Titolo originale | Baat go leuiyan, yat toi hei |
Anno | 2018 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Hong Kong, Cina |
Durata | 100 minuti |
Regia di | Stanley Kwan |
Attori | Sammi Cheng, Gigi Leung, Baihe Bai, Angie Chiu, Qi Xi Catherine Chau, Kiki Sheung, Kwok-Leung Gan, Sammi Cheng, Tin-Ngoh Seung. |
Tag | Da vedere 2018 |
MYmonetro | 3,23 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 14 novembre 2018
Due attrici rivali diventano protagoniste della medesima commedia teatrale.
CONSIGLIATO SÌ
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L'impresaria Cheng Cong finanzia la produzione di Two Sisters, un mélo, e sceglie come interpreti principali due acerrime rivali: Yuan Xiuling, grande attrice scesa prematuramente dal palcoscenico, e He Yuwen, star di cinema e tv desiderosa di affermarsi a teatro. Come potranno coesistere le due dive? Un ritorno inatteso ma graditissimo dietro la macchina da presa. Stanley Kwan, primo regista di Hong Kong ad aver dichiarato apertamente la propria omosessualità, ha scritto pagine fondamentali del cinema dell'ex colonia britannica, come il mélo Rouge o Actress (Center Stage), biopic su molteplici livelli di narrazione, costruito attorno alla divina Maggie Cheung.
Era dal 2010 del fallimentare Showtime che Kwan non sedeva dietro alla macchina da presa e First Night Nerves rappresenta per certi versi la rentrée ideale. In punta di piedi, dalla porta di servizio, ma con la classe che basta per lasciare un'impronta inconfondibile.
Il titolo originale, traducibile come "Otto donne, un palcoscenico" sintetizza l'operazione di Kwan, che riassume i temi che hanno accompagnato 30 anni di carriera: la femminilità, sviscerata attraverso le sfaccettature cangianti delle protagoniste, la fluidità sessuale, la doppiezza e la finzione connaturate alla vita dell'attrice e, infine, la nostalgia per un tempo che non può ritornare. Una sensazione, quest'ultima, incarnata dalla City Hall, vecchio teatro destinato alla demolizione, in cui Cong decide di mettere in scena la pièce. In sostanza un Everlasting Regret, un "rimpianto infinito", per citare il titolo di un'altra perla della filmografia del regista hongkonghese. Un sentimento che sorge spontaneo associare alla città di Hong Kong, destinata a inabissarsi definitivamente tra le braccia dell'impero cinese. Kwan riesce a comunicare queste sensazioni, nascondendole tra le pieghe degli indumenti delle sue dive, o negli infiniti riflessi proiettati dagli specchi che le accompagnano. Possono trarre in inganno i primi trenta minuti di film, caratterizzati da dialoghi fitti, da un montaggio nervoso e da una messa in scena apparentemente piatta. Ma quando la maieutica dei sentimenti permette alle donne di differenti generazioni e ceto sociale di estrarre ciò che le accomuna, ecco che la solidarietà indivisibile e quasi almodovariana (spesso Pedro e Stanley hanno toccato temi simili, giungendo da esperienze dissimili) affiora e i sentimenti esplodono, contagiando lo spettatore.
First Night Nerves resta un film diseguale, con intermezzi comici poco convincenti, ma l'impressione che lascia il finale, con le attrici rivali riunite di fronte al Victoria Harbour, è di un intenso desiderio di esternare la propria voglia di vita e di speranza, nonostante tutto. Delicati e preziosi i riferimenti disseminati qua e là ad Anita Mui, diva prematuramente scomparsa e musa di Kwan, così come quelli all'intramontabile Eva contro Eva.