Anno | 2009 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 60 minuti |
Regia di | Roberto Orazi |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 14 ottobre 2010
Il racconto del traffico di organi umani fatto dai protagonisti stessi: donatori volontari e non, mediatori interessati, medici senza scrupoli.
CONSIGLIATO SÌ
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Brasile, Nepal, Sudafrica, Cina, sono solo alcuni dei teatri di un traffico tanto diffuso quanto abietto e disperato, quello del traffico di organi umani, che si svolge con l'intermediazione interessata dei paesi civilizzati, delle loro mafie, dei loro professionisti.
Il documentario di Roberto Orazi H.O.T. - Human Organ Traffic , scritto insieme al giornalista Alessandro Gilioli, solleva diverse questioni: c'è chi è disposto a vendere un proprio organo per soldi, una parte di vita per l'intero, insomma (salvo poi non godere dell'assistenza sanitaria postoperatoria necessaria), e c'è chi è disposto a scavalcare la legge per combattere il destino cattivo di una malattia, propria o di un congiunto; c'è chi si trasferisce in Cina prima di un'esecuzione capitale per accaparrarsi il lascito del malcapitato e chi venderebbe un rene per un cellulare, per 500 euro in tutto.
Orazi entra nella rete, senza giudicare apertamente ascolta le testimonianze di prima mano di chi opera sul confine del crimine contro l'essere umano, per salvare altri esseri umani o per guadagnare sulla loro pelle, letteralmente. Ne emerge un quadro eticamente spinoso, dove la legge è materia imperfetta ma più che mai necessaria.
In questa storia del sacrificio di sé, il commercio di pezzi umani si fa servitore di pratiche disumane e schiaviste ma anche di un ideale sovrumano di salvezza, un'illusione vitale a cui il business malavitoso si aggrappa per convincere il donatore promettendo con l'inganno. Ed è proprio in ragione di questa illusione spesso indispensabile e irrinunciabile, e pur non nascondendo l'orrore e il disgusto per certe pratiche, che il regista si astiene da facili commenti moralisti o paternalistici, e lascia che a parlare, nel suo documentario, siano i fatti soggettivamente raccontati da coloro i quali ne sono stati protagonisti attivi o passivi.
In questo modo, il lavoro di Orazi travalica i confini pur vasti del suo argomento esplicito e arriva a ragionare sugli squilibri sociali ed economici che stanno alla base delle questioni etiche e morali e che, se nel cosiddetto Terzo Mondo esplodono in maniera drammatica e deflagrante, toccano anche noi e la nostra coscienza ben più di quanto amiamo immaginare.
Mi piacerebbe vedee questo documentario, ma non riesco a trovarlo!