Furia selvaggia - Billy Kid

Billy vuole vendicare l'assassinio del suo amico e protettore ucciso vigliaccamente da quattro individui la cui identità è ben conosciuta. Uno alla volta i quattro assassini cadono sotto i colpi del ragazzo, la cui furia è servita ad isolarlo e a inimicargli anche chi inizialmente gli era alleato. Billy viene a sua volta ucciso dallo sceriffo Pat Garrett, un tempo suo amico, che ormai lo considera semplicemente un killer. 

Gli anni cinquanta stanno avviandosi alla fine e il cinema di Hollywood comincia a mostrare evidenti segni di trasformazione: sono emersi nuovi divi come Marlon Brando e Montgomery Clilt, cui si aggiunge, poco dopo, il giovane Paul Newman; nuovi registi come Stanley Kubrick, Nicholas Ray, Samuel Fuller cominciano a mettere in crisi il sistema dei generi su cui si fondava il più classico cinema americano. La televisione si è ormai appropriata di una buona parte delle platee cinematografiche e ha allontanato da Hollywood molti talenti: ma il processo non è a senso unico, come dimostra lafigura di Arthur Penn che passa, con Furia selvaggia: Bi/ly Kid (1958), dal piccolo al grande schermo. Si tratta di un film a basso costo, come succede spesso ai film d'esordio, girato in scenografie povere o riciclate (il villaggio messicano era un fatiscente residuo di un vecchio film dedicato alla vita di Juarez), con un cast decisamente poco rilevante (a parte Newman, divo in erba). Con questa pellicola la Warner, una delle più vecchie e famose case di produzione, voleva continuare la propria tradizione di pellicole girate in economia ma dotate di notevole attrattiva sul pubblico grazie a storie spesso secche e violente (famosi i gangster movie degli anni trenta). La storia di un famoso e sanguinano bandito, uno dei protagonisti della famosa guerra della contea di Lincoln, sembrava proprio il soggetto adatto.
Per la regia il produttore, Fred Coe, pensa a un vecchio amico, appunto Arthur Penn, cui affiancare Io sceneggiatore Leslie Stevens (anche lui di provenienza televisiva) per adattare il teledramma di Gore Vidal. La parte di Kid va invece a Newman, giovane attore sotto contratto per la Warner, reduce da un notevole successo teatrale nei panni di un criminale psicopatico in Ore disperate (opera teatrale che diventerà un film con Bogart). Questa combinazione di talenti produce un film probabilmente molto diverso da quello che si aspettavano i dirigenti dello studio. Furia selvaggia: Bily Kid è la storia di un giovane ribelle come cominciavano a essercene parecchi nel cinema di questi anni, pensiamo a Il selvaggio (Laszlo Benedek, 1954) con Brando o a Gioventù bruciata (Nicholas Ray, 1955) con James Dean. Con questo film Penn offre una rilettura decisamente nuova del mito del pistolero che viene ritratto come un giovane immaturo, irresponsabile, generoso e spietato. Il cardine su cui viene costruito il personaggio è la ricerca del padre. In Furia selvaggia: Bl!lyKid, Billy è orfano di padre, ha ucciso il primo uomo a undici anni (lo sventurato aveva insultato la madre), la sua fama di violento lo precede, è quasi analfabeta e ha un carattere quantomeno difficile. L'incontro con un allevatore inglese, Tunstail, potrebbe cambiare la sua vita: lo accetta senza pregiudizi, gli parla con rispetto e simpatia, un atteggiamento che tocca nell'intimo il giovane. L'uomo, che poteva essere il padre finalmente ritrovato per Kid, viene ucciso a tradimento. Nonostante lo conoscesse da poco, Billy è sconvolto: scopre gli autori dell'omicidio e comincia a eliminarli, anche se questo porta gravi conseguenze per le persone che gli sono vicine (braccato dagli abitanti di Lincoln, si rifugia in casa di un amico che, per colpa sua, viene ucciso, come pure muoiono i due amici che si porta dietro nella caccia agli assassini). Pat Garrett, un criminale una volta amico di Kid che ha deciso di cambiare vita, è un'altra figura paterna: è affezionato a Kid ma, quando questi uccide un uomo alla sua festa di matrimonio, si decide ad accettare la stella di sceriffo e a dargli la caccia.
Terzo ed ultimo impossibile legame paterno è quello con il fabbro di Madero, un uomo maturo di cui seduce la moglie nonostante l'affetto che li unisce. La tragica storia di William Bonney si cobra, nella lettura di Arthur Penn, di tinte psicanalitiche ed esistenziali piuttosto nuove per il cinema western che, con questa pellicola, perde la figura dell'eroe a favore di un protagonista antieroico, un'operazione consapevolmente messa in scena da Penn e dai suoi collaboratori, che punteggiano la vicenda con le apparizioni di Moultrie, un cronista che invia i propri resoconti alle riviste dell'Est: considera Bonney una figura leggendaria finché, nel finale, non è costretto a ricredersi.