eugen
|
domenica 6 novembre 2022
|
fellini e flaiano sul chi va la''
|
|
|
|
Fellini con questo suo quinto film(considerando anche"Luci del varieta'", realizzato con Alberto Lattuada e forse film piu'"lattuadiano"che felliniano); "IL Bidone"(scritto con Ennio Faliano e Tullio Pinelli9. 1955,vede tre truffatori che imbrogliano soprattuttto poveri ignoranti(dove da una cosa discende l'0altra, quasii in un rpaporto di recirpoca implicazione), travestendosi da preti e da vescovo(il piu'grosso, ca va de soi...)tpromettendo il"Paradiso", offrendo finti alloggi popolari a baraccati e via dicendo... POi spendono e spandoo in nithts da pocco, da quattro soldi... finche'il piu'attempato dei tre(ha comunqu meno di cinquant'anni)re.
[+]
Fellini con questo suo quinto film(considerando anche"Luci del varieta'", realizzato con Alberto Lattuada e forse film piu'"lattuadiano"che felliniano); "IL Bidone"(scritto con Ennio Faliano e Tullio Pinelli9. 1955,vede tre truffatori che imbrogliano soprattuttto poveri ignoranti(dove da una cosa discende l'0altra, quasii in un rpaporto di recirpoca implicazione), travestendosi da preti e da vescovo(il piu'grosso, ca va de soi...)tpromettendo il"Paradiso", offrendo finti alloggi popolari a baraccati e via dicendo... POi spendono e spandoo in nithts da pocco, da quattro soldi... finche'il piu'attempato dei tre(ha comunqu meno di cinquant'anni)re.incontra la figlia gi'adictioenne e ha rimorsi; smettera'di ingannare, incontrando una povera paraltica, ma i due"compari"lo raggiungono e lo ferisocno a morte, perche'non divide con loro il"non"maltolto e lui rimane in zona montuosi a morire solo senza venire soccorso da nessuna persona vivente .... Flaiano era un laico convinto, dunque il"quasi pentimento"del personaggioo(Broderick Crawford)non porta alla"salvezza"o comunque non v'e'traccia di una reale"conversione"come si sarebbe avuta in uno di quei film apologetici cosi'diffusi negli anni 1950, in cui in tutta Europa, ma soprattutto in Italia, per favorire la NATO e la partecipazione italiota ad essa, si agitavnao "madonne pellegrine"e apparizioni etc. Decisamente un esito, dunque, "aperto", dove comunque il film oscilla tra l'norismo felliniano, che si apre anche all'erotismo(nights da poco., ballerine quasi nude o semi.tali)e"compromesso con la realta'", tra un certo (comunque presente)"inno alla trasgressione"("i vitelloni"sono di due anni prima)e il pur se vago"pentimento", vede interpreti noteovli,come il citato Crawford, i due compari Richard Basehart e Franco Fabrizi, ma anche presenze femminili ancora, o meglio gia', importanti come Giuñoetta Masina, ma anche Lorella de Luca, altri/e presenze in un film in cui musica e bianco e nero non sono certo un"contorno"ma parte costitutiva dell'opera, che rimane tra le piu'problematiche dell'ex.disengaotre(o meglio non ex, dato che Fellini disegna poi sempre, per tutta la vi ta)-regista.autore. El Gato
[-]
|
|
[+] lascia un commento a eugen »
[ - ] lascia un commento a eugen »
|
|
d'accordo? |
|
carloalberto
|
mercoledì 13 gennaio 2021
|
una commedia amara senza il lieto fine
|
|
|
|
Il bidone in apparenza è la storia di una serie di truffe e di raggiri che i furbi da sempre perpetrano ai danni degli ingenui, quasi fosse una novella del Boccaccio adattata ai tempi moderni. In realtà è la metafora dello scontro epocale tra due civiltà, di cui si profilava già netto, negli anni ’50, l’esito. Da una parte, il mondo contadino, ormai al tramonto, perduto nei suoi sogni arcaici di madonne e di miracoli, in una campagna già semi abbandonata, abitata da vecchi e da donne, con i giovani emigrati nelle fabbriche del nord o finiti ad ingrossare le fila dei borgatari delle periferie, dall’altra, la moderna società metropolitana, nata dalla improvvisa industrializzazione, popolata da masse di diseredati e di emarginati, in cui emergevano per amoralità e furbizia i piccoli parassiti opportunisti ed arraffoni, i nuovi mostri delle realtà cittadine del dopoguerra, poveracci assetati di soldi e disposti a tutto per arricchirsi, a calpestare gli umili e a sfruttare la credulità degli innocenti per raggiungere il successo, il potere o soltanto quelle briciole di benessere chimerico che il boom economico prometteva a tutti ma che riservava a pochi.
