Germania Anno Zero

Gian Luigi Rondi

Imparziale distacco cronistico e obiettività documentaria, queste le posizioni morali in cui Rossellini si è collocato per guardare al mondo di miseria e di vizio che costituisce oggi l’ultima Germania, quella che la guerra e la disfatta hanno prostrato sulle rovine calcinate di Berlino. Dai documentari di “cose” si giunge qui ai documentari di “uomini”. Rossellini non si concede un commento, una nota proprii; quello che vede, racconta con la stessa immediatezza e, vorrei dire, con la stessa improvvisazione di come gli si è presentato allo sguardo; non crea dei personaggi, accetta degli uomini con i loro presupposti e i loro significati, li accetta nel momento in cui gli servono e volutamente ne ignora le giustificazioni anteriori e le conseguenze logiche, pago di consacrarli personaggi quando entrano nel nodo della storia e fino al momento in cui vi restano; dei loro sentimenti e dei loro sviluppi interiori coglie sempre e soltanto quanto gli è funzionale allo stato di massima accensione; di qui il brusco scarto di certi suoi personaggi, la gratuita frammentarietà delle loro psicologie. [...]

di Gian Luigi Rondi, articolo completo (4867 caratteri spazi inclusi) su Il Tempo 13 Aprile 1948