Infanzia clandestina

Film 2012 | Drammatico, 112 min.

Regia di Benjamín Ávila. Un film Da vedere 2012 con Natalia Oreiro, Ernesto Alterio, César Troncoso, Cristina Banegas, Teo Gutiérrez Moreno. Cast completo Titolo originale: Infancia clandestina. Genere Drammatico, - Spagna, Argentina, Brasile, 2012, durata 112 minuti. Uscita cinema giovedì 29 agosto 2013 distribuito da Good Films. - MYmonetro 3,41 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento lunedì 26 agosto 2013

Juan vive in clandestinità e al di fuori di casa sua ha un altro nome. Ma quando conosce Marìa, le cose cambiano. In Italia al Box Office Infanzia clandestina ha incassato 13,7 mila euro .

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Consigliato sì!
3,41/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA
PUBBLICO 3,32
CONSIGLIATO SÌ
La resistenza alla dittatura vista con gli occhi di un bambino, in una storia sconvolgente che ha il valore della testimonianza.
Recensione di Annalice Furfari
Recensione di Annalice Furfari

Juan ha dodici anni e ha condotto una parte della sua vita in esilio. Nel 1979 torna, con i genitori e la sorellina di un anno, nel suo paese, l'Argentina. Il ragazzino è stato costretto a vivere lontano da casa per la condizione di clandestinità dei genitori, guerriglieri peronisti dell'organizzazione dei Montoneros, oppositori della dittatura militare di Videla, che ha rovesciato con un golpe il governo Peron nel 1976. Il padre e la madre di Juan sono adesso convinti che sia giunto il momento di alzare il tiro e portare la resistenza nel cuore dell'Argentina. Il ritorno in patria è, però, rischioso: sono latitanti ricercati dalle autorità e devono, quindi, vivere nascosti, sotto falsa identità. Anche Juan ha un nuovo nome. Per i suoi compagni di scuola e per la ragazzina di cui si innamorerà, si chiamerà Ernesto, come il Che.
È un'infanzia rubata quella raccontata dal regista argentino Benjamín Ávila nel suo primo lungometraggio. Una condizione che ha il preziosissimo valore della testimonianza. La sconvolgente storia del dodicenne Juan si basa, infatti, su eventi realmente accaduti al regista da piccolo. Già questo basterebbe a rendere Infanzia Clandestina un film necessario. Di opere sull'eroismo della resistenza contro le dittature nel mondo ne abbiamo viste tante, ma l'originalità di questo film sta nel diverso punto di vista, che ci permette di osservare il microcosmo partigiano dall'interno, senza filtri, se non quello di un bambino che partecipa alla resistenza scrutandola dal punto di osservazione privilegiato della propria età. E così la mette a nudo, svelandone in maniera impietosa le contraddizioni e le assurdità. Lo sguardo indagatore di Juan, che è lo sguardo bambino del regista, non condanna ma neppure assolve. Non ci suggerisce cosa è giusto o sbagliato, perché nelle guerre - clandestine o ufficiali che siano - non può esserci giustizia. Nell'Argentina di fine anni Settanta, da una parte ci sono interessi, dall'altra convinzioni. Eppure, anche queste possono condurre sul terreno minato dell'insensatezza.
Juan è stato educato sulla base di valori e princìpi ferrei, senza dubbio nobili, eroici e coraggiosi, ma intransigenti. Insegnamenti che forgiano il carattere del ragazzo, ideali che respingono con forza l'egoismo mediocre e timoroso del qualunquismo individualista, ma che rasentano l'assurdo se applicati aprioristicamente alla vita reale. Quella vita che i genitori hanno tolto a Juan, per la devozione totale a una causa. Lottano per il bene comune, per garantire al proprio paese un futuro migliore. Chiusi nel loro mondo di credenze incrollabili, il serio padre e la passionale madre di Juan donano al figlio l'amore di una famiglia unita, ma lo privano della possibilità di una vita e una crescita normali. All'inizio, avere un nome falso o una casa con nascondiglio può essere un gioco. Ma non sono un gioco le riunioni clandestine dei guerriglieri, le commemorazioni dei caduti, le armi, la paura che mamma e papà possano non tornare a casa. Juan non discute la scelta di vita imposta dai genitori, vi aderisce, non ha la maturità tale da poter fare diversamente. Ma, nel momento in cui assapora la possibilità di una vita normale, con dei compagni di gioco e la scoperta emozionante del primo amore, qualcosa si spezza nella relazione simbiotica con i genitori. È giusto privare un bambino di tutto questo? È giusto sacrificare la felicità individuale o la serenità della propria famiglia, per mettersi al servizio di una collettività che non ha il coraggio di fare altrettanto? Infanzia Clandestina pone domande complesse e non dà risposte, se non nell'insegnamento fondamentale che il magnetico zio Beto, anche lui guerrigliero, tramanda al nipote Juan, esortandolo a non tradire mai se stesso, qualunque cosa decida di fare nella vita.
Al valore di tematiche così importanti si aggiungono meriti squisitamente cinematografici: un cast sempre all'altezza del difficile compito, una sceneggiatura ben scritta - che sa far ridere e piangere subito dopo, senza mai appesantire, anche nelle situazioni più drammatiche - e una regia sicura, non invadente, ma capace di soluzioni peculiari, come l'uso del disegno animato nelle sequenze più violente, quelle che la mente di un bambino non può concepire, persino quando i suoi occhi ne diventano testimoni innocenti.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
martedì 3 settembre 2013
diomede917

Ispirato alla storia vera dei suoi genitori e dedicato alla madre "scomparsa" il 13 Ottobre del 1979, Benjamin Avila realizza il suo film sul drammatico argomento dei Desaparecidos usando una prospettiva diversa......ad altezza del bambino che è stato e che è rimasto segnato da quegli anni difficili.....il tutto sotto l'ala protettiva del premio Oscar [...] Vai alla recensione »

sabato 7 dicembre 2013
rampante

Il mondo partigiano dall'interno, senza filtri E' una storia sconvolgente e si basa sul racconto di un dramma infantile e autobiografico   realmente accaduti al regista da piccolo Siamo in Argentina, 1979, i genitori del dodicenne Juan, giovani attivisti esiliati a Cuba  decidono di tornare a Buenos Aires dopo anni di esilio, sotto falsa identità   [...] Vai alla recensione »

giovedì 16 gennaio 2014
Francesco2

Può sembrare paradossale parlare di "Sogno" in un'opera come questa, iperrealista nel suo bozzettismo comunque simpatico e non privo di significato. E però, forse non è così. Se noi pensiamo alla scena con lo zio morto, ma anche ad altre con la fidanzatina e soprattutto con la madre, una dimensione onirica sembra inserirsi in questo panorama crudo.

sabato 2 giugno 2012
lucio carlo

LE COLPE DEI PADRI LE PAGANO I FIGLI. LA STORIA DI ERNESTO ALIAS JUAN E' ESEMPLARE. ANNI '70 :NELL'ARGENTINA TRAVOLTA DALLA FEROCIA DELLA DITTATURA MILITARE IL PICCOLO ERNESTO DEVE TRAVESTIRSI DA JUAN PER POTER VIVERE ACCANTO AI PROPRI GENITORI, RIVOLUZIONARI BRACCATI. IL DESIDERIO DI DEMOCRAZIA POLITICA DEGLI ADULTI CHE SI INTRECCIA CON LA NECESSITA' DI [...] Vai alla recensione »

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