smiriam
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domenica 22 dicembre 2013
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passione in ferro
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Notevoli le riprese della locomotiva, personaggio principale, umanizzata, nominativa, fedele compagna del protagonista che vi troverà la morte per suicidio. All’inizio del film lo si sente dire che una moglie non è necessaria se esiste la locomotiva, quindi rapporto morboso, viscerale oltre che strettamente lavorativo. Lunghi piani dello scorrere del treno lungo la ferrovia, ci comunicano la quotidianità ed anche la monotonia di un lavoro duro e ripetitivo, condiviso dal macchinista e il suo assistente infinite volte.
Ampi spazi grigi composti da parti meccaniche delle ferrate, lunghi sbuffi di vapore bianchissimo, ambienti umani spogli di individui, a simboleggiare l’essenzialità di un mezzo che si fa padrone dell’intera scena, lasciano il mondo ai margini, quasi nascosto.
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Notevoli le riprese della locomotiva, personaggio principale, umanizzata, nominativa, fedele compagna del protagonista che vi troverà la morte per suicidio. All’inizio del film lo si sente dire che una moglie non è necessaria se esiste la locomotiva, quindi rapporto morboso, viscerale oltre che strettamente lavorativo. Lunghi piani dello scorrere del treno lungo la ferrovia, ci comunicano la quotidianità ed anche la monotonia di un lavoro duro e ripetitivo, condiviso dal macchinista e il suo assistente infinite volte.
Ampi spazi grigi composti da parti meccaniche delle ferrate, lunghi sbuffi di vapore bianchissimo, ambienti umani spogli di individui, a simboleggiare l’essenzialità di un mezzo che si fa padrone dell’intera scena, lasciano il mondo ai margini, quasi nascosto.
L’inizio promette bene, finché non entrano in scena i personaggi principali, la donna che L. non vuole sposare suo malgrado, essenziale al film per la prima –ed unica oltre all’omicidio finale- dimostrazione del terribile male che affligge L. Tentato omicidio per strangolamento, cui la donna reagisce inseguendolo e dichiarandogli il suo amore, malgrado ciò. Il patetismo sfiora gli apici maggiori. Il secondo personaggio femminile, Sevèrine. Dolce e amorevole con il marito prima, fino alla prima trasgressione di lui, violenta reazione ad un attacco di gelosia retroattivo. Da quel momento, divenuta lei complice involontaria dell’omicidio di un suo vecchio amante, il suo atteggiamento diventa oltremodo ostile nei confronti del marito e la benevolenza viene riversata sul prossimo oggetto del desiderio, o della ventura. A questo punto del film ci si domanda di quale amore stia trattando, non si comprende più la netta divisione tra la follia di L. e la medesima (ma non dichiarata e nemmeno ereditaria) degli altri personaggi maschili; i morti sembrano già in sovrappiù, nonostante non siano ancora apparsi tutti. Sevèrine diventa amante di L., che le dichiara il suo amore, dieci minuti dopo averlo dichiarato con le stesse parole all’altra donna. Il personaggio innamorato della locomotiva inizia a perdere un po’ di smalto.
Non troppo imprevedibilmente Sevèrine rimane per poco tempo amorevole nei confronti dello stesso L., degni di nota gli incontri segreti –non troppo data la consapevolezza del marito, ma comunque frugali, dei due tra le locomotive addormentate e la pioggia incessante. L’ostilità non tarda a presentarsi, palesata al ballo in cui lei si intrattiene con un damerino civettandone con L. che le chiede di amarlo senza riserve. Lei si nega, utilizzando come scusa il legame di complicità con il marito e cercando di convincere L. ad ucciderlo. La sofferenza di Sevèrine per questo insano legame non trapela. Sevèrine esplica al meglio il proprio personaggio quando dichiara che –chi ha vissuto le peggiori porcherie in giovine età, non può aspettarsi di vivere un giorno un amore sincero. A quale scopo dunque gli intermezzi romantici?
Il film si chiude con L. che dopo aver ucciso Sevèrine, si getta dalla locomotiva, vittima non della sua afflizione genetica ma di un amore non corrisposto con la donna sbagliata. Nonostante la poco inerente citazione al romanzo, nonostante la banalità di alcune recitazioni, nonostante la poca attenzione alla lotta interiore di L., treno ed adulterio ne escono vincitori indiscussi.
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luca scial�
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lunedì 7 gennaio 2013
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un uomo e le sue ossessioni
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Jacque Lantier è un macchinista con turbe psichiche. Viene colto infatti da improvvisi raptus omicidi. E' attratto da Philomene, moglie seducente di un collega, che ha già molti uomini al seguito, tra cui un anziano agiato che il marito, preso dalla rabbia ucciderà. Jacque ha assistito al loro omicidio, ma vuole salvare la donna.
Renoir traspone un romanzo di Emile Zola: La Bete humaine. Riesce al meglio a trasporre la complessità interiore del protagonista (ben interpretato da Jean Gabin), con dialoghi essenziali e una costruzione scenica fatta di un'apparente normalità che ben presto svela il suo vero volto.
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il cinefilo
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lunedì 31 gennaio 2011
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l'angelo del male
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Jean Renoir(collaboratore di Luchino Visconti che,per il suo film OSSESSIONE,pare che si sia ispirato proprio al dramma in questione oltre che al famoso romanzo di James Cain IL POSTINO SUONA SEMPRE DUE VOLTE)ha tratto la sua sceneggiatura da un romanzo scritto da Emile Zola nel 1890.
La bravura degli interpreti,il fascino dell'atmosfera costantemente drammatica e la meravigliosa sequenza iniziale del tragitto del treno fanno,indiscutibilmente(almeno secondo me),de L'ANGELO DEL MALE uno dei capolavori di Jean Renoir.
I due interpreti principali Jean Gabin e Simone Simon riescono nell'impresa,nei loro ruoli,di rendere sinceri e autentici i loro rispettivi sentimenti di frustrazione e velata agonia che finiscono,pultroppo,per demolirli entrambi fino a sfociare(a causa della tragica"malattia ereditaria"omicida del conduttore della locomotiva Lantier)nel dramma più completo e spietato.
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Jean Renoir(collaboratore di Luchino Visconti che,per il suo film OSSESSIONE,pare che si sia ispirato proprio al dramma in questione oltre che al famoso romanzo di James Cain IL POSTINO SUONA SEMPRE DUE VOLTE)ha tratto la sua sceneggiatura da un romanzo scritto da Emile Zola nel 1890.
La bravura degli interpreti,il fascino dell'atmosfera costantemente drammatica e la meravigliosa sequenza iniziale del tragitto del treno fanno,indiscutibilmente(almeno secondo me),de L'ANGELO DEL MALE uno dei capolavori di Jean Renoir.
I due interpreti principali Jean Gabin e Simone Simon riescono nell'impresa,nei loro ruoli,di rendere sinceri e autentici i loro rispettivi sentimenti di frustrazione e velata agonia che finiscono,pultroppo,per demolirli entrambi fino a sfociare(a causa della tragica"malattia ereditaria"omicida del conduttore della locomotiva Lantier)nel dramma più completo e spietato...questo film lo reputo,nel suo complesso,una tappa fondamentale per chiunque apprezzi il cinema di J.Renoir e,in generale,quello francese.
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