La città si difende

Film 1951 | Drammatico 90 min.

Regia di Pietro Germi. Un film con Gina Lollobrigida, Renato Baldini, Amedeo Trilli, Emma Baron, Paul Müller, Tamara Lees. Cast completo Genere Drammatico - Italia, 1951, durata 90 minuti. - MYmonetro 3,19 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento martedì 5 febbraio 2019

Quattro uomini disperati e perseguitati dalla sorte rapinano l'incasso di uno stadio. Ma la sfortuna continua a perseguitarli fino alla fine. Il film è stato premiato al Festival di Venezia,

Consigliato sì!
3,19/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA
PUBBLICO 2,87
CONSIGLIATO SÌ
Tra noir e realismo, una parabola sulla disperazione della vita nelle borgate romane.
Recensione di Emanuele Sacchi
martedì 5 febbraio 2019
Recensione di Emanuele Sacchi
martedì 5 febbraio 2019

Roma. Paolo, Guido, Luigi e il giovane Alberto rapinano le casse dello stadio di calcio, trafugando l'incasso di una partita di cartello. Dopo il colpo i quattro si dividono, ma dovranno fare i conti con la propria coscienza e con innumerevoli circostanze avverse.

Dopo gli anni 40 della Rko, ma soprattutto dopo la traduzione delle intuizioni di un genere in straordinario medium universale, grazie a Giungla d'asfalto di John Huston, il noir approda anche in Italia.

E lo fa con Pietro Germi, eclettico regista "eretico" di caratteri e localismi, vizi e virtù degli italiani; un autore impossibile da incasellare, mai sfiorato dall'ovvio. Il nome di Germi sarà poi legato a quello della commedia "all'italiana", così chiamata proprio grazie a un suo film. Ma prima di Divorzio all'Italiana, negli anni 40 e 50, Germi sfugge a ogni categoria, mescolandosi tra i generi importati dall'America e il neorealismo italiano, figlio del lavoro di Giuseppe De Santis. Tra questi lavori La città si difende è rimasto a lungo uno dei più sottovalutati, salvo prendersi in seguito molte rivincite, grazie alla rivalutazione critica dei decenni futuri. Ancora una volta Germi non si chiude nell'alveo del cinema di genere - sviluppando una sceneggiatura di Federico Fellini e Luigi Comencini, tra gli altri - ma lo ripensa dall'interno, trasformando topoi codificati in altrettanti archetipi del cinema italiano del dopoguerra.

I banditi destinati a una fine inevitabile diventano così dei poveri disperati, come il padre di famiglia disoccupato Luigi, o l'artista Guido, umiliati e piagati dalle circostanze. Dei falliti, costretti a un delitto che sa quasi di suicidio, tanta è l'inadeguatezza nel portarlo a termine. Un ex calciatore zoppo, un pittore disprezzato, un disoccupato e un ragazzo trascurato hanno la "faccia" di chi il malloppo lo ruba, ma non di chi lo incassa, per parafrasare Sergio Leone. Ma la predestinazione al fallimento non impedisce loro di gettarsi a capofitto nell'impresa e contribuire all'inesorabile processo di conversione da farina del diavolo in crusca.

Scultoree le caratterizzazioni visive dei personaggi, secondo uno stile che Germi affinerà ulteriormente in seguito: specie il pittore, romantico ma corroso dalla vita, a cui dà vita Paul Muller, e i personaggi femminili (tra questi una giovane Lollobrigida), che affermano la propria rettitudine morale di fronte alle moralmente deboli controparti maschili.

La tecnica modernissima di Germi si nota soprattutto nell'epilogo, caratterizzato dal moto ascensionale prima, e discendente poi, della macchina da presa. Una sequenza quasi febbrile, come la concitazione del suo oggetto principale, il giovane Alberto, che ci conduce dal livello del terreno alla ringhiera in cui si consuma il melodrammatico ultimo atto. Per sciogliersi in un abbraccio tra le lacrime, che sa di punto d'incontro irripetibile tra americanissimo noir e italianissimo neorealismo.

Sei d'accordo con Emanuele Sacchi?

Quattro uomini disperati e perseguitati dalla sorte rapinano l'incasso di uno stadio. Ma la sfortuna continua a perseguitarli fino alla fine: due di loro sono uccisi, gli altri arrestati. È uno dei primi film di Pietro Germi.


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RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
sabato 15 ottobre 2011
santibailor

indicate 107 minuti, credo il film sia molto piu' breve, e' famoso per la sua brevità, direi che non supera gli 80 minuti

winner
miglior film
Festival di Venezia
1951
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