affinché il colpo riesca; Randy Kennan (Ted de Corsia, così efficace solo in un altro film degli anni '50: 'La città è salva' ('The enforcer' il titolo originale, altra pellicola con Bogart protagonista)), poliziotto corrotto e disonesto; Mike O'Reilly, anziano barista dell'ippodromo, con un urgente bisogno di soldi...Finale all'aeroporto memorabile. Quando lo girò, Kubrick era un giovane di ventotto anni con, in prospettiva, una fulgida carriera. Promessa mantenuta dato che, nel corso degli anni, sfornò un film più bello dell'altro fino alla sua morte (si congedò dalla vita terrena con 'Eyes wide shut', uscito nelle sale cinematografiche a inizio 1999. Kubrick morì nel sonno nel marzo dello stesso anno).
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laurence316
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mercoledì 27 settembre 2017
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classic kubrick
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3° lungometraggio di Kubrick e primo significativo.
Scritto, sulla base dell'omonimo romanzo di White, dallo stesso regista (con l'aiuto di Thompson ai dialoghi), Rapina a mano armata è un film di grande influenza sul genere, nonostante rappresenti l'unica incursione del regista nello stesso. E' assolutamente innovativo per il suo inedito utilizzo dei flashback, che non vanno più solo a rappresentare linearmente eventi accaduti nel passato (senso diacronico), ma bensì eventi avvenuti in simultanea, ma visti da differenti punti di vista (senso sincronico).
Grazie anche a tale sistema, è un film in cui la suspense è infallibile, il ritmo incalzante e dove il metodo di ripresa trasmette ancora di più il clima di tensione e attesa che opprime i personaggi.
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3° lungometraggio di Kubrick e primo significativo.
Scritto, sulla base dell'omonimo romanzo di White, dallo stesso regista (con l'aiuto di Thompson ai dialoghi), Rapina a mano armata è un film di grande influenza sul genere, nonostante rappresenti l'unica incursione del regista nello stesso. E' assolutamente innovativo per il suo inedito utilizzo dei flashback, che non vanno più solo a rappresentare linearmente eventi accaduti nel passato (senso diacronico), ma bensì eventi avvenuti in simultanea, ma visti da differenti punti di vista (senso sincronico).
Grazie anche a tale sistema, è un film in cui la suspense è infallibile, il ritmo incalzante e dove il metodo di ripresa trasmette ancora di più il clima di tensione e attesa che opprime i personaggi. Ottima la fotografia color acciaio di Ballard ed eccezionali le prove degli interpreti (a cominciare dal protagonista Hayden).
Al tempo dell'uscita fu un clamoroso insuccesso di pubblico, ma permise a Kubrick di essere notato dalla critica, che arrivò a definirlo il nuovo Welles, e Rapina a mano armata rimane ancora oggi una delle sue opere imprescindibili.
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mercoledì 7 settembre 2016
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che noir!
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Sceneggiatura innovativa per essere stata realizzata solamente negli anni 50, sarà fonte di ispirazione per registi moderni, fra tutti Quentin Tarantino. Meraviglioso noir che si basa su delle scene ad intreccio che creano maggiore suspence, un Kubrick alle prime armi, molto diverso da quello che sarà nei suoi successi film ma non per questo meno bravo. In “Rapina a mano armata” come in “ Il bacio dell’assassino”, la donna è vista in modo negativo e sarà causa in questo film del fallimento del piano.Peccato per il finale banale ma nel complesso ottima prova del regista.
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luca scial�
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domenica 20 aprile 2014
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quando il destino ci mette del suo
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Johnny è appena uscito dal carcere e ha già in mano un piano per dare una svolta alla sua vita: una rapina a mano armata in un frequentatissimo Ippodromo. Per il colpo ingaggia dei collaboratori di prima scelta, tra cui un poliziotto e due che lavorano proprio lì. Organizzano tutto minuziosamente, ma non hanno fatto i conti con gli imprevisti.
