Boundless

Film 2014 | Documentario

Titolo originaleMo ngai: To Kei Fung dik din ying sai gaai
Anno2014
GenereDocumentario
ProduzioneHong Kong
Regia diFerris Lin
TagDa vedere 2014
MYmonetro 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Ferris Lin. Un film Da vedere 2014 Titolo originale: Mo ngai: To Kei Fung dik din ying sai gaai. Genere Documentario - Hong Kong, 2014, - MYmonetro 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento martedì 25 novembre 2014

Il ritratto denso e appassionante di un professionista che ha trascorso la sua intera carriera nell'industria cinematografica.

Consigliato sì!
3,25/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
Un documentario attento e dettagliato sul cinema di Johnnie To, attraverso cui rivivere i travagli di Hong Kong e la crisi della sua potenza cinematografica.
Recensione di Emanuele Sacchi
Recensione di Emanuele Sacchi

Ferris Lin segue Johnnie To durante le riprese di due suoi film: le immagini del backstage sono inframmezzate alle interviste al regista e a colleghi, nonché a digressioni sul passato della carriera di To.
"Fuori dal set sono una persona democratica, sul set sono un dittatore". Così diceva di sé anni fa Johnnie To, il regista-simbolo del noir di Hong Kong e uno dei più apprezzati registi di genere e non del panorama mondiale. Grazie a Boundless è possibile cogliere più di un momento in cui To perde le staffe con la sua crew, per constatare la veridicità di quanto affermato dal regista stesso. Specie durante le riprese, irte di difficoltà, nello Yunnan e nel Tanjin, per Romancing in Thin Air e Drug War, due dei suoi ultimi titoli girati nella Cina continentale. Ma il lavoro di Ferris Lin si spinge molto oltre il puro backstage, alternando come in un continuo flashback e flashforward sequenze immortali dei capolavori di To, commenti delle stesse, dichiarazioni di Johnnie e testimonianze dei suoi collaboratori. Facendo parlare registi e maestranze, anziché i critici: privilegiando il punto di vista di testimoni inattesi, come Jia Zhang-ke, e di volti più familiari all'appassionato di Hong Kong, come quello di Soi Cheang, l'allievo più talentuoso del maestro. Il procedimento narrativo, apparentemente caotico, finisce in realtà per trasmettere con forza lo spaesamento vissuto dal cinema di Hong Kong dopo il fatidico handover del 1997 (il ritorno alla Cina e la fine del colonialismo britannico) e la nuova posizione dell'ex-colonia nelle geografie del cinema mondiale. In particolare il rapporto tra la città-stato e la sua orgogliosa tradizione con la potenza emergente del cinema cinese, verso cui To non nasconde una atavica diffidenza e con cui solo recentemente ha accettato di scendere a patti. La digressione sul To istituzionale e sul suo ruolo nel progetto Fresh Wave, teso a promuovere nuovi registi hongkonghesi, permette di approfondire il lato più politico del regista, che ribadisce con alcune frasi chiave il suo pensiero sulla cultura hongkonghese e sulla sua specificità da preservare a ogni costo. Un documento prezioso, quello di Lin, non solo per i fan della Milkyway Image e del suo mogul e per lo studioso di cinema, ma anche per il semplice curioso, che di fronte a Boundless può venire in contatto con un universo ricco di fascino e con l'infinita aneddotica che ruota attorno all'epopea del cinema di To, spesso epico e coraggioso nel suo farsi quanto le gesta degli eroi che narra. Basterebbero il caso di The Mission - girato in un momento di crisi tale da costringere To a ogni tipo di sacrificio per realizzare il film e salvare la Milkyway (il film incassò pochissimo ma è tutt'oggi considerato uno degli apici della carriera) - o quello di Exiled - privo di sceneggiatura e improvvisato con lo stesso spirito dei suoi errabondi personaggi - per aiutare a comprendere come il fascino della saga Milkyway lontano dallo schermo sia pari a quello delle sue pellicole immortali.

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