[+]
Il bidone in apparenza è la storia di una serie di truffe e di raggiri che i furbi da sempre perpetrano ai danni degli ingenui, quasi fosse una novella del Boccaccio adattata ai tempi moderni. In realtà è la metafora dello scontro epocale tra due civiltà, di cui si profilava già netto, negli anni ’50, l’esito. Da una parte, il mondo contadino, ormai al tramonto, perduto nei suoi sogni arcaici di madonne e di miracoli, in una campagna già semi abbandonata, abitata da vecchi e da donne, con i giovani emigrati nelle fabbriche del nord o finiti ad ingrossare le fila dei borgatari delle periferie, dall’altra, la moderna società metropolitana, nata dalla improvvisa industrializzazione, popolata da masse di diseredati e di emarginati, in cui emergevano per amoralità e furbizia i piccoli parassiti opportunisti ed arraffoni, i nuovi mostri delle realtà cittadine del dopoguerra, poveracci assetati di soldi e disposti a tutto per arricchirsi, a calpestare gli umili e a sfruttare la credulità degli innocenti per raggiungere il successo, il potere o soltanto quelle briciole di benessere chimerico che il boom economico prometteva a tutti ma che riservava a pochi.
Cinematograficamente nasceva il personaggio o per meglio dire la macchietta di quell’italiano falso, ipocrita, cinico e bonariamente disonesto, descritto in celluloide come una simpatica canaglia, protagonista di gran parte delle commedie all’italiana degli anni ’60 e ’70 e così funesto per l’immaginario collettivo a causa di quell’improvvida e superficiale implicita autoassoluzione dei peggiori vizi della società italiana, che faceva tutt’uno con lo spirito tollerante ed il perdono sempre accordato al peccatore pentito dal cattolicesimo nostrano.
Ma Il Bidone non è soltanto questo. La sua grandezza sta nel rendere quei personaggi, altrimenti maschere popolari, simili, per la furbizia atavica delle genti italiche, a Pulcinella e ad Arlecchino, nella loro umanità sofferente. Al di là delle scorribande divertite e divertenti nelle campagne elette a terreno di caccia dei truffatori, al ritmo sbeffeggiante della marcetta indimenticabile di Rota, e dei travestimenti improbabili da monsignori e vescovi, con l’incursione del teatro nel cinema, in cui i personaggi vestono i panni degli attori per necessità criminale, c’è il vissuto di Augusto, l’attempato e carismatico delinquente, con una sua dignità d’altri tempi, che cerca disperatamente di riscattare il destino di sua figlia fino all’estremo sacrificio, interpretato da uno straordinario Broderick Crawford,doppiato magnificamente da Arnoldo Foà. C’è la storia di una giovane famiglia, Carlo, John Basehart già interprete del matto nel La Strada, e Iris, Giulietta Masina, e la tenerezza di una speranza, destinata alla disillusione, di sottrarsi alla povertà.
La sequenza in cui Augusto al cinema viene riconosciuto da una delle sue vittime e portato in commissariato davanti alla figlia, richiama alla mente, per la potenza drammatica della scena e la faccia sgomenta del protagonista umiliato di fronte alla persona più cara, l’arresto del padre sotto gli occhi smarriti del figlioletto in Ladri di biciclette, anche se in ben altro contesto.