Terzo film per Stanley Kubrick, all'epoca ventottenne ma già regista di grande qualità. Traspone un romanzo di Lionel White, Clean Brek, scrivendone a quattro mani la sceneggiatura con lo scrittore Jim Thompson. Ne fa un poliziesco molto dinamico, ricco di suspance ed imprevisti, fino alla fine. Qualcuno parlò di un secondo Orson Welles, un paragone lusinghiero, anche se Kubrik prese una sua strada molto precisa e apprezzata.
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paolopacitti
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venerdì 19 luglio 2013
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il gioco a incastro
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Rapina a mano armata segue diligentemente il romanzo da cui è tratto, Clean Break di Lionel White, caratterizzato da criminali atipici rispetto alle convenzioni del film noir, secondo quella visione al di là del bene e del male che Kubrick metterà a fuoco, in maniera sconcertante, mettendo in scena l’irrazionale dell’uomo nella descrizione del branco in Arancia Meccanica. Il regista riporta genialmente nella struttura narrativa del film la struttura temporale del romanzo, con i suoi ritorni indietro, anticipazioni, ripetizioni: gli eventi sono scomposti e mostrati secondo la vita di ogni personaggio, creando un'esperienza di tempo cinematografico multitemporale (effetto anacronico).
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Rapina a mano armata segue diligentemente il romanzo da cui è tratto, Clean Break di Lionel White, caratterizzato da criminali atipici rispetto alle convenzioni del film noir, secondo quella visione al di là del bene e del male che Kubrick metterà a fuoco, in maniera sconcertante, mettendo in scena l’irrazionale dell’uomo nella descrizione del branco in Arancia Meccanica. Il regista riporta genialmente nella struttura narrativa del film la struttura temporale del romanzo, con i suoi ritorni indietro, anticipazioni, ripetizioni: gli eventi sono scomposti e mostrati secondo la vita di ogni personaggio, creando un'esperienza di tempo cinematografico multitemporale (effetto anacronico). Lo scardinamento della concezione classica del tempo narrativo segna un ritorno del montaggio – la fase del lavoro di un film che Kubrick ha dichiarato di amare di più – alle origini del cinema. Come racconterà non senza ironia in 2001, l'uomo ha nella sua natura la tendenza a comportarsi come le scimmie babbuine, caratterizzate da rigide gerarchie e lotte per il potere. La società criminale che Kubrick descrive è costituita da un branco di vinti sottomessi a un capo che dispone di loro. Il loro piano viene descritto come una partita a scacchi contro il consorzio civile, che il caso e un anello debole condurranno alla sconfitta. Il film ha una modernità dovuta alla combinazione di elementi di genere familiari e rassicuranti con soluzioni inventive inusuali e sorprendenti. La fotografia color acciaio è del grande operatore Lucien Ballard, che ebbe uno scontro con Kubrick per le audacie fotografiche di quest'ultimo. I protagonisti sono kubrickiani nel loro tentativo di impresa impossibile contro l'ordine sociale prestabilito. Eccellenti i dialoghi, pieni di ironia, che Kubrick ha curato con l'amico scrittore Jim Thompson (la frase più famosa del film, detta da un vecchio amico al protagonista, è: «Il gangster e l'artista hanno qualcosa in comune: sono ammirati e idolatrati da tutti quando le cose vanno bene; sono i primi che poi il mondo vuol distruggere, l'uno per paura, l'altro per invidia» ). Kubrick mostra, con aspra ironia, il meccanismo deterministico che governa l’universo da lui rappresentato: il destino è imprevedibile, le forze che muovono l'uomo sono incoercibili e incalcolabili e il piano di sostituirsi a esse nella pianificazione dell'esistenza è vano. La maschera che indossa il protagonista al momento della rapina raffigura l'esuberanza vitalistica infantile del male, tema che sarà sviluppato soprattutto in Arancia Meccanica. La decostruzione e ricomposizione del tempo, il senso di un labirinto spazio-temporale, la fatalità del suo ciclo saranno portate alla massima espressione in Shining. Il cast è eccellente. La regia e il punto di vista dell’autore cominciano a imporsi come gli elementi più importanti del film. Il regista infrange le regole sulla fotografia, specie nell’uso del grandangolo, trovando effetti nuovi e inusitati. Inventa il dolly (carrello della macchina da presa su rotaie) con l'obiettivo grandangolare che, prima dell’adozione della steadycam, diventerà una cifra caratteristica del suo cinema.
