The Eye of the Storm

Film 2011 | Drammatico 114 min.

Titolo originaleThe Eye of the Storm
Anno2011
GenereDrammatico
ProduzioneAustralia
Durata114 minuti
Regia diFred Schepisi
AttoriGeoffrey Rush, Judy Davis, Colin Friels, John Gaden, Helen Morse, Robyn Nevin Alexandra Schepisi, Charlotte Rampling, Maria Theodorakis, Dustin Clare.
MYmonetro 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Fred Schepisi. Un film con Geoffrey Rush, Judy Davis, Colin Friels, John Gaden, Helen Morse, Robyn Nevin. Cast completo Titolo originale: The Eye of the Storm. Genere Drammatico - Australia, 2011, durata 114 minuti. - MYmonetro 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento lunedì 31 ottobre 2011

Basata sul romanzo dell'autore premio Nobel, Patrick White. Il film è stato premiato a Roma Film Festival,

Consigliato sì!
3,00/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
Il racconto lucido e ferocemente umoristico della miseria umana.
Recensione di Marzia Gandolfi
lunedì 31 ottobre 2011
Recensione di Marzia Gandolfi
lunedì 31 ottobre 2011

Elizabeth Hunter ha troppi anni e pochi mesi di vita, due infermiere e una governante, un avvocato e due figli che hanno provato a dimenticarla perdendosi in Europa: Basil recitando sui palcoscenici del mondo e guadagnandosi il titolo di Baronetto, Dorothy sposando in Francia un principe niente affatto gentiluomo che l'ha lasciata indigente e titolata. Fragili e inquieti arrivano al capezzale della madre da cui ricevono ancora e sempre sarcasmo e disprezzo. Sotto parrucche colorate e dentro abiti eccessivi, Elizabeth consuma i suoi ultimi giorni tra presente e flashback di una vita vissuta avidamente, una vita che l'ha vista splendida e implacabile, seducente e assidua frequentatrice di letti già caldi d'amore. Incapace di amare i suoi figli e il suo marito defunto, Elizabeth perde il contatto col presente e precipita nel passato e nel ricordo ossessivo di un uragano che l'ha colpita senza abbatterla. Più forte e crudele di tutto lascerà un patrimonio in denaro e aridità.
Difficile non adottare uno sguardo comparatista quando un film trova ispirazione e avvio da un romanzo barocco e ossessivo come quello di Patrick White, Nobel per la letteratura nel 1973. Australiano come l'autore del romanzo omonimo, Fred Schepisi si tuffa in quella mole di parole e prova a cogliere gli aspetti centrali e marginali del libro, reinvestendoli in un nuovo equilibrio narrativo. Il risultato finale è un film che alla maniera della protagonista provoca un misto di 'ripugnanza' e di desiderio, raccontando con lucidità e feroce umorismo la fragilità e la miseria del genere umano. Al centro del ciclone e del (melo)dramma familiare, c'è l'Elizabeth di Charlotte Rampling, madre crudele e naturalmente portata a perpetuare il suo dominio in virtù del fascino spettacolare del suo mettersi in scena. In scena anche quando la senilità e la morte lambiscono impietose la sua immagine, la sua maschera, la sua anima venduta troppo presto per quella fascinazione silenziosa e letale che le ha alienato l'amore dei figli e le ha conquistato quello di mille amanti, votati esclusivamente alla soddisfazione delle sue attese. Come nel romanzo la disumanità supera la soglia di sopportazione, la malignità sussurrata delinea rapporti di forza spietati, la ferocia sotterranea divora la relazione madre-figli, vincolo (an)affettivo e sterile che fa chiasso sui mali secondari e tace su quelli rilevanti e deplorevoli. Judy Davis e Geoffrey Rush sono i figli improduttivi e infelici accorsi dall'Europa al capezzale di una tiranna, che esercita le sue ultime ore di autorità alle porte di Sydney. Rientrati dalle rispettive non vite per rivendicare la loro eredità, finiscono alleati e amanti incestuosi in un interno alto borghese e decadente, palcoscenico di dinamiche complesse e cannibaliche. Il potere e le sue linee di forza, il male e le sue ipocrisie sono incarnati da protagonisti tutti ugualmente disprezzabili e per cui è davvero impossibile partecipare. L'affiorare dei personaggi sullo schermo dimostra il valore puramente scenico dell'essere, di uomini e donne, di 'nobili' e 'servi', che vivono dentro un universo truccato, nel residuato di ambienti sovraccarichi e opulenti, dove si celebra il ritorno del rimosso. Negli appartamenti privati di Elizabeth, tra chiacchiere, canzoni e battute salaci si consuma l'eterna commedia dell'ambiguità che gli specchi, gli arredi, le inquadrature di profilo sottolineano insieme alla performance di attori straordinari. Ma se Dorothy e Basil restano pallide imitazioni della madre-matrice, puntano i piedi, fanno i capricci e perdono il baricentro, è Elizabeth a esercitare il piacere viziato, perseverando in un sentimento che è ormai solo un atteggiamento, di cui da tempo ha dimenticato le ragioni. È lei la regina di piani letali, che sente e intende la vita esclusivamente come eliminazione dell'altro. È lei, ancora, a restare in piedi contro un cielo carico di nuvole nere e della sua esistenza spropositata.

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RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
domenica 6 maggio 2012
Luanaa

Montaggio incredibile. Una grande amarezza permea questa storia di una famiglia fallita nella costruzione interiore. La Rampling non funziona come polo forte (non capisco come questa vecchia attrice francese ci viene propinata in tutte le salse: è sgradevole; fuori luogo). Ma la bellezza di questo film è nel non avere veri protagonisti ma è piuttosto nelle concatenazioni di forti solitudini che non [...] Vai alla recensione »

lunedì 31 ottobre 2011
giggi72

questa follia australiana salta fuori continuamente.l'immagine dei vermi forse per abbassare il budget delle comparse una continua simbologia del trapasso che già si capisce essere evidente sin dall'inizio.i personaggi mi sono sembrati trattati molto superficialmente e il film regge solo per la bravura incontrastata degli attori.insomma un po'scontato, devo dire che ho visto di meglio a questo festival [...] Vai alla recensione »

winner
premio speciale della giuria
Roma Film Festival
2011
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