Ninotchka

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Un film di Ernst Lubitsch. Con Melvyn Douglas, Alexander Granach, Greta Garbo, Bela Lugosi, Ina Claire.
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Commedia, b/n durata 110 min. - USA 1939. - Cineteca di Bologna uscita lunedì 6 gennaio 2014. MYMONETRO Ninotchka * * * * - valutazione media: 4,17 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Una rigida commissaria nell'ambito delle relazioni Valutazione 3 stelle su cinque

di Great Steven


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sabato 16 marzo 2019

NINOTCHKA (USA, 1939) diretto da ERNST LUBITSCH. Interpretato da GRETA GARBO, MELVYN DOUGLAS, INA CLAIRE, BELA LUGOSI, SIG RUMAN, FELIX BRESSART, ALEXANDER GRANACH, GREGORY GAYE, ROLFE SEDAN, EDWIN MAXWELL
Poco prima che scoppi la Seconda Guerra Mondiale, il governo sovietico invia a Parigi i tre agenti Buljanoff, Iranoff e Kopalski per vendere i gioielli confiscati alla granduchessa Swana, esule nella capitale francese in seguito alla Rivoluzione bolscevica, ma la donna incarica il proprio amante, il raffinato e simpatico conte Léon, di impedire la trama. L’aristocratico si fa amici i tre agenti e li trascina seco nella mondanità parigina, cosicché lo scandaloso contegno del terzetto provoca l’arrivo a Parigi della gelida e austera Nina Yakushova, detta Ninotchka, ispettore comunista spedita anch’ella in Francia dalle autorità amministrative. In breve tempo Léon se ne innamora, ma dovrà durar parecchia fatica prima di esserne totalmente ricambiato. Ninotchka, dal canto suo, dapprima refrattaria ad ogni emozione coinvolgente e impermeabile all’amore, comincia poco a poco ad ammorbidire il suo stile comportamentale divenendo più malleabile e meno severa, accettando inoltre di essere iniziata pure lei ai piaceri della vita occidentale. Richiamati a Mosca, Ninotchka e i tre compagni rimpiangono insieme le meravigliose giornate parigine fino a quando una nuova missione conduce Buljanoff, Iranoff e Kopalski a Costantinopoli, dove ritrovano Léon che, per proprio conto, li persuade ad aprire un ristorante con specialità russe come menù. Ancora una volta la commissaria viene mandata a controllare i tre "dissidenti", però, una volta giunta a destinazione, cede ai corteggiamenti di Léon e decide di rimanere in modo permanente con lui. «Garbo laughs!» («Garbo ride!») fu il fortunato slogan con cui questo suo ventitreesimo film fu lanciato e introdotto nelle sale, scritto da Charles Brackett, Billy Wilder e Walter Reisch. Da precisare, innanzitutto, che Ninotchka non è un personaggio comico in sé per sé, poiché lo spasso è sovente affidato alle figure buffonesche dei tre goliardi agenti sovietici e al convincente scintillio del dialogo. Travolta suo malgrado in un vortice di novità che in un primo istante le appaiono sconcertanti, ma poi si trasformano in opportunità valide da cogliere, la protagonista, brigadiere infaticabile durante la Prima Guerra Mondiale nonché responsabile della morte violenta di un lanciere polacco suo avversario, accantona un modo di fare basato sulla disciplina ferrea fine a sé stessa per appropinquarsi ad atteggiamenti che le permettono di socializzare meglio col mondo circostante e anche affrontare esperienze gratificanti da imprimere nella memoria. Lo stesso Lubitsch disse, a proposito di questo film, una delle sue opere più riuscite in assoluto: «In Ninotchka credo di avercela fatta nel compito tutt’altro che facile di mescolare una satira politica e una storia d’amore». Il tema dell’incompatibilità pian piano emergente durante l’evolversi della vicenda fra uomo e donna e la successiva riconciliazione amorosa verrà ripreso anche l’anno dopo col magnifico Scrivimi fermo posta (1940). La molteplicità dei registri è in parte unificata dal ritmo su cui poggia la commedia, che è un ritmo, come spesso capita nel repertorio lubitschiano, binario. Più che basato sulle opposizioni (capitalismo/comunismo, vecchia e nuova Russia, Mosca/Parigi, uomo/donna, amore/dovere), si realizza nella ripresa e nel riecheggiamento: tutto, a ben vedere, ricorre un paio di volte. M. Douglas eccelle nel ruolo del gaudente ma pur sempre onesto nobiluomo che ripudia la sua precedente amante per una compagna di ben altra stoffa, ma colpiscono il bersaglio anche I. Claire come la duchessa Swana e B. Lugosi nei panni di Razinin. Oltre alla personale soddisfazione del regista nei confronti di questo film che risulta, come già detto sopra, una delle sue commedie più famose, c’è anche l’utilizzo di G. Garbo in un ruolo non propriamente brillante, ma che intravede la sua acutezza ridanciana per il contesto sociale dove lei agisce e si muove, un po’ inconsapevole e un po’ elettrizzata. La critica beffarda alla Russia stalinista ne limitò nel dopoguerra la diffusione in Europa, mentre agli Oscar 1940 ricevette ben quattro candidature: film, Garbo, sceneggiatura, soggetto. Fotografia: William Daniels. Montaggio: Gene Ruggiero. La bella di Mosca, suo rifacimento ufficiale sottoforma di musical con protagonisti Fred Astaire e Cyd Charisse, diretto da Rouben Mamoulian, è del 1957. Molto interessanti, per chiudere, l’infatuazione che si sviluppa da Garbo nei riguardi di Douglas per via dei di lui seducenti occhi per i quali lei si scioglie lentamente e di un buffo copricapo e l’ossessione del conte per le storielle a sfondo barzellettistico con cui egli tenta di conquistarla, passando in seguito a narrarle fatti reali che affiancano la realtà di Parigi a verosimiglianze (non luoghi comuni) sulla passione, sull’innamoramento e sul bisogno di stare assieme per rinforzare gli affetti. L’ausilio delle musiche giocose in cui si riverberano i suoni dell’orchestra sinfonica a sottolineare i passaggi burleschi e i tormentoni ricorrenti, primo su tutti la valigia contenente i preziosi, vanno ad aggiungersi all’ingegneria compositiva dell’opera allo scopo di arricchirne la creatività di stampo letterario.

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