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shiningeyes
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mercoledì 20 febbraio 2013
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noir innovativo
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Terzo lavoro di Kubrick, il quale gli permise la notorietà della critica, grazie alla sua solita metodica regia e per il valore della sceneggiatura (altamente innovativa all'epoca).
Si può dire che "Rapina a mano armata" fu un antesignano dei film con i montaggi a flashback incastrati di stile Tarantino e Ritchie.
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Terzo lavoro di Kubrick, il quale gli permise la notorietà della critica, grazie alla sua solita metodica regia e per il valore della sceneggiatura (altamente innovativa all'epoca).
Si può dire che "Rapina a mano armata" fu un antesignano dei film con i montaggi a flashback incastrati di stile Tarantino e Ritchie. Il montaggio e la sceneggiatura sono i cavalli di battaglia di questo ottimo noir, i quali riescono ad appassionare e incuriosire incredibilmente lo spettatore sull'andamento della storia. Senza parlare del fatto che Kubrick non rinuncia all'indagine psicologica, ed è molto approfondita nel film, il cui tema dominate è il denaro che smuove qualsiasi tipo d' uomo a fargli compiere azioni illegali; non male per un regista ventottenne.
Le scenografie sono alquanto insolite per un noir, essendo per la maggior parte luoghi aperti e mattutini, ma la trama precisa e dettagliata e la suspence che ci sta, lo rende tale; più un uso magnifico delle luci.
La fotografia anche è notevole, specialmente nelle scene all'ippodromo, ma d'altronde se ne occupò il premio oscar Lucien Ballard; il quale si sottomise alle decisioni di Kubrick, che nonostante la giovane età, aveva ben chiare le sue intenzioni su come dirigere la fotografia; il film infatti, guadagna molto dai diversi punti di vista prospettici.
Il cast è più che buono, ognuno fa la sua parte professionalmente, anche se un Humprey Bogart vale cento volte più di un Sterling Hayden che ha solo la faccia buona da noir; mi va di segnalare comunque un ottimo Elisha Cook, il quale mi aveva impressionato positivamente in "Il mistero del falco", dove faceva una parte di carattere inverso a "Rapina a mano armata", dimostrando versatilità nel suo mestiere.
Non è certo alla stregua dei capolavori di Kubrick, ma considerando i pochi mezzi che aveva, e la velocità con cui è stato fatto il film, è senz'altro un gran lavoro, tanto da celebrare Kubrick tra i migliori registi noir, anche se fu l'unico di quel genere che girò.
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corazzatakotiomkin
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giovedì 31 gennaio 2013
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lascia a bocca aperta !
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"The Killing" è semplicemente stupendo. Breve, sintetico, eppure efficacissimo.
Tiene lo spettatore incollato allo schermo minuto dopo minuto. La trama si compone pian piano grazie all'abilissima sovrapposizione di scene che non seguono cronologicamente lo scorrere della storia; tutto ciò per giungere, poi, ad un finale che lascia letteralmente di stucco.
Un grandissimo film di un ancor più grande regista !
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paolo 67
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mercoledì 11 aprile 2012
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kubrick: "il mio primo film da professionista"
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Come in Hitchcock, l'interesse di Kubrick è non tanto nella storia ma nel modo di raccontarla. Più della storia conta la struttura narrativa. Certo, i protagonisti questo film sono kubrickiani nel loro tentativo di impresa impossibile contro l'ordine sociale prestabilito (come l'Humbert Humbert di LOLITA, Spartaco, Il colonnello Dax che in ORIZZONTI DI GLORIA cerca di salvare uomini innocenti dall'esecuzione militare, tutti reietti, outsider anche se in senso diverso). Il film segue diligentemente il romanzo da cui è tratto, “Clean Break” di White. Quello che impressionò Kubrick, tanto da riportarlo ed accentuarlo nella struttura narrativa del film, fu il montaggio temporale dell'azione, coi suoi ritorni indietro, anticipazioni, ripetizioni, una struttura a flashback in cui gli eventi vengono scomposti gli eventi e mostrati secondo la vita di ogni personaggio, creando un'esperienza di tempo cinematografico assolutamente originale .
