Titolo originale | The Husband |
Anno | 2013 |
Genere | Commedia drammatica |
Produzione | Canada |
Durata | 80 minuti |
Regia di | Bruce McDonald |
Attori | Maxwell McCabe-Lokos, Sarah Allen, Dylan Authors, August Diehl, Joey Klein Jodi Balfour, Ashanti Bromfield, Andrea Grant, Stephen McHattie, Tony Nappo, Paulino Nunes, Jean Yoon, Siam Yu. |
MYmonetro | 3,05 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 12 marzo 2014
Originale dramma comico sulla difficoltà di domare gli istinti, su furia e compassione.
CONSIGLIATO SÌ
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Henry è stato tradito dalla moglie, ma non è tutto; Alyssa è in carcere perché ha tradito Henry con un minorenne. La discesa agli inferi del protagonista è inesorabile e inevitabile, tale è la necessità di trovare delle risposte su quanto avvenuto e la sensazione di costante umiliazione che rende per lui impossibile sostenere lo sguardo di chiunque.
Benché tuttora poco noto, Bruce MacDonald è un regista di culto, che vanta al suo attivo Hard Core Logo, mockumentary sul rock che figura costantemente tra i migliori film prodotti in Canada. Dopo lungometraggi esclusivamente di ambito rock, The Husband - in cui, superfluo il sotttolinearlo, la colonna sonora gioca un ruolo di primo piano - costituisce la prima volta in cui MacDonald si cimenta con il cinema drammatico. L'estetica è il risultato di un sapiente mix tra la fotografia del videoclip cool e quella dell'indie di derivazione Sundance, senza una sufficiente personalità per spiccare ma con la qualità sufficiente per emergere dall'anonimato. Il resto delle sorti di The Husband è consegnato alla prova del protagonista Maxwell McCabe-Lokos, maschera di frustrazione e umiliazione totalmente credibile, dal capo costantemente chino e dallo sguardo allucinato, e a una sceneggiatura che si mantiene ai limiti del grottesco senza mai travalicare.
Ogni accenno all'esplosione, al passo verso il punto di rottura, che renderebbe lo stato di cose irreversibile per Henry, è astutamente sfiorato ma mai seguito fino in fondo, secondo uno schema che strizza l'occhio al cinema di ossessione e gelosia (L'inferno di Chabrol in primis), salvo rientrare nei ranghi e reiterare la partita. Nella sostanziale convenzionalità dell'opera resta la consapevolezza di un cinema, quello canadese, in crescita, a cui il volano del festival di Toronto non potrà che giovare.