Manhattan

Film 1979 | Commedia, +16 96 min.

Anno1979
GenereCommedia,
ProduzioneUSA
Durata96 minuti
Regia diWoody Allen
AttoriMichael Murphy, Diane Keaton, Woody Allen, Meryl Streep, Mariel Hemingway, Tisa Farrow Anne Byrne Hoffman, Karen Ludwig, Michael O'Donoghue, Victor Truro, Helen Hanft, Bella Abzug, Gary Weis, Kenny Vance, Charles Levin, Frances Conroy, Karen Allen, Wallace Shawn, Raymond Serra, Mark Linn-Baker, Anne Byrne Hoffman, Kanny Vance, Davis Rasche, Damion Sheller, Bill Anthony, John Doumanian.
Uscitagiovedì 11 maggio 2017
TagDa vedere 1979
DistribuzioneCineteca di Bologna
RatingConsigli per la visione di bambini e ragazzi: +16
MYmonetro 4,10 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Woody Allen. Un film Da vedere 1979 con Michael Murphy, Diane Keaton, Woody Allen, Meryl Streep, Mariel Hemingway, Tisa Farrow. Cast completo Genere Commedia, - USA, 1979, durata 96 minuti. Uscita cinema giovedì 11 maggio 2017 distribuito da Cineteca di Bologna. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +16 - MYmonetro 4,10 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento giovedì 11 maggio 2017

Presentato fuori concorso al 32° Festival di Cannes, Manhattan nasce per l'amore di Woody Allen della musica di George Gershwin. Il film ha ottenuto 2 candidature a Premi Oscar, ha vinto un premio ai Nastri d'Argento, 1 candidatura a Golden Globes, In Italia al Box Office Manhattan ha incassato 92,1 mila euro .

Consigliato assolutamente sì!
4,10/5
MYMOVIES 4,50
CRITICA
PUBBLICO 3,70
ASSOLUTAMENTE SÌ
Tra i migliori film di Woody Allen. Una riflessione sul senso del fare cinema che, per il regista, equivale a dire sul senso della vita.
Recensione di Giancarlo Zappoli
Recensione di Giancarlo Zappoli

Ike è uno sceneggiatore per la tv che ama svisceratamente il luogo in cui vive e nel quale vuole ambientare il suo primo libro. Ama anche la giovane Tracy, da lei a sua volta riamato, dopo essersi separato dalla moglie che ora vive con una donna e sta per mettere in piazza i particolari intimi della loro vita di coppia. Ike vorrebbe che Tracy cogliesse l'occasione che le viene offerta di partecipare a uno stage teatrale a Londra e intanto conosce Mary, una giornalista, con la quale scopre progressivi elementi di affinità.
"Nel caso di Manhattan ne ero così deluso che non volevo che facessero la prima. Volevo chiedere alla United Artists di non farlo uscire. Volevo dirgli che, se l'avessero buttato via, avrei girato un altro film gratis". Raramente la valutazione di un autore sulla propria opera è stata così erronea. Perché questo film entra a pieno titolo nella compilation dei suoi film migliori. A partire dall'uso, per la prima volta nella sua filmografia, del bianco e nero con un dosaggio del chiaroscuro che gioca con i volti rielaborando ulteriormente la, per lui così preziosa, lezione bergmaniana. I suoi protagonisti sono uomini e donne (con l'eccezione di Tracy) troppo presi dalle loro contraddizioni per potersi guardare "come in uno specchio". Prendendo in considerazione anche il solo Ike questo appare con evidenza. Vuole scrivere un libro sul rapporto che un uomo ha con la sua città (e qui è inevitabile associare il personaggio a chi lo interpreta: anche Woody sta scrivendo il suo film su Manhattan). Ma così come l'isola in cui abita, anche Ike è inconsapevolmente separato dagli altri. Si potrebbe dire che è inizialmente distante anni luce da Mary (non a caso il primo bacio ha luogo nel planetario) ma, soprattutto, non può costruire un ponte nei confronti di Tracy perché le fondamenta poggiano su un profondo narcisismo. È sufficiente pensare al volto di lei come a una delle cose per cui vale la pena vivere per poter ritenere che tutto torni come prima. Quella che emerge in lui è la dimensione magica di un bambino mai cresciuto (sarà forse per questo che il figlio non rientra nell'elenco di ciò per cui vale la pena di vivere?). Sarà invece proprio il volto di Tracy a riempire lo schermo in un finale che riporta alla mente quello di Luci della città e in cui all'incertezza del futuro si contrappone una consapevolezza matura della necessità di aprirsi al mondo su basi di condivisione responsabile. Tracy è il futuro come lo immagina Allen (sarà interessante vederne le ulteriori letture in Mariti e mogli e in Tutti dicono I Love You): una donna completa in cui la sessualità più libera non depaupera l'integrità ma la rafforza mutandola in consapevolezza di sé e del mondo. Tracy è ciò che Mary (che si nasconde dietro le parole, che vuole negare a se stessa l'evidenza dei propri sentimenti e che è in analisi senza alcun risultato) non potrà mai essere. Con lei, volto speculare di una Manhattan alleniana in cui ancora non avvengono misteriosi omicidi ma in cui bellezza e cultura si fondono, si apre un nuovo spazio di riflessione sul senso del fare cinema che, per Woody, equivale a dire sul senso della vita.

