Giallo a Milano

Film 2009 | Documentario 75 min.

Anno2009
GenereDocumentario
ProduzioneItalia
Durata75 minuti
Regia diSergio Basso
AttoriZhang Wen, Jessica Pattuglio, Cristiano Pattuglio, David Chao, Wu Xiaoyun .
MYmonetro 3,09 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Sergio Basso. Un film con Zhang Wen, Jessica Pattuglio, Cristiano Pattuglio, David Chao, Wu Xiaoyun. Genere Documentario - Italia, 2009, durata 75 minuti. - MYmonetro 3,09 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento mercoledì 4 marzo 2015

Consigliato sì!
3,09/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA
PUBBLICO 2,67
CONSIGLIATO SÌ
Un esperimento coraggioso, fiero e lucido, che gioca in anticipo sull'agire della politica.
Recensione di Raffaella Giancristofaro
Recensione di Raffaella Giancristofaro

27 marzo 2009: in via Paolo Sarpi, fulcro della cosiddetta Chinatown milanese, in seguito a una lite, un cinese viene ferito e un altro rimane ucciso con un'arma da taglio. Il fatto, che rinfocola la diffidenza se non il pregiudizio degli italiani, fornisce lo spunto per una riflessione - tra il documentario e la ricostruzione finzionale, oltre altre tecniche cinematografiche miste - sulla percezione della comunità cinese e sulla sua integrazione nel contesto sociale, appoggiandosi a interviste e testimonianze dirette dei protagonisti, ovvero i "gialli a Milano". La narrazione è scandita in quindici capitoli, che adottano stili di racconto differenti e ricalcano ognuno gli elementi costitutivi del giallo perfetto (inteso come genere letterario/cinematografico: dalla voce narrante del morto all'alibi...).
Emerge un quadro variegato di contributi: dalle riprese tv del luogo del delitto si passa subito a quelle (metaforiche) di un incontro di kickboxing tra Italia e Cina; dall'animazione che ricostruisce la storia vera di un immigrato clandestino e del fratello legato alla malavita si va alla messinscena delle paure e delle gioie di due coppie di immigrati (una che desidera un figlio e un'altra che l'ha dovuto lasciare in patria), o alle interviste a ragazzi cinesi nati in Italia; passano in rassegna un'operatrice culturale che si occupa di mediazione insegnando ai bambini il cinese ufficiale (perché i figli di genitori provenienti dalle province parlano i dialetti), un aspirante attore in conflitto col conservatorismo del padre, un anziano artista docente all'Accademia di Brera fuggito dalla Cina per via della guerra, una ragazzina che ama la ginnastica ritmica, uno dei primi figli dei matrimoni misti (i primi insediamenti cinesi in Italia risalgono ai campi di internamento fascista e nel quartiere Sarpi risalgono agli anni '20), oggi membro di una delle 18 associazioni cinesi a Milano.
Storie comuni, di vario sradicamento e difficoltà, come accade a tutti gli individui che non appartengono più alla madrepatria e che non sono ancora interamente immersi nella cultura del Paese d'adozione. Giallo a Milano è un esperimento coraggioso, fiero e lucido, che gioca in anticipo sull'agire della politica e ha le sue radici nella comprensione della lingua (il regista la conosce ed ha vissuto a più riprese in Cina tra il '96 e il 2008, dov'è stato anche assistente e dialoghista per Gianni Amelio sul set di La stella che non c'è). Il suo pregio principale è la capacità di sintetizzare tanti temi in una formula di semplice comprensione grazie a un linguaggio duttile e moderno, che utilizza a proprio beneficio il montaggio sia video che audio, e di fantasiosa creatività (non a caso il film ha avuto una seconda pelle come operazione multimediale, come esperienza del quartiere con accesso libero alle singole scene di cui è composto).
Scopo (riuscito) del film è aggiornare i luoghi comuni, facilitare la comprensione di una cultura inaccessibile per via dell'idioma, leggere la resilienza non come un problema quanto come l'effetto di un adattamento necessario a un ambiente ostile; insomma prendere atto della diffusa incapacità nostrana di aprirsi al diverso da sé; a un incontro che andrebbe colto come un'opportunità di arricchimento piuttosto che argomento di antagonismo sociopolitico.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
mercoledì 28 aprile 2010
mez_mar_ize

E' un buon documentario, la scelta del titolo è intrigante ma il tentativo di collegare le storie non regge perché non si arriva ad uno scioglimento finale. Avrei preferito un impianto tradizionale che non obbligasse gli autori a cercare connessioni tra storie troppo diverse l'una dall'altra. Apprezzabile e dovuto il tentativo di far conoscere una realtà presente [...] Vai alla recensione »

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