MINDHUNTER

Film 2017 | Thriller,

Regia di David Fincher, Andrew Douglas, Asif Kapadia. Una serie con Jonathan Groff, Holt McCallany, Anna Torv, Cotter Smith, Tyler James Larkin. Cast completo Titolo originale: Mindhunter. Genere Thriller, - USA, 2017, distribuito da Netflix. STAGIONI: 1 - EPISODI: 10

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Ultimo aggiornamento martedì 6 agosto 2019

Per capire da cosa è mosso un assassino, un agente dell'FBI si immerge sempre di più nel mondo dei criminali. La serie ha ottenuto 1 candidatura a Writers Guild Awards,

Consigliato assolutamente no!
n.d.
MYMOVIES
CRITICA
PUBBLICO 2,85
CONSIGLIATO N.D.
Nella mente degli assassini.
mercoledì 1 marzo 2017
mercoledì 1 marzo 2017

Una serie ambientata nel 1977. Holden Ford lavora nell'FBI insieme al navigato agente Bill Tench del reparto scienze comportamentali e con la professoressa Wendy Carr, con cui inizia a studiare una nuova tipologia di assassino: il "serial killer". Per i suoi fini di ricerca va in numerose prigioni degli Stati Uniti e comincia ad intervistare tutti i più famosi pluriomicidi.

Episodi: 9
Regia di David Fincher, Andrew Dominik, Carl Franklin.

Una stagione nettamente bipartita che alterna dialoghi e azione

Recensione di Andrea Fornasiero

Holden è reduce dall'attacco di panico che gli ha causato il contatto ravvicinato con il gigantesco Ed Kemper, proprio mentre un nuovo direttore prende il controllo della sezione in cui si trova il suo team e decide di dare maggior risalto al gruppo. Il suo collega Bill ne copre l'assenza e la psicologa Wendy gli consiglia di tenerlo d'occhio, perché gli attacchi di panico non sono cosa che si supera facilmente. Nel mentre l'unità indaga sul BTK Killer, il cui nome sta per "lega, tortura, uccidi", e sviluppa una teoria sul ritorno degli assassini seriali sulla scena del crimine che sarà importante nell'indagine sull'assassino di bambini di Atlanta nel 1980-81.

La serie prodotta e in parte diretta da David Fincher torna in una stagione nettamente bipartita, con una prima parte di "conversazioni con il Male" e una seconda invece più investigativa, nel mezzo di una città attraversata da forti tensioni razziali.

Alla regia Fincher tiene per sé i primi tre episodi, quelli più vicini al formato originale della serie, dove tra le altre cose i protagonisti intervistano Son of Sam, l'assassino che aveva tenuto in scacco New York. Per le puntate quattro e cinque il timone passa all'ottimo Andrew Dominik, che non si cimentava con la fiction dall'ormai lontano Cogan - Killing Them Softly e che realizza probabilmente la puntata più riuscita, la quinta, dove torna brevemente in scena Ed Kemper e dove Damon Herriman interpreta un Charles Manson molto molto diverso da quello che ha incarnato in C'era una volta... a Hollywood.

Se la regia di Fincher è elegante e relativamente mimetica, nel lasciar emergere la mostruosità degli assassini sotto la loro banale apparenza, Dominik si cimenta con fatti più drammatici che riguardano Bill e la sua famiglia e firma un toccante dialogo tra l'uomo e la moglie inquadrato all'insegna della distanza e l'incomunicabilità. Per gli ultimi quattro episodi la regia passa appropriatamente al nero Carl Franklin, visto che l'azione si sposta ad Atlanta e ha molto a che fare con la comunità black della città.

Lo stacco è tanto nella location quanto nello stile, con un maggior numero di esterni, situazioni relativamente più movimentate tra pedinamenti e assembramenti di giornalisti e poliziotti, e una città calda e vitale, ben diversa dalle spoglie celle in cui gli agenti incontrano i serial killer o dal loro ufficio nello scantinato dell'FBI.

La vicenda dell'assassino di bambini di Atlanta ha visto realmente coinvolto John E. Douglas, l'agente su cui è basato il personaggio di Holden Ford e al cui omonimo libro è ispirata la serie, infatti nella risoluzione del caso sono riportate le sue teorie. Si dà però almeno altrettanto spazio alle madri delle vittime che chiedono giustizia, già del resto al centro di "The Evidence of Things Not Seen", libro di non-fiction di James Baldwin, autore simbolo della cultura afroamericana. E per altro sono proprio le scene a loro dedicate a risultare più vere e pregnanti, sia in senso squisitamente cinematografico, sia per attualità, visto che sono una sorta di precursore del movimento #blacklivesmatter. La pressione che queste donne esercitano sui media arriva infatti a influenzare le indagini in modo importante e almeno relativamente positivo.

