Per una bara piena di dollari

John Hamilton torna dalla guerra di Secessione dove ha militato nell'esercito sudista e trova la sua casa incendiata e i familiari uccisi. Responsabili sono gli uomini di Hogan a cui gli Hamilton avevano ucciso, per difendersi, i fratelli. John, che non conosce ancora il nome dei colpevoli, si mette alla ricerca del proprietario di un orologio con carillon trovato tra le macerie. L'orologio era stato dato da Hogan al suo capobanda Tamayo il quale nel frattempo ha portato a termine il rapimento di una fanciulla per chiederne il riscatto al facoltoso genitore. Insieme a John si muove un cacciatore di taglie.
Demofilo Fidani, forse perché non impegnato su due set contemporanei come ai tempi di Arrivano Django e Sartana...è la fine!, mostra una maggiore attenzione alla costruzione del film. A partire dall'utilizzo che fa della presenza di Klaus Kinski. Perché è vero che l'attore diventa il testimonial del film nel poster ma nel corso della vicenda non deborda né come tempi di presenza sullo schermo né come prestazione attoriale. Tutto viene fatto ruotare attorno alla vendetta di Hamilton (affidato al fido Hunt Powers) a cui viene messo a fianco, per offrire un tocco di ironia che a Powers mancava, il sempre affidabile Gordon Mitchell. Si abusa meno in cavalcate mentre non si risparmia sulle evoluzioni in caduta degli stuntmen. Le 'citazioni' (per non definirle copiature) sono esplicite, a partire dall'orologio con carillon preso di peso da Per qualche dollaro in più mentre la bara del titolo richiama quella de Il buono, il brutto, il cattivo.
Il pregio di Fidani è quello di aver realizzato una sorta di factory agro pontina di cui conosce pregi e difetti e in cui ammette anche degli inserimenti. Come quello, nel ruolo dello sceriffo, di Lorenzo (sic) Arbore. 