L’epilogo tragico di una commedia amara è segnato dall’impossibilità di sfuggire al proprio destino. Nessuna assoluzione in extremis, nessuna redenzione per chi ha sbagliato. No, il finale non è all’italiana, non c’è il lieto fine ed il volemose bene ed il film non avrà successo forse anche per questo. La condanna si abbatte implacabile con la forza della nemesi. La mano di Augusto, ferito a morte, che si allunga dalla scarpata polverosa, verso una famiglia di contadini che passa sulla strada bianca, sterrata, ancora vergine, nel gesto disperato, a cercare aiuto proprio in quella umanità semplice e genuina, sopravvissuta allo scempio della modernità, non sarà scorta da nessuno.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a carloalberto »
[ - ] lascia un commento a carloalberto »
|
|
d'accordo? |
|
woody62
|
sabato 11 gennaio 2020
|
rubare ai poveri per dare ai ladri
|
|
|
|
L'abietto cinismo di chi ruba ai poveri per dare ai ladri, è il motivo condurre del quinto film di Fellini, scritto con Pinelli e Flaiano, che esplora con crudo realismo e visionaria poesia le storie di truffatori di strada in una Roma a metà anni '50. Il protagonista è Augusto, alla soglia della crisi della mezza età, solo e depresso per una vita che ormai riserva solo pene e delusioni. Assieme a lui il giovane Carlo, detto Picasso per le improbabili aspirazioni artistiche, naturalmente frustrate e Roberto il più “amorale”, disinibito e gaglioffo dei tre, mirabilmente interpretato da Franco Fabrizi che su questo tipo di personaggio ha costruito una carriera.
[+]
L'abietto cinismo di chi ruba ai poveri per dare ai ladri, è il motivo condurre del quinto film di Fellini, scritto con Pinelli e Flaiano, che esplora con crudo realismo e visionaria poesia le storie di truffatori di strada in una Roma a metà anni '50. Il protagonista è Augusto, alla soglia della crisi della mezza età, solo e depresso per una vita che ormai riserva solo pene e delusioni. Assieme a lui il giovane Carlo, detto Picasso per le improbabili aspirazioni artistiche, naturalmente frustrate e Roberto il più “amorale”, disinibito e gaglioffo dei tre, mirabilmente interpretato da Franco Fabrizi che su questo tipo di personaggio ha costruito una carriera. Al contrario di molte storie cinematografiche che propongono le truffe che colpiscono i ricchi e i potenti, qui le vittime sono sempre i perdenti: poveri contadini in remote campagne o brulli paesi ai piedi dell'Appennino o baraccati romani senza speranza accampati vicino al vecchio acquedotto, illusi e ingannati da uomini con le vesti del potere - “il monsignore della curia”, “il commendatore del Comune” - con il codazzo di complici per reggere la commedia. A loro i poveracci consegnano i pochi risparmi come Pinocchio al Gatto e la Volpe. Quando invece la truffa cerca altre vittime il gioco non funziona più: vedi il tentativo fallito di piazzare una “patacca” di orologio ad un distinto milanese in un bar di Roma, o il misero tentativo di rubare un porta sigarette d'oro alla festa di fine anno o infine l'estremo azzardo di Augusto di bidonare i propri compari facendo credere a loro (ed anche allo spettatore) di aver restituito i soldi ad un contadino con una giovane figlia paralitica. Il risultato sarà tragico perché i complici lo scoprono e lo picchiano selvaggiamente, lasciandolo morente in un dirupo isolato. Augusto ha corso quel rischio mortale solo per poter fare almeno una volta il padre, per poter aiutare la figlia diciottenne a trovare un impiego di cassiera. Non andrà molto meglio a Picasso, diviso tra la delinquenza ed il desiderio irrisolto di una vita normale con la moglie interpretata da Giulietta Masina. Ottimo il cast con Crowford e Basehart ben centrati nei ruoli di Augusto e Picasso con l'azzeccato doppiaggio di Arnoldo Foà ed Enrico Maria Salerno. Scene da ricordare sono la festa di fine anno, tipicamente felliniana, come le passeggiate notturne dei protagonisti o il toccante e poetico incontro tra il finto monsignore e la giovane contadina paralitica. In questo caso e la vittima che si erge a vincitrice, mentre Augusto palesa tutta la sua squallida povertà morale e psicologica. Un ottimo film che forse non ha avuto il successo che meritava.