Titolo originale | Callas |
Anno | 2007 |
Genere | Documentario |
Produzione | Francia, Grecia |
Regia di | Philippe Kohly |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Come si costruisce una diva e come la si distrugge. Vita, amore e canto di Maria Callas.
CONSIGLIATO SÌ
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Come si costruisce una diva e come la si distrugge. È la riflessione alla base del documentario di Philippe Kohly che, attraverso testimonianze, filmati di repertorio, registrazioni radiofoniche e audiovisive, ripercorre la vita pubblica e privata di Maria Callas. Chi era Maria prima di essere La Divina Callas, prima di consacrarsi alla musa della musica, prima di innamorare Onassis e di morire per consunzione come Violetta? Figlia di un'attrice (mancata) e di un farmacista emigrati negli States dalla Grecia, Maria nasce a New York, nel quartiere greco di Manhattan. Americanizzato il cognome all'anagrafe in Callas, il padre, George Kalogeròpoulos, diventa figura marginale nella sua vita governata con fermezza dalla madre, Evangelia Dimitriadou che, intuito il talento della figlia, la iscrive al conservatorio e la inizia a un'esistenza lirica. Come per la traviata eroina verdiana, interpretata novanta volte sui palcoscenici del mondo, saranno due uomini, il facoltoso e melomane industriale veronese Giovan Battista Meneghini e il miliardario armatore greco Aristotele Onassis, a farne la signora del bel canto e dei salotti aristocratici del tempo.
Philippe Kohly, intuendo la "pornografia" etimologica del melodramma (l'eccesso del mostrare), confronta il soprano con i personaggi rappresentati (principesse, sacerdotesse, cortigiane) di cui la Callas sembra condividere le sorti. La donna e l'artista finiscono per coincidere in un coacervo inestricabile di sensazioni, speranze, disillusioni. Il dramma individuale delle eroine del repertorio lirico ottocentesco, il costante stato di abbandono o di perdita che pervade le trame d'opera, trovano facile predisposizione in Maria, che percepisce la propria vita e i propri amori come svincolati dai "collanti sociali" (famiglia, matrimonio, pubblico riconoscimento, status sociale). La caducità delle sue relazioni sentimentali la obbligava a essere nella vita e sul palcoscenico eccessiva, enfatica, assoluta (dice bene il titolo italiano) e insieme disperata, ansiosa, suscettibile.
Il soprano riconosceva nei personaggi interpretati quella parte di sé negata dalla società borghese del tempo. Sposata a Meneghini, si innamora perdutamente di Onassis, che esisterà a prescindere da tutto, dalla famiglia, dalla società, dalla religione, trasformandosi in qualcosa di vivo, reale, fisico, capace di gridare allo spettatore che quel sentimento c'è, è lì a disposizione di chiunque abbia il coraggio di guardarsi dentro, di chiunque sappia essere se stesso affrancandosi dai condizionamenti esterni. L'irrazionale abbandono emotivo, che nel melodramma sembra essere esclusivo appannaggio delle donne, condurrà la cantante alla rovina. Quando, senza una spiegazione, Onassis le preferirà la vedova consolabile di Kennedy, lo smodato amore di Maria per Aristotele assumerà i connotati di una hybris arcaica: non si attende forse già dall'inizio, lo spettatore, che proprio qui risieda la vulnerabilità del generoso e tragico soprano? Perché risorsa invariabile ed eterna del melodramma in musica è la malattia mortale: se la tisi sembra essere uno dei segni più tipici del "corpo" lirico, sarà un arresto cardiaco a farla soccombere nell'alcova bohémien dentro la quale i dettami etici della borghesia esauriscono il loro valore.