L'Oiseau

Film 2011 | Drammatico

Regia di Yves Caumon. Un film con Sandrine Kiberlain, Alice Belaïdi, Serge Riaboukine, Clement Sibony, Bruno Todeschini. Genere Drammatico - Francia, 2011, - MYmonetro 2,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento giovedì 25 agosto 2011

Un film scritto e diretto da Yves Caumon.

Consigliato nì!
2,25/5
MYMOVIES 1,50
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO NÌ
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Trailer
Il soggetto non regge la misura del lungo. Il film è povero e uguale a stesso..
Recensione di Marianna Cappi
sabato 10 settembre 2011
Recensione di Marianna Cappi
sabato 10 settembre 2011

Anne è una donna discreta e riservata, che vive la sua vita come un'ombra, dividendosi tra il lavoro nelle cucine di un ristorante e le piccole cose di casa. Nel suo passato c'è un lutto insormontabile, che ha probabilmente decretato anche la fine del suo matrimonio. Da allora Anne ha chiuso anche con le amicizie. A cambiarle la vita è la scoperta di un uccellino caduto nel comignolo sul tetto e rimasto intrappolato nel suo muro. Anne lo libera e pian piano i due diventano compagni di casa.
L'idea dietro il film di Yves Caumon è quella di illuminare un argomento talmente enorme e devastante, com'è la perdita di un figlio di quattro anni, da un punto di vista piccolo e silenzioso. Il film ha il pudore di posizionare l'obiettivo all'esterno del personaggio e di non forzarlo in spiegazioni o confronti frontali, ma di ritrarne invece la solitudine estrema e la monotonia dell'agire, probabilmente dettata dalla necessità di non impazzire. La Kimberlain è perfettamente dentro il personaggio, credibile e mai tentata di dimostrare o dire più del dovuto, ma i problemi del film sono tanti, di soggetto ancor prima che di sceneggiatura.
La facile metafora della vita chiusa tra le pareti di casa, impossibilitata a spiegare le ali, non è sufficiente a reggere la misura del lungometraggio, che si ritrova poco spesso e sempre uguale a stesso. Le reminiscenze di "Ricette d'amore" della Nettelbeck, che emanano dalla figura del capocuoco, mal si adattano allo stile di quest'opera, totalmente differente nel tono e nel movimento del racconto. Il minimalismo esasperato della regia e della sceneggiatura suona come una copertura -forse inconscia ma furbetta- del vuoto che le regola, e lo stesso si può dire della scena all'interno della sala cinematografica, piuttosto gratuita. Il cinema è presentato come l'unico luogo in cui è possibile essere soli insieme agli altri, spettatori di qualcosa di più grande, che accomuna, volenti o nolenti. Verissimo. Ma questo film, senza volerlo, ci ricorda che per fortuna, qualche volta, siamo anche liberi di non entrare e di impedirgli, così, di farci imprigionare.

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RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
giovedì 8 settembre 2011
DIPITWINS86

belle le musiche, ma la storia non ha mai una svolta,

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