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Come in Hitchcock, l'interesse di Kubrick è non tanto nella storia ma nel modo di raccontarla. Più della storia conta la struttura narrativa. Certo, i protagonisti questo film sono kubrickiani nel loro tentativo di impresa impossibile contro l'ordine sociale prestabilito (come l'Humbert Humbert di LOLITA, Spartaco, Il colonnello Dax che in ORIZZONTI DI GLORIA cerca di salvare uomini innocenti dall'esecuzione militare, tutti reietti, outsider anche se in senso diverso). Il film segue diligentemente il romanzo da cui è tratto, “Clean Break” di White. Quello che impressionò Kubrick, tanto da riportarlo ed accentuarlo nella struttura narrativa del film, fu il montaggio temporale dell'azione, coi suoi ritorni indietro, anticipazioni, ripetizioni, una struttura a flashback in cui gli eventi vengono scomposti gli eventi e mostrati secondo la vita di ogni personaggio, creando un'esperienza di tempo cinematografico assolutamente originale . Eccellente il cast, eccellenti i dialoghi pieni di ironia, così come aspramente ironico è il gioco, il meccanismo, che mostra il determinismo di Kubrick: le forze che muovono l'uomo sono incoercibili e incalcolabili, ed è vano il piano di sostituirsi ad esse nella pianificazione dell'esistenza. La decostruzione e ricomposizione del tempo, il suo senso labirintico, il labirinto spazio-temporale, la fatalità del suo ciclo saranno portate alla massima espressione in SHINING.
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marv89
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martedì 15 novembre 2011
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lezione di cinema in 80 minuti
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Quando si parla di un film con un peso specifico importante come quello in esame, la nostra trattazione non può non passare per una pre-analisi del genere cinematografico di appartenenza al fine di apprendere il suo grado innovativo, in riferimento alle pellicole precedenti, e quelle che sono state le sue influenze sulla cinematografia successiva. Il termine "noir" è stato coniato in Francia dal critico Nino Frank per indicare quell'ondata di film americani che invasero l'europa alla fine del conflitto bellico; pellicole innovative e non riconducibili a nessun genere fino ad allora esistente che quindi crearono una nuova classificazione ancora vigente a settant'anni di distanza nonostante il noir moderno abbia raggiunto un eterogeneità tale da perdere i suoi confini canonici.
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Quando si parla di un film con un peso specifico importante come quello in esame, la nostra trattazione non può non passare per una pre-analisi del genere cinematografico di appartenenza al fine di apprendere il suo grado innovativo, in riferimento alle pellicole precedenti, e quelle che sono state le sue influenze sulla cinematografia successiva. Il termine "noir" è stato coniato in Francia dal critico Nino Frank per indicare quell'ondata di film americani che invasero l'europa alla fine del conflitto bellico; pellicole innovative e non riconducibili a nessun genere fino ad allora esistente che quindi crearono una nuova classificazione ancora vigente a settant'anni di distanza nonostante il noir moderno abbia raggiunto un eterogeneità tale da perdere i suoi confini canonici. Tecnicamente il noir nasce come evoluzione darwiniana dei film gangster anni 30 con l'influenza genetica del genere giallo e del poliziesco; a fare i pignoli i veri e propri antenati sono i gangster movies e il cinema espressionista tedesco, quest'ultimo approdato in America per mano dei suoi esponenti emigrati dalla Germania nazista. Da quanto detto risulta evidente che le innumerevoli influenze rendono di difficile circoscrizione il genere, tuttavia limitando la nostra analisi al ventennio 40-50 è possibile arrivare a definire i canoni principe con molta facilità. Il termine "noir" tradotto alla lettera "tenebroso" sta ad indicare lo stile e il tono caratteristici del genere che raggiungono con queste pellicole l'apice stilistico grazie ad uno studio cromatico del bianco e nero e delle tonalità di grigio finalizzato alla rappresentazione dell'eterna lotta tra gli estremi, bene e male; altra caratteristica principe è l'ambiguità sia dei personaggi che della storia, la trama è un mix di gangster, polizieschi, detective, spionaggi, gialli, drammi psicologici con il solo punto fisso della metropoli rappresentata come una giunga d'asfalto dove vivono animali feroci con pericoli dietro ogni angolo. Nel noir ciò che si vede ha un peso specifico superiore a ciò che si percepisce tuttavia ha la sua valenza sociale, in linea con gli avvenimenti storici che hanno caratterizzato la sua nascita: pessimismo e distruzione del mito degli eroi. In America il successo del noir fu inaspettato, nasce come b-movies e diventa nel giro di pochi anni tavolo di prova dei piu grandi registi del tempo come Huston e Orson Welles e vetrina ambita di grandi attori tra i quali Humphrey Bogart, Marilyn Monroe e Sterling Hayden; Kubrick ,alle prese con il suo terzo lungometraggio, decide a soli 28 anni di sfidare i mostri sacri del cinema mondiale ottenendo un successo stratosferico che gli valse l'appellativo del “nuovo Welles” e l'entrata di diritto tra i più grandi registi noir di tutti i tempi nonostante “Rapina amano armata” sarà il suo primo e ultimo film di questo genere.
La storia è quella di una rapina organizzata ai danni dell'ippodromo di Lond Island, New York da parte di una banda criminale creata per l'occasione da un ex galeotto di nome Johnny Clay, mente e braccio dell'organizzazione che dopo cinque anni di reclusione decide di sfidare nuovamente la sorte con il colpo della vita. La banda è il risultato di uno studio malato e dettagliato di Clay, è composta sia da professionisti del crimine che da semplici impiegati che lavorano nell'ippodromo, nulla è lasciato al caso nemmeno il più piccolo particolare tanto che la sensazione che si ha è quella di essere davanti ad un manuale del crimine. Kubrick durante la visione ci prende per mano e ci trascina con grazia tra le fasi del colpo, in primis analizza i protagonisti creando un quadro psicologico ben delineato, successivamente ci immerge al centro dell'azione con un trasporto tale da creare nello spettatore un mix di stati di angoscia, paura e ansia in linea con quelli dei protagonisti. Kubrick si cimenta con il noir facendo suoi tutti canoni classici con l'inserimento di un elemento narrativo nuovo: il flash back sincronico che tecnicamente consiste nello snodare la cronologia del film così da creare una sorta di struttura circolare, un po quello che succede in pulp fiction di Quentin Tarantino. Questa tecnica non è cosa nuova nel mondo del cinema, il suo inventore fu Orson Welles con Quarto Potere anno 1941, ma l'uso che ne fa Kubrick è geniale e totalmente innovativo: viene sfruttato come mezzo per delineare i profili psicologici dei personaggi man mano che la narrazione ne senta il bisogno; facendo questo ci consente di vivere lo stesso avvenimento più e più volte attraverso diversi punti di vista. La struttura della rapina con tutti i dettagli li lascio alla vostra visione, vorrei soffermarmi però sul messaggio che Kubrick cela dietro il suo bianco e nero perfetto: vuole dimostrare come l'uomo può programmare la sua vita quanto vuole illudendosi di poter controllare tutto e tutti non considerando il ruolo del destino e della sua casualità che avvolte può apparire anche nella forma più beffarda. Concludo con la parola CAPOLAVORO di genere e non, prodotto da uno dei più grandi cineasti della storia, da un genio, da quel Stanley Kubrick che da li a poco sarebbe entrato nella wall of fame della settima arte, l'uomo che è riuscito a fondere tra loro tutte le grandi arti con una sintesi estetica irripetibile, un poeta del cinema.
