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Freaks, un inno alla diversità

Torna in sala oggi in versione restaurata il capolavoro di Tod Browning.
di Roy Menarini

Freaks

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Un classico dell'orrore, ritirato quasi subito dopo la prima dalla MGM, che lo giudicò troppo duro per i delicati stomaci degli spettatori del 1932.
domenica 23 ottobre 2016 - Focus

Quando si apprestava a girare Freaks, Tod Browning possedeva un certo credito presso i produttori. Era il regista di Dracula con Bela Lugosi per la Universal, un grande successo della stagione precedente. Irving Thalberg, grande produttore della Metro Goldwyn Mayer, gli disse (immaginando probabilmente un altro tipo di film): "Questo film dovrà essere più orribile di tutti gli altri". Ovviamente il regista si stava apprestando a mettere a repentaglio ogni aspettativa. E in effetti, dopo averlo voluto, la MGM rinnegò la pellicola, che doveva contrastare il successo della Universal con Frankenstein.

Ma, come spesso accade ai culti dapprima inciampati nelle trappole dell'incomprensione, Freaks è oggi un film considerato eccezionale e lungimirante, che si capisce essere nato da una provocazione ingannevole, altrimenti mai gli studios ne avrebbero permesso realizzazione e circolazione.
Roy Menarini

L'opera nasceva dal racconto "Spurs", dello scrittore Tod Robbins, ambientato in un circo francese, pubblicato sulla rivista "Munsey Magazine" nel 1923, e molto amato da Tod Browning, che ne fece acquistare i diritti alla MGM per poi progettare la trasposizione cinematografica già dal 1927. Le riprese furono alquanto bizzarre. Durate due mesi, videro da una parte nascere un rapporto amichevole e affettuoso tra Browning e i suoi freak, e dall'altra esprimere il disagio degli altri attori. Del resto, quando Browning chiarì di voler utilizzare solo persone i cui corpi fossero realmente nelle condizioni descritte, stava insinuando dentro Hollywood un grumo di realtà, un dato di verità irriducibile quale forse non si era mai vista.


Un'immagine tratta dal film Freaks (1932) di Tod Browning.
Un'immagine tratta dal film Freaks (1932) di Tod Browning.
Un'immagine tratta dal film Freaks (1932) di Tod Browning.

Oltre a un inno verso la diversità - decisivo poi in anni recenti per Tim Burton (che ha più volte pensato a un remake) e per David Lynch (il cui Elephant Man omaggia il film di Browning più e più volte) - Freaks è anche un film sul cinema, o meglio sui sistemi spettacolari da cui il cinema è nato.
Basta confrontare per un attimo Il circo di Charlie Chaplin del 1928 con lo stesso Freaks. In una delle sequenze più celebri, Charlot corre in un luna park, inseguito e inseguitore, finendo dapprima nella casa degli specchi e poi dentro a un tendone da circo, dove la gente è annoiata e bada a malapena a quel che accade sulla pista. L'irruzione di Charlot dà vita a un incredibile girandola di gag, che il pubblico applaude entusiasta, chiedendo all'ometto di far parte del circo, in quanto assai più divertente di acrobati e clown professionisti. Chaplin stava spiegando come il cinema abbia soppiantato il circo nel cuore del pubblico popolare.

Browning fa qualcosa di diverso, e opposto. Ci ricorda che, se il cinema è in parte nato anche dal circo e dagli spettacoli delle fiere e dei parchi giochi, ciò non significa che sia tutta una questione di acrobazie, comici e numeri ad alto rischio.
Roy Menarini

Il freak, che magari ci esilara per poi farsi dimenticare e tornare nella sua roulotte, è parte dello show, è il lato oscuro dello spettacolo e della visione. Non è un caso che su questo rapporto ambiguo tra lo spettatore che osserva e il corpo esposto si basi anche un atto d'accusa recente come Venere nera di Kechiche.
Per usare le parole di Enrico Ghezzi, Freaks scompone tutte le nostre sicurezze, "ed è un gioco che fa paura, questo smontarsi-rimontarsi del corpo, questa esibizione di ferite nel corpo dei desideri, questa stessa ambiguità dell'irriconoscibile se non nella piaga". Era dunque inevitabile che il film toccasse nervi scoperti, sino a diventare una pellicola maledetta. Freaks ebbe un'accoglienza molto negativa da parte del pubblico e della critica americana, e in Europa le cose non andarono meglio: in Gran Bretagna fu addirittura proibito per trent'anni. Solo il festival di Cannes nel 1962 permise una prima riabilitazione, dopo la quale Freaks tornò ad essere preso sul serio, conosciuto dagli storici, ammirato dai cinefili, studiato accademicamente e infine oggi - con una nuova distribuzione in sala - riportato agli occhi del pubblico su grande schermo.


Un'immagine tratta dal film Freaks (1932) di Tod Browning.
Un'immagine tratta da Il circo (1928) di Charlie Chaplin.
Un'immagine di Venere nera (2010) di Abdel Kechiche.

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