29+1

Christy si avvicina a compiere trent'anni. Riceve un'inattesa promozione in un'importante azienda di cosmetici, ma diviene sempre più insoddisfatta e infelice. La necessità di traslocare la conduce in un appartamento, lasciato vuoto da Wong Tin-lok. Christy trova il suo diario e capisce che anche lei ha la stessa età, anzi che è nata il suo stesso giorno.
Nel 2005 Kearan Pang porta nei teatri di Hong Kong un suo testo originale. Parla di donne alla soglia dei trent'anni, ma non solo. Parla anche di come una società basata su ritmi umanamente impossibili condizioni le nostre vite e le nostre aspettative, trasformandoci in "negozi aperti 24 ore su 24, 7 giorni su 7", per dirla con Jonathan Crary.

È il caso di Christy, manager in carriera che per inseguire quest'ultima ha rinunciato a tutto: a una relazione stabile e quindi a una famiglia, a coltivare amicizie che vadano oltre il chiacchiericcio gossipparo dell'aperitivo, a visitare il mondo.

Quando i 30 infine arrivano e la paura comincia a serpeggiare, però, qualcosa si incrina. Fermarsi a pensare spesso è il preludio di un trauma. In qualche caso di un trauma costruttivo. A teatro Pang interpretava sia Christy che Wong Tin-lok, ossia il suo esatto opposto, colei che dalla vita non ha avuto niente se non tanto ottimismo e un sorriso contagioso. Una performance doppia, fatta di dialoghi-monologhi e destinata a catturare l'attenzione del pubblico. Per la trasposizione su grande schermo Pang sceglie invece un approccio più tradizionale: Christy ha il volto di Chrissie Chau, ex modella, mentre Tin-lok quello paffuto e nerd di Joyce Cheng.

Una divaricazione fenotipica che rischia di rendere ovvio quel che era sottopelle, incanalando la storia su binari prevedibili. Christy sprofonda nella crisi ed entra in contatto con Tin-lok e con una rivelazione drammatica, per riemergere trasformata. La sferzante satira sociale e l'amara constatazione che oggi nuovi nemici, visibili e non, attendono le donne una volta raggiunto il loro trentennale "ciclo di Saturno", sperperano la loro forza man mano che il percorso di 29+1 si fa più esplicito. Chau stupisce con un'interpretazione che lascia ben sperare sul prosieguo di una carriera sin qui altalenante, ma il passaggio dal palcoscenico al grande schermo finisce per rendere convenzionale, con soluzioni visive scontate, ciò che tale non era. 