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a woody62 »
[ - ] lascia un commento a woody62 »
|
|
d'accordo? |
|
luca scial�
|
venerdì 31 gennaio 2014
|
la brutta fine di un truffatore
|
|
|
|
Roma, anni '50. Un gruppo di lestofanti rifila truffe alla povera gente credulona. Tra loro c'è Augusto, ormai 48enne, sposato con una figlia 18enne che ormai non vede più, forse per la vergogna, ma che incontra un giorno per caso. Comincia così a pensare di cambiare vita, ma proprio durante una giornata al cinema insieme a lei viene riconosciuto da uno dei tanti che ha truffato. E arrestato. Uscito da galera riprende il giro...
Uno dei film più cupi e riflessivi di Fellini, che mette da parte per un attimo la sua indole visionaria per cimentarsi in un film neorealista e amaro. Il risultato finale è eccellente, ben riuscito nei suoi propositi, finendo per diventare uno dei suoi film più belli e toccanti.
[+]
Roma, anni '50. Un gruppo di lestofanti rifila truffe alla povera gente credulona. Tra loro c'è Augusto, ormai 48enne, sposato con una figlia 18enne che ormai non vede più, forse per la vergogna, ma che incontra un giorno per caso. Comincia così a pensare di cambiare vita, ma proprio durante una giornata al cinema insieme a lei viene riconosciuto da uno dei tanti che ha truffato. E arrestato. Uscito da galera riprende il giro...
Uno dei film più cupi e riflessivi di Fellini, che mette da parte per un attimo la sua indole visionaria per cimentarsi in un film neorealista e amaro. Il risultato finale è eccellente, ben riuscito nei suoi propositi, finendo per diventare uno dei suoi film più belli e toccanti.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a luca scial� »
[ - ] lascia un commento a luca scial� »
|
|
d'accordo? |
|
reservoir dogs
|
giovedì 30 dicembre 2010
|
l'apparente moralità di un bidonaro
|
|
|
|
Alfredo vive di truffe, insieme ad altri due bidonari; Picasso e Roberto vivendo una vita di espedienti ai danni di poveri ingenui.
Durante la notte di capodanno alla festa di un bidonaro arricchito Alfredo percepisce il suo estraneamento a quel mondo e ormai stanco di quella vita vuota e poco gratificante, cerca una via d'uscita e la trova nella figlia che non vedeva da tempo; redentrice ed innocente.
Ma la truffa che è sempre stata amica d'Alfredo, si ritorce contro l'uomo proprio alla prima volta in cui voleva "aiutare"qualcuno; la figlia, lasciandolo agonizzante sul ciglio della strada.
Un Fellini che ci mostra la mostruosità nascosta dietro il reale quotidiano(Bernardi), che osserva una società che si incammina verso il boom economico, in cui un uomo sembra quasi aver scoperto la sua moralità per essere poi spazzato via dal cinismo e dall'inganno di cui l'uomo stesso è affetto.
|
|
[+] lascia un commento a reservoir dogs »
[ - ] lascia un commento a reservoir dogs »
|
|
d'accordo? |
|
bissoli
|
mercoledì 31 marzo 2010
|
il meno felliniano dei film di fellini
|
|
|
|
ma, secondo me, il migliore. Difetti: troppo lunghe le scene della festa, con personaggi volgari e spacconi. Non plausibile la scena del ritrovamento del forziere: infatti, il terreno appare intatto, mentre invece una buca riempita giorni prima si nota per mesi.
