La rosa di Bagdad

La Rosa di Bagdad è una favola italiana

Formidabili quegli anni, e capaci di j, produrre favole incantevoli. E infatti il film più affascinante della recente kermesse di Cannes era Scarpette rosse di Michael Powell e Emeric Pressburger, del 1948, presentato da Martin Scorsese in un perfetto restauro (c'erano altri straordinari film nella sezione Cannes Classics, ma qui parliamo, appunto, di favole). A far compagnia alla storia di Hans Christian Andersen, che il grande duo britannico riambientava nella Londra loro contemporanea, esce adesso in dvd e in blue ray, distribuito dall'Istituto Luce, un piccolo classico italiano quasi coetaneo, La rosa di Bagdad. Che in realtà, come ci racconta il documentario negli «extra», era «una rosa di guerra». La realizzazione della Rosa di Bagdad, primo lungometraggio animato italiano (e il primo film italiano in Technicolor), attraversò infatti tutti gli anni della guerra e il progetto seguì il suo autore, Anton Gino Domenighini, nella fuga da Milano bombardata e dal suo laboratorio perduto a Brescia, dove, per concludere il lavoro, nato nel 1937, ci vollero circa duecentomila disegni.
Fu un'avventura ciclopica, portata avanti con determinazione artigianale da un signore che si era innamorato di Biancaneve e i sette nani e che trasferì una parte dell'immaginario disneyano nella sua incantevole favola autarchica (ma le riprese dei disegni sono state effettuate a Londra).
Vedere la bellissima e favolosa Bagdad del film, immaginata un po' come nel libro delle Mille e una notte, stringe il cuore: visto che purtroppo oggi il nome Bagdad evoca alte immagini. Ma funzionano a meraviglia il divertimento popolare e la grazia del disegno e della storia, che conosce la paura (ricordo ancora l'angoscia del mago Burk, un po' Nosferatu un po' caricatura, di quando ero piccola), ma non la violenza.
Il documentario che accompagna il film è stato realizzato da Massimo Becattini e ricostruisce questa bella storia italiana attraverso disegni inediti, bozzetti, scenografie, e rari spezzoni d'archivio. Un bel viaggio nella nostalgia, un film da riscoprire.
Da Il Venerdì di Repubblica, 12 giugno 2009

di Irene Bignardi, 12 giugno 2009