Titolo originale | Myeong-ryang - Hoe-o-ri-ba-da |
Titolo internazionale | Roaring Currents |
Anno | 2014 |
Genere | Guerra, Azione, Biografico |
Produzione | Corea del sud |
Regia di | Han-min Kim |
Attori | Choi Min-sik, Ryu Seung-Ryong, Jin-woong Cho, Myung-gon Kim, Ku Jin, Jung-hyun Lee Min-woo No, Kim Tae-Hoon. |
MYmonetro | 3,00 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 27 marzo 2019
Una delle battaglie più strategiche della storia militare coreana riportata sul grande schermo. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Asian Film Awards,
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1597, seconda guerra nippo-coreana. La flotta giapponese tenta un nuovo assalto per annientare ciò che resta delle navi da guerra coreane e poter così invadere il regno di Joseon. Ma l'ammiraglio Yi Sun-shi, dapprima imprigionato e torturato dagli uomini del re perché sospettato di tradimento, raduna le 12 navi rimaste e rifiuta la resa: ha in mente un piano temerario per affrontare le 300 e più imbarcazioni dell'esercito dell'invasore.
Le ragioni dell'incredibile successo di pubblico del film (noto anche con il titolo di The Admiral), che ha obbligato a riscrivere i libri dei record di incassi in Corea del Sud, sono evidenti: un racconto epico, patriottico, sontuoso, che allude a una grandeur e a un gigantismo eroico di cui il popolo sudcoreano sente un gran bisogno. Per dimenticare la crisi economica, la divisione tra Nord e Sud, l'inquietudine del domani. Kim Han-min, astuto esegeta del wuxia in versione coreana, eccessivo in ogni sua forma, intuisce la voglia di riscatto di un popolo e gli offre una parabola che va oltre Gladiator e Master and Commander nell'esaltazione dell'uomo-stratega-eroe, dedito fino in fondo alla rigida osservanza di un ideale di cui ormai ignora origine e scopo.
Come l'American Sniper di Clint Eastwood, l'Ammiraglio Yi Sun-shin procede incessantemente in una coazione a ripetere senza porsi quesiti, ma cercando di compiere il proprio dovere fino in fondo, finanche contro il buonsenso. Un uomo capace di atti che sarebbero esecrabili in un contesto estraneo alla logica militare - la scena in cui Yi taglia la testa a un disertore supera per impatto cruento le più spettacolari e sanguinose scene di massa - ma consapevole di essere l'unico in grado di poter salvare il suo popolo e il Regno che lo ha rinnegato. Choi Min-sik (OldBoy, Lucy), un attore per cui gli aggettivi sono da tempo esauriti, è una maschera di morte, o meglio di non-vita, che limita al minimo le espressioni facciali e i movimenti del corpo, come se ogni istante fosse utile per immagazzinare energie da scatenare al momento opportuno. Ed è peculiare come un film ad alto budget, che concentra una componente dominante della propria forza e del proprio potenziale spettacolare nelle scene di battaglia - con un misto di navi da guerra splendidamente ricostruite e di ritocchi digitali per suggerire le dimensioni della flotta nipponica -, finisca, proprio come i titoli succitati o come il precedente War of the Arrows, per trasformarsi nella celebrazione del singolo, di un uomo dalle doti eccezionali, condannato da esse a una vita di privazioni.
Le ingenuità e le clamorose mancanze in termini di verosimiglianza (che portano nell'epilogo ad assurde scene in cui i personaggi comunicano tra loro da distanze impossibili), o le forzature della veridicità storica imposte da uno script troppo rigido, amplificano i lati vulnerabili di Roaring Currents e lo allontanano dalla perfezione epica di John Woo in La battaglia dei tre regni. Ma il senso dell'opera di Kim Han-min sta altrove: tra i soldati che esprimono a parole la speranza che i posteri si dimostreranno degni del sacrificio dei loro avi o tra i pensieri di un ammiraglio profeticamente amareggiato dalla tendenza del suo popolo a dividersi, tradire e combattere guerre intestine.
La storia tratta una delle vittorie militari più spettacolari della storia coreana, vista da gli occhi del migliore stratega, l'ammiraglio Yi Sun-shin. Nel 1597, la flotta giapponese dell'ammiraglio Todo invase il territorio coreano. Nonostante le difficoltà, Yi reagì e condusse una grande offensiva contro il quartier generale di Todo. Mentre i comandanti giapponesi lottavano tra di sé per il potere, Yi attirò oltre 300 navi giapponesi in una trappola mortale, dove furono sconfitte da sole 13 navi coreane.
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