La stagione però non è priva di limiti, che riguardano soprattutto le vite private dei protagonisti e più in generale la qualità dei dialoghi. Il team di scrittura del resto è stato completamente cambiato e l'ideatore Joe Penhall, che nella prima stagione aveva firmato, da solo o in copia, ben sette puntate su dieci qui non è più coinvolto nemmeno come soggettista. Il risultato è evidente soprattutto sul fronte privato: gli splendidi scambi di battute tra Holden e la sua ragazza (che era interpretata da Hannah Gross e anche la sua è un'assenza che si fa sentire) sono un lontano ricordo. Della vita privata di Holden non ci viene detto praticamente più nulla, tanto che anche i suoi attacchi di panico finiscono presto nel dimenticatoio, e si preferisce dare spazio a quella di Bill e di Wendy. Nel caso di quest'ultima però si assiste a una storia d'amore lesbico parecchio scollata dall'indagine principale, al punto che nelle ultime puntate il personaggio interpretato da Anna Torv è assente.

Più complessa la vicenda di Bill, la cui famiglia è stravolta da un evento raccapricciante, che tematicamente si lega persino troppo bene alle indagini e ai colloqui con i serial killer: la coincidenza risulta infatti un po' eccessiva. Soprattutto però sono improbabili i suoi risvolti e per esempio difficile credere che il suo capo all'FBI non ne venga informato. Psicologicamente poi la sua "fuga nel lavoro" ha un solo esito possibile e sembra strano che lui non se ne renda conto, anche se in questo Holt McCallany - il miglior attore del trio di protagonisti - riesce a reggere le contraddizioni del personaggio interiorizzandole nella propria massiccia e stoica presenza scenica. Se il finale amaro della sua sottotrama è prevedibile è invece più stratificato quello dell'indagine di Atlanta, che tiene fede al tono profondamente dolente di Mindhunter.

Episodi: 9
Regia di David Fincher, Andrew Dominik, Carl Franklin.

I delitti di Atlanta alla fine degli Anni Settanta

Overview di a cura della redazione

La serie che indaga le menti dei (veri) omicidi seriali statunitensi è uno degli show rivelazione del 2017 di Netflix. Basata sui resoconti del libro "Mindhunter: La storia vera del primo cacciatore di serial killer americano", segue il peregrinare in lungo e in largo per le prigioni di massima sicurezza degli Stati Uniti per intervistare i maniaci seriali del giovane e intraprendente Holden Ford (Jonathan Groff, Glee) e del veterano della polizia Bil Tench (Holt McCallany, Lights Out). I due sono i primi a ricorrere alla profilazione degli assassini per prevedere schemi mentali e modus operandi dei serial killer ancora attivi.
Nella seconda stagione della serie prodotta da David Fincher (Seven, Zodiac) gli agenti dell'FBI continueranno ad analizzare la psiche degli autori di gesti inconcepibili usando, con l'aiuto della psicologa Wendy Carr, la loro innovativa analisi comportamentale nella caccia a famigerati serial killer.
Episodi: 10
Regia di David Fincher, Andrew Douglas, Asif Kapadia, Tobias Lindholm.

Una serie cerebrale dove la caccia è del tutto psicologica

Overview di Andrea Fornasiero

Ispirata al libro autobiografico dell'ex agente FBI John E. Douglas "Mind Hunter: Inside the FBI's Elite Serial Crime Unit" scritto insieme a Mark Olshaker, MINDHUNTER è una serie di Jon Penhall, prodotta e in buona parte (4 episodi su 10) diretta da David Fincher.

Non voglio parlare per l'ennesima volta di serial killer colti e raffinati, perché nella realtà questi assassini sono persone molto tristi, che spesso sono cresciute in circostanze orribili. E non lo dico per cercare di suscitare simpatia verso di loro, ma perché è semplicemente così. Abbiamo spesso visto opere dove c'è una linea molto sottile tra il cacciatore e la preda, ma è solo un tropo letterario: in realtà siamo affascinati da questi assassini perché sono così diversi da noi da apparirci incomprensibili.
David Fincher

Ambientata sul finire degli anni 70, racconta di Holden Ford, un giovane agente FBI affascinato dal mistero dei più efferati criminali anziché dall'azione sul campo. Dopo aver avvicinato un esperto che gli spiega come il crimine sia cambiato dai tempi di Dillinger e della genesi dell'FBI, gli viene proposto da Bill Tench di accompagnarlo in una serie di lezioni itineranti nelle stazioni di polizia di varie zone del Paese. In questa sorta di tour lui e Bill ricevono richieste di consulenza su delitti particolarmente brutali, che Holden inizia a chiamare assassinii in sequenza.