Pregi: magistrale la scena di ritrovamento del secondo tesoro. Questo episodio va visto più volte: c'è il dramma del contadino che deve pensare alle sue figliole. La scena dell'apertura del forziere; la richiesta del denaro; la fretta di ripartire dopo averlo ricevuto... La scena con la paralitica è straziante. C'è tutto il mistero della sofferenza; la credulità nel miracolo possibile; il bisogno di credere anche se non si sa il perchè.
[+]
ma, secondo me, il migliore. Difetti: troppo lunghe le scene della festa, con personaggi volgari e spacconi. Non plausibile la scena del ritrovamento del forziere: infatti, il terreno appare intatto, mentre invece una buca riempita giorni prima si nota per mesi.
Pregi: magistrale la scena di ritrovamento del secondo tesoro. Questo episodio va visto più volte: c'è il dramma del contadino che deve pensare alle sue figliole. La scena dell'apertura del forziere; la richiesta del denaro; la fretta di ripartire dopo averlo ricevuto... La scena con la paralitica è straziante. C'è tutto il mistero della sofferenza; la credulità nel miracolo possibile; il bisogno di credere anche se non si sa il perchè. L'attrice dà i brividi. Un dramma così, interiore ed esteriore, resta indimeticabile.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a bissoli »
[ - ] lascia un commento a bissoli »
|
|
d'accordo? |
|
kaspar.hauser
|
mercoledì 3 marzo 2010
|
quasi un apologo
|
|
|
|
Un film quasi profetico, almeno a considerare la figura del "bidonista" di successo: il classico "furbetto del quartierino" - come lo si chiamerebbe oggigiorno - frutto d'una mala pianta che ha infestato l'Italia.
In altri termini una non disprezzabile interpretazione filmica della massima: chi ruba poco va in galera, chi ruba tanto fa carriera.
Alludo? Alludo.
|
|
[+] lascia un commento a kaspar.hauser »
[ - ] lascia un commento a kaspar.hauser »
|
|
d'accordo? |
|
dario
|
venerdì 28 agosto 2009
|
cinico
|
|
|
|
Forse il Fellini migliore, quello più sincero, più cinico e disincantato. Il film soffre di qualche convenzionalità e di non pochi stereotipi, ma è girato in un bianco e nero strepitoso e recitato in maniera asciutta, essenziale e incisiva. Molto buona la regia, una regia tagliente, spietata e lucida al massimo grado.
|
|
[+] lascia un commento a dario »
[ - ] lascia un commento a dario »
|
|
d'accordo? |
|
paride86
|
lunedì 29 settembre 2008
|
il bidone
|
|
|
|
Fellini racconta il cinismo dei bidonisti. Il film si lascia guardare, ma è molto lontano dalle vette raggiunte dal Maestro, sia nei temi che nella forma.
[+] è piaciuto poco anche a me
(di nonimporta)
[ - ] è piaciuto poco anche a me
|
|
[+] lascia un commento a paride86 »
[ - ] lascia un commento a paride86 »
|
|
d'accordo? |
|
sixoclock
|
martedì 29 aprile 2008
|
pessimismo felliniano
|
|
|
|
Il film si apre con la triste scena che ne decreta la chiusura, un gruppo di amici cercano di truffare i contadini ev rubargli quel poco denaro che possiedono. La filosofia del truffatore e scorticata fino al midollo, e la cattiva natura umana non si ferma di fronte all'amore, ai figli, alla povertà, o come nell'ultima truffa in cui nemmeno la pietà riesce a fermarla. Gli attori sono bravissimi a recitare una parte nella parte. La scena dell'assegnazione delle case popolari è magistrale. Il film fa riflettere molto.
|
|
[+] lascia un commento a sixoclock »
[ - ] lascia un commento a sixoclock »
|
|
d'accordo? |
|
|