Paco de Lucia, la Busqueda

Febbraio 2014: mentre il figlio sta per terminare un documentario su di lui, muore a 66 anni Paco de Lucia, chitarrista di fama mondiale il cui nome è sinonimo di flamenco. Presentato al Festival di San Sebastian nello stesso anno, Paco de Lucia: la busqueda ha il punto di vista inevitabilmente informatissimo di chi è molto vicino al soggetto documentato e proviene dalla stessa matrice culturale.
La ricerca ("busqueda") del titolo è in realtà un doppio percorso: quello di un figlio che insegue, come in un'indagine catartica, lo spirito del padre, e quello artistico di un musicista talentuoso che nonostante la fama mondiale si è sempre ritenuto in formazione permanente.
Procedendo in maniera accademica, a un iniziale prologo sulla necessità della chitarra per de Lucia come strumento di affrancamento dalla propria timidezza, il regista fa seguire una ricostruzione cronologica della sua carriera (complici gli effetti digitali che rendono in 3D l'archivio fotografico di famiglia): dalla scoperta casuale del dono, a sette anni, grazie all'insegnamento del padre a sua volta chitarrista, ai primi successi con il fratello Pepe (tre album incisi come "Los Chiquitos de Algesiras" a inizio anni '60) fino all'esperienza statunitense come accompagnatori del ballerino José Greco ("un cliché per i gringos"). Per poi passare alla contaminazione con l'improvvisazione jazz e alla scoperta di percussioni innovative come il cajon peruviano, o ancor prima le congas che ispireranno la rumba "Entre dos aguas", hit del 1973 ripetutamente citata dal film.
Nato ad Algesiras, in Andalusia, culla secolare della comunità gitana e quindi del flamenco, de Lucia non poteva, pur iniziando a comporre musica propria a metà anni '60, non percepire il condizionamento di una tradizione così rispettata e codificata. Una presenza costante del film, quasi coprotagonista, le cui coordinate sono date un po' per assunte, come rivolgendosi a un pubblico di fan già ampiamente informati su falsetas, soleas, sulla discografia di de Lucia e le carriere di musicisti chiave, del film e della comunità spagnola, come il cantante Camaron de la Isla o il virtuoso della sei corde Sabicas. È infatti l'inglese John McLaughlin, compagno di scorribande chitarristiche tra latin e jazz di de Lucia insieme a Al Di Meola nel live Friday Night In San Francisco (1973) a sottolineare questo timore reverenziale di Paco per i padri del genere (da Andrés Segovia a Nino Ricardo), e a sbeffeggiare i puristi "flagello della musica". Pur da una prospettiva celebrativa, con molte omissioni e una frettolosa contestualizzazione storica, e grazie a una disponibilità del protagonista a raccontarsi, il film lavora sul tema del musicista ossessionato dalla perfezione e dalle gabbie del successo, dettagliando il rito della performance, tra taglio delle unghie e l'iconica postura a gambe accavallate e sguardo impassibile. Ne emerge comunque un'importante notazione tecnica, da insider, che, come un paradosso, ha caratterizzato tutta una carriera: la velocità d'esecuzione non equivale ad assenza di profondità e "cuore", il perfetto controllo del ritmo è altro da quello delle emozioni. Miglior documentario ai Goya 2015. 