Protagonista della serie è Jonathan Groff, già fattosi notare in Tv in Boss di Gus Van Sant e Looking, qui in vesti però eterosessuali e affascinato dai lati più oscuri della natura umana. Al suo fianco, nel ruolo di Bill, il massiccio Holt McCallany, recentemente visto in Blackhat di Michael Mann e in Tv protagonista della serie pugilistica Lights Out. Qui interpreta un agente tutto d'un pezzo con problemi familiari (suo figlio adottivo ha problemi di comunicazione) ma la testa ben piantata sulle spalle, tanto da tenere gli altri membri del team con i piedi per terra.

Alla squadra si aggiunge poi la psicologa Wendy Carr (ispirata alla dottoressa Ann Wolbert Burgess) e interpretata da Anna Torv, famosa per Fringe.

La donna ha una relazione lesbica con una collega universitaria ma come Holden è più affascinata dalla ricerca sul campo che non dal mondo accademico. Infine Hannah Gross interpreta la partner di Holden, Debbie Mitford, giovane intellettuale con le idee molto chiare e sessualmente più avventurosa di lui. Se all'inizio Holden è affascinato anche dal campo di studi sociologico di lei, sprofonderà poi in un'ossessione che rischierà di allontanarlo dalla compagna.

David Fincher, regista dei primi due e degli ultimi due episodi, segna con la propria caratteristica sommessa eleganza nelle riprese il taglio stilistico della serie, cui si adeguano diligentemente gli altri registi: Asif Kapadia, Andrew Douglas e Tobias Lindholm.
L'impronta di Fincher è visibile fin dalla sigla, che tra immagini di un banale registratore magnetico inframmezzano flash di velocità subliminale come in Fight Club, ma qui con le foto della scena del crimine di vari raccapriccianti reati.

La violenza in MINDHUNTER non è mai agita al presente, bensì sempre raccontata in forma verbale o da altri documenti. Gli agenti non sono poi impegnati in una corsa contro il tempo per catturare l'assassino e sono invece più spesso di fronte a serial killer già nelle mani della giustizia. Ne viene fuori una serie cerebrale dove la caccia è del tutto psicologica, in un labirinto di tranelli, menzogne e false piste per cercare di fare uscire la loro anima criminale allo scoperto.

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RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
lunedì 2 marzo 2020
Onufrio

1977, il giovane agente dell'FBI Holden Ford, appena 29enne, inizia a studiare i comportamenti di spietati assassini cercando di coglierne la psicologia ed i vari comportamenti, provando ad estrapolarne una sorta di classificazione. Nascerà un team supportato anche economicamente da più enti, composto da Bill Tench e Wendy Carr. Le interviste di Holden ai vari killer pluriomicidi [...] Vai alla recensione »

domenica 8 marzo 2020
Onufrio

Mentre prosegue il lavoro di ricerca, studio ed analisi dei vari prospetti comportamentali di spietati assassini, il duo Holden e Bill vengono chiamati a seguire in prima linea un interessante caso ad Atlanta che riguarda la scomparsa e morte di oltre 20 ragazzini, tutti di colore. Si passa così dalla teoria alla pratica, cercando di trovare uno schema logico in grado di incastrare il serial [...] Vai alla recensione »

Frasi
"Gli attacchi di panico spesso sono causati da una sensazione di vulnerabilità".
Una frase di Wendy (Anna Torv)
dalla serie MINDHUNTER - a cura di Sara1103
STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
venerdì 23 agosto 2019
Carlo Valeri
Sentieri Selvaggi

"Non siamo qui per sostenere una teoria. Dovremmo ricavare una teoria confermando o eliminando dei sospetti. Le prove creano il profilo, non il contrario" dice Bill Tench al collega Holden Ford. Gran parte della seconda stagione di Mindhunter è giocata sulla dialettica tra teoria e pratica. Tra l'efficienza scientifica del Sistema e la sua messa in discussione.

NEWS
TRAILER
martedì 6 agosto 2019
 

Regia di David Fincher, Andrew Dominik, Carl Franklin. Una serie tv con Jonathan Groff e Holt McCallany. Dal 16 agosto su Netflix. Guarda il trailer »

TRAILER
martedì 30 luglio 2019
 

Regia di David Fincher, Andrew Douglas, Asif Kapadia con Jonathan Groff e Holt McCallany. Dal 16 agosto su Netflix. Guarda il trailer »

NETFLIX
mercoledì 17 gennaio 2018
Letizia Rogolino

"Siamo affascinati da questi assassini perchè sono così diversi da noi da apparirci incomprensibili" ha detto David Fincher, autore della serie tv MINDHUNTER, disponibile su Netflix. Il regista di capolavori come Seven e Fight Club è tornato nella mente [...]

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