Amazzonia

Sia è una scimmia cappuccino cresciuta in cattività. Viene imbarcata su un aereo da turismo che, sorvolando la foresta amazzonica, precipita. Il pilota si salva e fugge e la scimmietta, prigioniera in una gabbia, viene liberata da un coati e inizia la sua perigliosa avventura in un mondo per lei ignoto. Le scoperte sono innumerevoli così come i pericoli. Sia imparerà ben presto che le occorre trovare l'aiuto di altri primati per poter sopravvivere.
Thierry Ragobert ha lavorato per più di dodici anni come capo montatore e produttore di Jacques Yves Cousteau e si vede. La collaborazione con il grande oceanografo gli ha insegnato la giusta misura nel rapporto con il mondo della Natura. Inizialmente, vedendo questo documentario in 3D, si può avere il sospetto di un ritorno al passato, a quei film prodotti dalla Disney nell'ambito della serie "True Life Adventures" in cui (un esempio per tutti Deserto che vive) si tendeva in più occasioni ad antropomorfizzare gli animali. La scimmietta viene gratificata di primi e primissimi piani attraverso i quali sembra esprimere pensieri più profondi di quelli di alcuni esseri umani.
Ben presto però ci si rende conto che l'obiettivo di Ragobert è un altro: utilizzando il veicolo del piccolo primate vuole farci entrare in quel macrocosmo da preservare che è la foresta pluviale amazzonica in cui ancora vivono (per non dire 'sopravvivono' a causa del sempre più invasivo intervento dell'uomo) le più diverse specie animali in un contesto di vegetazione estremamente lussureggiante e variegata. Grazie alle più svariate tecniche di ripresa (che a un occhio attento denunciano anche elementi di ricostruzione, anche se si tratta di un peccato veniale) Amazzonia ci vuole offrire una piccola e non cattedratica lezione di ecologia. Che può essere proposta a tutti, grandi e piccini. Anche se qualche adulto potrà trovarsi in difficoltà a spiegare a un bambino cosa accade alla scimmietta dopo che si è cibata di certi invitanti funghi. 