Titolo originale | Eine flexible Frau |
Anno | 2010 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Germania |
Durata | 97 minuti |
Regia di | Tatjana Turanskyj |
Attori | Mira Partecke, Laura Tonke, Bastian Trost, Franziska Dick, Angelika Sautter . |
MYmonetro | 2,92 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 1 febbraio 2010
CONSIGLIATO SÌ
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Passati da poco i quarant'anni, Greta perde il suo posto presso uno studio di architettura e con esso la sua identità di donna e di madre. Affidata ad un consulente lavorativo che cerca di infonderle autostima e strategie di mercato, trova impiego presso un call center dove però di fronte alla più giovane superiore mette in mostra solo la sua scarsa propensione alle vendite. Fra un tentativo e l'altro di riconquistare goffamente la fiducia del figlio e la propria femminilità, Greta inganna il tempo bevendo e studiando il nuovo assetto urbanistico della città. Da qualche tempo la crisi del cinema si esorcizza in un "cinema della crisi" che tratta spunti narrativi presi dalla quotidianità e personaggi in equilibrio sulla precarietà del mondo lavorativo. Dal "basso" della propria piccola produzione girata in digitale con pochi attori, Eine Flexible Frau (Una donna flessibile) ricorre a una certa sobrietà stilistica (inquadrature fisse, racconto in forma episodica) servendosi dell'eclettico paesaggio urbano berlinese per coniugare la tragedia del contesto con l'ironia della sorte. Oltre all'inquietante fenomeno del call center (che, come la fabbrica per gli anni sessanta, sta diventando il luogo topico del cinema politico dei nostri anni), si racconta anche l'imperante follia modernizzatrice e i modi con cui essa si irradia sulle nostre abitudini, sui rapporti sociali, sul linguaggio e sull'urbanistica. Il vocabolario e il paesaggio divengono così gli strumenti per mappare i confini della nuova conformazione sociale, per marcare la distanza fra le nuove forme di disumanizzazione. Da una parte c'è chi riesce ad adeguarsi alla realtà di uno spazio sempre più frammentato e spersonalizzato, dall'altra c'è chi è incapace di compromettere se stesso, arrivando ad annullarsi nella disoccupazione e nella depressione. Greta è il personaggio che incarna questa seconda fascia sociale e il relativo senso di inadeguatezza e di inettitudine in un corpo bello ma imperfetto, in cerca di un'armonia interiore ma immerso in una natura ostile. I suoi continui tentativi di ricostruirsi sia come donna che come madre risultano ancora più fallimentari perché condotti senza la forza necessaria a imporsi sulle situazioni. Tutto incentrato su questo solo personaggio, il film di Tatjana Turanskyj riesce a costruirsi come un ritratto tragicomico della modernità, o meglio un dramma sobrio e beffardo sul senso della precarietà professionale ed esistenziale.