Titolo originale | Inkan, gongkan, sikan grigo inkan |
Anno | 2018 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Corea del sud |
Durata | 122 minuti |
Regia di | Kim Ki-Duk |
Attori | Jang Keun-Suk, Ahn Sung-Ki, Ryoo Seung-Bum, Joe Odagiri, Sung-jae Lee, Mina Fujii . |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,03 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 19 febbraio 2018
Un viaggio in mare si trasforma in un incubo quando la nave comincia a fluttuare nell'aria senza una meta.
CONSIGLIATO SÌ
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Su un cacciatorpediniere ormai in disuso si imbarcano per una crociera persone di diversa provenienza. Ci sono un senatore con il figlio, delle prostitute, una coppia in luna di miele, un gangster con i suoi accoliti ecc... Sin da subito il clima si carica di tensione: il senatore riceve un trattamento privilegiato, il gangster quasi gli impone i suoi servigi mentre alle prostitute non mancano i clienti. La situazione però si fa ancora più complessa quando l'imbarcazione, all'improvviso, si trova a fluttuare ad alta quota come se fosse un aereo privo della possibilità di atterrare. Il cibo inizia a scarseggiare e c'è chi se ne approfitta mentre un uomo anziano che non parla mai prosegue nella propria silenziosa azione di inseminazione.
Dopo essersi fatto sicuramente dei nemici al di qua e al di là del 38° parallelo con Il prigioniero coreano, Kim Ki-duk affonda ancora di più, e non solo metaforicamente, il coltello nella piaga di una società che vede ormai priva di qualsiasi possibilità di redenzione.
L'immagine della nave se vogliamo è facilmente adattabile a un'idea di convivenza più o meno forzata che il cinema ha già più che abbondantemente proposto. Da Fellini a Polanski passando per De Oliveira (e senza scomodare Cameron o Tornatore) lo schermo ha visto un'umanità di varia estrazione sociale agitarsi o attendere, piu' o meno passivamente, l'incontro con il proprio destino su un'imbarcazione. Lo stesso regista sudcoreano aveva ambientato su un peschereccio il suo L'arco.
Qui però l'obiettivo è a largo raggio e nessuno ha la possibilità di salvarsi sul piano etico. Tutto quello che può apparire anche un po' già visto e retorico (il senatore cinico con il figlio che conserva una sua morale, il malavitoso che crede di comandare ed invece viene sempre più sottomesso al volere politico e via elencando) si muta pian piano in una descrizione di un inferno che solo lo scorrere del terzo elemento che compare nel titolo (il tempo) potrebbe in qualche misura contenere impedendone la prevalenza. L'anziano silenzioso che tutto osserva mentre torna a far crescere la vita saprà trarre dal sangue e dalla carne viva alimento per piante e frutti. Ma Kim Ki-duk non è più quello di Primavera, estate, autunno, inverno e ancora primavera. L'avidità, la violenza e, soprattutto, la pulsione sessuale dominano il cosiddetto essere umano. Senza lasciare spazio alla speranza.