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eugenio
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lunedì 3 ottobre 2011
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soldi maledetti
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Correva l’anno 1956. Un giovane cineasta ventottenne dopo due insipidi e poco notati esperimenti cinematografici fedeli alla tradizione giallistica e noir/drammatica americana (il dimenticato Paura e desiderio e il convenzionale Il Bacio dell’assassino) realizzava quella che sarebbe divenuta una delle pellicole di gangster-story più famose di tutti i tempi. Un film che, tra i tanti, avrebbe ispirato trentacinque anni dopo Quentin Tarantino nel suo celeberrimo Reservoir Dogs (Le iene- cani da rapina). Stiamo parlando di Rapina a mano armata eccellente mix di dramma, pulp e noir con protagonisti Johnny (Sterling Hayden), Randy (Ted di Corsia) e George (Elisha Cook Jr) nelle parti, rispettivamente, di un ex galeotto, un cassiere e un poliziotto corrotto.
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Correva l’anno 1956. Un giovane cineasta ventottenne dopo due insipidi e poco notati esperimenti cinematografici fedeli alla tradizione giallistica e noir/drammatica americana (il dimenticato Paura e desiderio e il convenzionale Il Bacio dell’assassino) realizzava quella che sarebbe divenuta una delle pellicole di gangster-story più famose di tutti i tempi. Un film che, tra i tanti, avrebbe ispirato trentacinque anni dopo Quentin Tarantino nel suo celeberrimo Reservoir Dogs (Le iene- cani da rapina). Stiamo parlando di Rapina a mano armata eccellente mix di dramma, pulp e noir con protagonisti Johnny (Sterling Hayden), Randy (Ted di Corsia) e George (Elisha Cook Jr) nelle parti, rispettivamente, di un ex galeotto, un cassiere e un poliziotto corrotto.
La trama è semplice, apparentemente lineare ma efficace nelle continue variazioni temporali tra passato e presente: uscito di carcere, Johnny organizza una rapina in un ippodromo con la complicità di Randy e George. Tutto fila liscio ma all’atto della spartizione, ecco comparire un quarto uomo, estraneo al gruppo, disposto a tutto pur di accaparrarsi il bottino, quei maledetti due milioni di dollari. Chi è costui? Fa parte di una banda rivale? Riuscirà a impossessarsi del denaro?
Kubrick estremizza le conseguenze di una rapina scellerata analizzandone in maniera lucida e con taglio quasi chirurgico la genesi e le fasi di preparazione: ne presenta gli esecutori, i loro desideri ansiosi di riscatto, il loro lato buio e traditore, sfruttando una struttura innovativa per l’epoca: il flashback sincronico. I fatti sono cioè presentati secondo il personale punto di vista del personaggio, coinvolgendo quindi lo spettatore che è portato, alla stregua di Rashomon, ad analizzare la stessa scena della rapina da più “angolazioni” contemporanee e diverse, cosa che una semplice consequenzialità temporale non avrebbe permesso o,che, almeno, avrebbe sicuramente limitato.
E’ in questa relatività che nasce l’originalità del noir secondo Kubrick: sfruttando l’idea data dal libro di Lionel White, Clean break, il regista pone l’accento alla caratterizzazione dei personaggi ponendosi come obiettivo quello di studiare la nascita di un colpo, le azioni e le motivazioni dei vari soggetti coinvolti.
Il risultato non è confortante: non c’e’ scampo, sembra volerci dire il giovane regista: per quanto preciso e studiato a tavolino possa essere, ogni piano ha il suo punto debole che è figlio del caso ma, soprattutto, dell’infedeltà degli stessi rapinatori. Nessuno è libero, padrone di sé e delle proprie azioni ma anzi è vittima e assassino in una girandola di continui atti violenti e sparatorie che scandiscono la sua dannata esistenza.
Cosi’ accade per i tre protagonisti della pellicola che dubiteranno persino della loro integrità e umanità che li condurrà alla strage, il killing del titolo.
Il crimine non paga, questo è certo ma richiede sempre un saldo dei “debiti” accumulati dagli habituè che,spesso, può, purtroppo, essere senza ritorno.
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