Anno | 2012 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia |
Durata | 75 minuti |
Regia di | Luca Merloni, Pietro Mereu |
Uscita | venerdì 11 maggio 2012 |
Distribuzione | Distribuzione Indipendente |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 4 maggio 2012
Il viaggio di un disoccupato che per trovare lavoro gira per nove città d'Italia portando un cartello addosso con scritto "disoccupato in affitto".
CONSIGLIATO SÌ
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Dopo aver perso un impiego nel mondo della comunicazione, il trentottenne Pietro Mereu, originario dell'Ogliastra sarda, parte da Roma alla volta di otto città italiane con un cartello addosso su cui è scritto "disoccupato in affitto". Ha un obiettivo preciso: trovare lavoro. Lascia il suo recapito un po' ovunque, raccogliendo le opinioni delle persone per strada, molte delle quali sono nella sua stessa condizione. L'esito di questo viaggio che vuole essere un ritratto della situazione socio-economica del Paese è intimamente drammatico, nonostante sia condotto con l'arma affilata di un'ironia provocatoria e di una determinazione che fuga qualsiasi autocommiserazione.
Reportage sull'Italia della crisi - è stato girato nell'estate del 2010 - e testimonianza di uno sconcerto sempre più palpabile, il film diretto da Luca Merloni sta a metà tra l'inchiesta giornalistica e il "self marketing", tra la volontà di riuscire a capire e quella di non arrendersi. Lo stallo del sistema-Italia affiora dalla voce dell'uomo qualunque, rassegnato o arrabbiato che sia, in una variazione disincantata di un "pedinamento sociologico" reso fluido dalla simpatia di un protagonista-intervistatore in grado di entrare in contatto con i cittadini di Roma, Firenze, Lecce, Cagliari, Genova, Bologna, Verona, Napoli e Milano
. Come in un'amarissima commedia all'italiana, davanti all'occhio di una videocamera troppo incerta, scorrono tipi, facce, caratteristi improvvisati, persone che danno conforto o, in alcuni casi, vorrebbero riceverlo, scorci di una massa eterogenea, quasi sempre comprensiva, altre dubbiosa quando non scettica: c'è anche chi crede che a mancare non sia il lavoro, ma la voglia di trovarlo. Dietro all'idea stravagante e al di là del cartellone dell'uomo-sandwich - la paternità dell'espressione è di Charles Dickens, come viene spiegato dagli intermezzi su disegni di Cesare Corda - si nasconde un problema serissimo, affrontato con competenza, partecipazione e un budget troppo basso.
Un giudizio eccessivamente severo sulla dilettantesca fotografia di un lavoro prodotto per intero dal regista e dal protagonista sarebbe inopportuno come uno troppo blando sulla sua durata. Difficile negare che una decina di minuti in meno avrebbe giovato alla compattezza globale: qua e là, infatti, il ritmo latita facendo calare l'attenzione dello spettatore. Oltre i suoi limiti, Disoccupato in affitto va comunque visto e difeso. Le canzoni sono firmate da The Niro, nome d'arte del cantautore romano Davide Combusti.