Harakiri

Film 1919 | Drammatico 85 min.

Regia di Fritz Lang. Un film con Paul Biensfeldt, Lil Dagover, Georg John, Meinhart Maur, Rudolf Lettinger. Cast completo Genere Drammatico - Germania, 1919, durata 85 minuti. - MYmonetro 2,50 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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2,50/5
MYMOVIES 2,00
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PUBBLICO 3,00
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La Madame Butterlfy secondo Fritz Lang.
Recensione di Fabio Secchi Frau
Recensione di Fabio Secchi Frau

Harakiri, termine occidentale per indicare il seppuku ovvero il rituale per il suicidio in uso in Giappone fin dai tempi dei samurai, è l'unica soluzione che O-Take-San (Lil Dagover), figlia del Daimyo Tokuyama, è costretta a scegliere quando l'ufficiale europeo (Niels Prien), del quale è moglie devota e madre del suo unico figlio, torna nell'arcipelago nipponico dopo quattro anni, accompagnato dalla vera moglie.
Ovviamente, si tratta del racconto "Madam Butterfly" (1898) di John Luther Long, che ispirò l'omonima tragedia in un atto di David Belasco e poi l'opera lirica di Giacomo Puccini. Quante volte abbiamo visto questa storia? Decine, magari con Mary Pickford, Sylvia Sidney o qualche originale interprete giapponese nel ruolo della bella Cio-Cio-San e Cary Grant o Placido Domingo nei panni di Pinkerton. Ma all'epoca dell'uscita del film di Lang - riconosciuto maestro del cinema mondiale, qui prodotto dalla DECLA dopo Habblut, Der Herr der Liebe e Die Spinnen, 1. Teil - Der Golden See, tutti del 1919 - la "Madame Butterfly" veniva portata solo sui palcoscenici dei grandi teatri lirici e l'unica altra trasposizione cinematografica era quella americana del 1915 di Sidney Olcott. Questo però non impedisce al film di soffrire di scarsa originalità e di patire di alcuni momenti morti.
I nomi dei personaggi sono stati cambiati (forse per ragioni di copyright), le didascalie sono in olandese e il cast non brilla per scelte felici: Prien è sottotono, il bonzo buddista Georg John sopra le righe e la Dagover, priva del trucco espressionista del futuro Il gabinetto del Dottor Caligari (1920, Robert Wiene), è carente del sex appeal da eroina tragica necessario per il ruolo. Ma quel buon diavolo di Fritz Lang si cela nei dettagli, guai a non starci dietro: interessantissimo per la scelta dei costumi, per la costruzione di scene e scenografia, nonché per gli importanti oggetti di scena, malgrado pochi nel cast abbiano un vero look giapponese e sappiano muoversi come dovrebbero. Tanto per fare alcuni esempi: la serva Hanake per uscire di scena dà le spalle ai suoi padroni, una mancanza di rispetto punibile con delle sonore bastonate per il rigido protocollo giapponese, che invece impone che la servitù esca da una stanza indietreggiando, con schiena e testa chinate; il kimono viene indossato con gli zoccoli di legno dentro casa, sbagliato perché nelle abitazioni si sta senza calzature, soprattutto se si indossa il kimono; l'apocrifa Madame Butterfly non è imbarazzata nel mostrare il coltello tant, quando invece alle donne giapponesi di un certo rango era proibito possedere delle armi. Rimane comunque un film da vedere per tutti coloro che sono fans di Fritz Lang. La pellicola è stato oggetto di restauro in Italia, grazie al quale ha riacquistato bellezza e fotogrammi più puliti e colorati.

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Quarto film realizzato da Lang (e secondo superstite), Harakiri è stato considerato a lungo perduto, fino al recente ritrovamento di una copia presso il Nederlands Filmmuseum. Ad un primo restauro, per alcuni versi lacunoso, ne è seguito un secondo, realizzato dalla Cineteca di Bologna con tecniche più sofisticate, che ha restituito tutto il suo fascino a un'opera da subito acclamata come tra le migliori prove giovanili di Lang. Traendo ispirazione dalla storia di Madame Butterfly, all'epoca spesso rivisitata sul grande schermo, il regista riesce ad esplorare alcuni dei temi che lo accompagneranno per tutta la sua carriera, primi fra tutti il rapporto tra colpa e punizione e l'ineluttabilità del destino.

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