Titolo originale | Nebesnye Zeny Lugovykh Mari |
Anno | 2012 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Russia |
Durata | 106 minuti |
Regia di | Aleksey Fedorchenko |
Attori | Yuliya Aug, Yana Esipovich, Vasiliy Domrachev, Darya Ekamasova, Olga Dobrina Yana Troyanova, Olga Degtyarova, Alexandr Ivashkevich, Yana Sexte. |
MYmonetro | 3,00 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 14 novembre 2012
CONSIGLIATO SÌ
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Ogni episodio ha il nome di una donna, ogni storia offre un'apertura su una femminilità strettamente legata alla terra e alla tradizione. In ventitré racconti che mettono in scena rituali e desideri, carnalità, tenerezza e aperture fiabesche, Alexei Fedorchenko compone un'ipotesi, quanto mai sfuggente alla definizione, su quella popolazione Mari già al centro di Silent Souls. Se nel film precedente, l'immaginaria ricostruzione antropologico-culturale della popolazione ugro-finnica faceva da sfondo a una vicenda legata alla morte, Spose celestiali dei Mari di pianura ha il suo baricentro ben fisso sulla vita.
La complessità della figura della donna, vista come generatrice e origine di ogni cosa, emerge dalla frammentazione di una narrazione costruita per scorci realistici, magici, comici, misteriosi, ironici, macabri. Del tutto gregario, di contro, il ruolo dell'uomo, quasi superfluo all'interno del sistema sociale mostrato, tanto è perso tra pulsioni violente e incapacità di capire, come fosse uno strumento utile soltanto alla fecondazione e alla progressione della specie. Variamente adatta al tenore di ogni singolo segmento, rimane la traccia quasi documentaristica di altri lavori del regista, caparbiamente impegnato nella restituzione di un mondo che costruisce di volta in volta e che vuole - lui per primo - credere vero. Mentre alcuni parti risultano più convincenti e risolte di altre, ogni immagine nasconde la nostalgia di una semplicità perduta, di un tempo che si può solo inventare, più vicino alla libertà della letteratura che alle strozzature della storia.
Cinema inteso come rifugio e conforto, volutamente al di fuori delle convenzioni, spesso anche respingente, ma mai chiuso in se stesso: Fedorchenko piuttosto invita lo spettatore a seguirlo nel suo viaggio parallelo alla contemporaneità, tra boschi in cui vivono streghe mostruose e spose del vento, ragazze alle prese con la prima mestruazione e giochi amorosi tra adolescenti in una stalla. Dall'infanzia alla vecchiaia, con complicità e affetto, i singoli ritratti sono calati in spazi definiti e credibili in ogni loro aspetto, seguendo l'avvicendarsi delle stagioni e la luminosità di paesaggi vari quanto le diverse novelle. Nell'interazione tra la donna e la natura si può trovare il tema portante di un'opera costruita come un libro di appunti solo apparentemente disarticolato: "È una nuova forma di racconto, tanti dettagli che compongono un disegno intero, e anche se i singoli episodi non si rapportano tra loro nei dettagli, si capisce che fanno parte di un unico mondo" (Alexey Fedorchenko).
“Spose celestiali dei mari di pianura” è stato a mio avviso il film più interessante del Festival del Cinema di Roma : Fedorchenko è un regista russo che già si era fatto conoscere al Festival di Venezia del 2005 ottenendo anche il premio della sezione Orizzonti. Purtroppo il film sarà difficilmente distribuito in Italia per via della censura e [...] Vai alla recensione »
Fedorchenko continua a solcare i Mari. Dopo il successo internazionale di Silent Souls (Miglior Fotografia a Venezia 2010), il regista russo continua ad incidere mirabilmente lo schermo raccontando gesta e leggende dei Mari (ecco un autore che serializza una trovata vincente), tribù dell'Europa centrale scomparsa dal mondo tranne che dalla testa di questo vivacissimo cineasta.