Titolo originale | Wokou de zongji |
Anno | 2011 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Cina |
Durata | 108 minuti |
Regia di | Xu Haofeng |
Attori | Yu Cheng-Hui, Yang Song, Zhao Yuanyuan, Ma Jun . |
MYmonetro | 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 7 ottobre 2011
L'unico film cinese presente nella sezione Orizzonti della 68.edizione della Mostra di Venezia diretto dallo sceneggiatore di The Grand Master di Wong Kar-Wai.
CONSIGLIATO NÌ
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Epoca della dinastia Ming. A Guancheng il maestro di spada Liang Henlu si presenta di fronte alle Quattro Scuole di arti marziali per chiedere di poter aprire la propria. Oltre a rifiutare la richiesta, i quattro maestri scatenano una caccia all'uomo contro Henlu, accusandolo di essere un pirata giapponese.
Un film coraggioso quello di Xu Haofeng, a maggior ragione considerando che si tratta di un debutto. Sostanzialmente trasporre in immagini - e con un budget evidentemente risicato - lo scontro di differenti filosofie di arti marziali (e quindi di vita) non è operazione semplice. Haofeng la conduce privilegiando un approccio originale in cui lo spettatore, anziché essere appagato da ricchi premi e cotillon CGI, viene per così dire reso edotto sul rigore di discipline contrapposte di arti marziali. Il legame che unisce la foggia della spada di Liang Henlu - così simile a una katana nipponica - alla persecuzione ai suoi danni da parte dei maestri di Guancheng risulta spunto affascinante quanto destinato all'inevitabile incomprensione dei più: solo un esempio di un intreccio fortemente involuto, nonché gravato dalle troppe ellissi narrative e passaggi resi impliciti. Così come il più curioso degli showdown wu xia a cui si sia assistito in tempi recenti: un duello che assomiglia più a una lezione di danza che a una resa dei conti. Ma se nelle sequenze action Haofeng sembra non voler accontentare altri che se stesso, è altrove che, sbagliando, il regista cerca goffamente di alleggerire la materia, con inserti slapstick degni del peggior wu xia coreano (il che non è un complimento) o personaggi giustapposti e fuori contesto come il quartetto di provocanti pseudo-zingare. Non mancano elementi di pregio, specie in termini di fedeltà storica, ma nel complesso The Sword Identity risente di un eccesso di ingenuità su cui difficilmente si può sorvolare.