Iceberg

Film 2005 | Drammatico 84 min.

Regia di Dominique Abel, Fiona Gordon, Bruno Romy. Un film Da vedere 2005 con Lucy Tulugarjuk, Fiona Gordon, Dominique Abel. Genere Drammatico - Belgio, 2005, durata 84 minuti. - MYmonetro 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento mercoledì 18 aprile 2018

Fiona è la direttrice di un fast-food alla periferia di una grande città, dove vive insieme al marito e ai figli.

Consigliato sì!
3,25/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
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Trailer
Un film delicato e appassionante, che trova dappertutto la poesia.
Recensione di Marzia Gandolfi
Recensione di Marzia Gandolfi

Manager di un fast-food di provincia, Fiona è di chiusura e finisce chiusa inavvertitamente nella cella frigorifera. L'incidente sconvolge la vita di Fiona che sviluppa una dipendenza nevrotica dal freddo, prende atto della vacuità della sua vita e asseconda il desiderio improvviso di raggiungere il Grande Nord. Niente da quel momento conta di più. Fiona lascia lavoro, marito e figli per trovare il suo iceberg. Nel viaggio incontra un marinaio sordomuto che la imbarca, conducendola più vicina al suo sogno. Ma il marito di Fiona non è disposto a perderla. Lanciatosi in mare e all'inseguimento ne riconquista il cuore.
Per Fiona l'esperienza del freddo non è una questione di gradi, è la presa di coscienza del brivido che manca alla sua vita, è la ricerca di un'emozione vitale. Perché il mondo di Fiona è senza parole, senza scambi, senza conflitti. Ma le parole non sono sempre la condizione necessaria alla comunicazione.

Lo sanno bene Fiona Gordon e Dominique Abel che cercano un'alternativa e realizzano un film quasi muto. Costruito come un fumetto, al centro di Iceberg c'è Fiona, che definisce il suo progetto e lo avvia.

Il passaggio all'azione dona al film una serie di gag visive e millimetriche che praticano la tecnica di Jaques Tati e l'oltranza di Kaurismäki. Ciascun piano è organizzato come una tavola da disegno, definita coi dettagli, i colori, gli spazi e lo sfondo su cui tutto si gioca. I protagonisti avanzano maldestri nei quadri e in un sea movie a cui impongono una flemma filosofica. La loro lentezza non è soltanto un prendersi gioco dell'impazienza del mondo ma è soprattutto l'espressione di un'angoscia di vivere che trasforma il film in una bomba a orologeria. Esiste precisamente una melanconia soggiacente ai personaggi che piazza gli avvenimenti in una realtà che assomiglia in modo stravagante alla nostra. Esiste ancora un soggetto profondo, l'infelicità urbana, ma non siamo tuttavia dalle parti della ricerca sociologica.

Gordon e Abel non chiedono allo spettatore di guardarsi ma di guardarli. Di osservare i loro personaggi impotenti in un mondo che li domina, personaggi troppo lenti in un mondo dove è necessario andare di fretta, personaggi che non hanno il fisico ideale in un mondo dove tutti devono essere belli. Coppia di marginali cinematografici, questi clown lunari hanno una propria logica, prossima all'irrazionale certo, ma non meno toccante nel loro eccesso di desiderio dell'altro, di contatto con l'altro. In controtempo costante, la loro casa può incendiarsi, il loro corpo può ibernarsi, perseverano verso e contro tutto, cercando la bellezza nella differenza e nel difetto.

Duo filiforme e indissociabile, cresciuto sulla scena di Bruxelles, Gordon e Abel girano i loro film con modestia, facendo della ristrettezza dei mezzi una carta vincente e rendendo perfettamente visibili gli ingranaggi della loro meccanica onirica e delirante. Si ride con tenerezza delle loro peripezie, semplici e assolutamente umane, fondate sul corpo e sui gesti. Iceberg non è un film come gli altri, è un genere a parte, delicato e appassionante, che trova dappertutto la poesia.

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venerdì 13 aprile 2018
Marzia Gandolfi

C'è una generazione di realizzatori e di attori che ha acquisito nel corso degli anni una notorietà inversamente proporzionale ai suoi mezzi e alla sua dimensione. In Vallonia, minuscola regione del Belgio, da cinquant'anni si svolge un festival che celebra [...]

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