La ragazza dell'Osaka express

È un film giapponese che ricorda i modi del romanzo nero americano e della corrispondente letteratura cinematografica. Un giovanotto scioperato viene coinvolto in un imbroglio da uno scaltro uomo d'affari: si tratta d'una compravendita di terreni dove il compratore ha in mano la notizia segreta del tracciato di una nuova linea ferroviaria. Il protagonista vuol rifarsi dello scacco subito e si accinge a raccogliere gli elementi per ricattare l'imbroglione: ma addentrandosi nei loschi retroscena dell'affare, scopre che gli anelli della catena portano molto in alto. Appare presto chiaro che il giovanotto e la ragazza divenuta sua complice sono invischiati in una situazione dalla quale sarà difficile uscire. Il ricatto esiste già, a tutti i livelli, e l'atmosfera si fa sempre più minacciosa, finché si arriva al delitto. Più che la conclusione moralistica, che concede al protagonista un'improvvisa illuminazione di coscienza di fronte alla morte della sua compagna, appare insolita la raffigurazione di un mondo oppresso dalla religione del guadagno, impenetrabile a ogni tentativo di eversione. Per trovare l'omologo di una rappresentazione cosi coerente e compatta, bisogna proprio risalire a certe felici pagine di Dashiell Hammett. I tristi eroi giapponesi di questo film vivono una vicenda da fumetto, non interessante di per sé, ma per le implicazioni politiche e sociologiche che suggeriste.
Da Tullio Kezich, Il Mille film. Dieci anni al cinema 1967-1977, Edizioni Il Formichiere