4 padri single

Film 2008 | Drammatico

Anno2008
GenereDrammatico
ProduzioneItalia
Regia diPaolo Monico
AttoriAlessandro Gassmann, Cassandre Fiering, Jeanine Bartel, Barbara Martins, Michael Moseley, Collenn Dunn, Margot White, Lenny Venito, Aleksa Palladino Stephanie Szostak, Francesco Quinn, Darren Pettie, Mary Testa, Joe Urla.
MYmonetro 2,46 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Paolo Monico. Un film con Alessandro Gassmann, Cassandre Fiering, Jeanine Bartel, Barbara Martins, Michael Moseley, Collenn Dunn, Margot White, Lenny Venito, Aleksa Palladino. Cast completo Genere Drammatico - Italia, 2008, - MYmonetro 2,46 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento mercoledì 6 giugno 2012

Le storie intrecciate di quattro italiani che per diversi motivi si ritrovano a vivere a New York. Grazie alla loro amicizia troveranno la forza di affrontare la difficile gestione dei figli, delle mogli americane, delle amanti, della vita professionale..

Consigliato nì!
2,46/5
MYMOVIES 2,00
CRITICA
PUBBLICO 2,92
CONSIGLIATO NÌ
Scheda Home
Critica
Premi
Cinema
Trailer
L'occasione mancata del primo tv movie italiano di respiro internazionale, sceneggiato da Liz Tuccillo e prodotto da Muccino senior.
Recensione di Nicoletta Dose
Recensione di Nicoletta Dose

New York. Durante la recita scolastica dei propri bambini, si incrociano i destini di quattro padri italo-americani, tutti single o quasi. Jacopo (Alessandro Gassman), dentista divorziato, amante delle belle donne, non riesce a fermare il desiderio di intrattenersi con il gentil sesso, sempre e ovunque. Al contrario, con l'intenzione di riconquistare la fiducia della moglie perduta troviamo Dom (Francesco Quinn), architetto sulla soglia dei quarant'anni, tanto preciso nel lavoro quanto pasticcione nelle relazioni private. A completare il gruppo ci sono i guai di Ennio (Joe Urla) e George (Lenny Venito), il primo è l'insicuro marito di una donna che gli confessa di non amarlo più, il secondo è un poliziotto un po' grassoccio, frustrato dalla vita familiare, colto da un'improvvisa voglia di vivere che lo induce a lasciare moglie e figli.
Girato interamente negli Stati Uniti, tra Boston e la Grande Mela, 4 padri single è un innovativo esperimento della televisione italiana. Prodotto da Gabriele Muccino, che abbandona le crisi di mezza età per concentrarsi sui drammi dei quarantenni, e sceneggiato da Liz Tuccillo, mente letteraria di Sex and the City, il racconto delle disavventure dei 4 protagonisti viene affidato alla regia di Paolo Monico, finora direttore di video musicali e pubblicitari. Le premesse tecniche sono buone, il cast artistico è di livello internazionale e l'osmosi tra fiction italiana e cinema americano è evidente: c'è la qualità estetica di un film statunitense e l'intimità di una storia tipicamente nostrana. C'è da dire però che l'ambizione di creare un prodotto esportabile all'estero ha forse lasciato cadere in secondo piano la considerazione del pubblico cui è rivolto. C'è un po' di tutto nella storia, dalla rappresentazione cinica delle donne, copie fin troppo spudorate delle "desperate housewives" d'oltreoceano, alla categoria dei maschi, visti come traditori, sprovveduti o ingenui tipi umani. Fanno tutti parte di un'idea del mondo a tinte forti, dove il segno distintivo delle donne è il dinamismo tipico del "chick lit", tanto di moda in Italia come oltre confine. E dove gli uomini non possono essere nient'altro che l'esatto contrario. Una visione un po' stereotipata che attira ma finisce per annoiare, se, come in questo caso, i personaggi non evolvono verso un nuovo avvenire (ad eccezione di Jacopo che trova il vero amore). In più, proprio per tentare di raggiungere fette di pubblico il più vario possibile, il film non sceglie un particolare filtro narrativo ma becchetta a colpi leggeri tutto ciò che capita sotto mano.
La disorganica strutturazione del racconto trasforma le vicende dei 4 protagonisti in semplici episodi staccati l'uno dall'altro; l'amicizia tra loro appare forzata, il modo in cui nasce e va avanti è poco credibile. Una gag su due fa cilecca, e l'altra conquista a malapena un sorriso. Gli attori ce la mettono tutta a dare ritmo e vitalità alla sceneggiatura ma la vittoria va comunque all'impressione generale di essere di fronte ad un'occasione mancata.

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