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VIDEO RECENSIONE
I disastri sentimentali di Woody Allen attraversati dalle sinfonie di Gershwin.

Woody incontra Diane Keaton, intellettuale intollerabile, frequentatrice di party e di musei (dice: "Ho incontrato Borges, sembra abbia detto che stavamo bene insieme"), legata sentimentalmente al suo migliore amico, sposato. Woody ha una ragazza di diciassette anni che "deve tornare a casa perché ha i compiti da fare". Si sente attratto dall'intellettuale e cade nella sua rete. Rapporto disastroso. Ritorna dalla ragazzina, che aveva sofferto, ma nemmeno tanto, ma lei sta partendo per l'Inghilterra per studiare. Starà via sei mesi. Woody le dice che sono tanti, che possono succedere molte cose. Lei gli risponde che bisogna avere fiducia negli esseri umani. Lui la guarda in un certo modo. Il film è attraversato dalle musiche di George Gershwin. Allen, sul suo divano, detta in un microfono le ragioni per cui, nonostante tutto, e oltre i fatti personali, valga la pena di vivere: "...Per il vecchio Groucho Marx, Joe di Maggio, il secondo movimento della sinfonia Juppiter, Louis Armstrong... il suo Potato blues, naturalmente i film svedesi... L' Educazione sentimentale di Flaubert, Marlon Brando e Frank Sinatra...".


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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
domenica 12 giugno 2011
Gwynplaine

Il capolavoro di Woody Allen.

domenica 2 ottobre 2011
Chamber 237

Una città in bianco e nero, dei newyorkesi con problemi, folgoranti battute, citazioni cinematografiche coltissime ed un finale meraviglioso, dove Woody, con un solo sguardo, riassume il significato della vita. Massima espressione di Woody Allen.

domenica 21 giugno 2009
jos_d

E’ il film che consacra Woody Allen come uno dei più originali e provocatori registi del periodo. Protagonista impersonale è il cambiamento dell’etica sessuale e delle relazioni di coppia in una società in cui i valori tradizionali hanno sempre meno peso; a differenza della letteratura cinematografica dominante, in cui le relazioni sentimentali vengono presentate prevalentemente secondo i classici [...] Vai alla recensione »

mercoledì 23 maggio 2012
fedeleto

Manhattan e' sicuramente una citta' particolare e interessante,ma soprattutto una grande metropoli a volte confusionaria o dispersiva.Per Ike non e' certo cosi,anzi lui la idolatra o meglio la mitizza come dice lui stesso,e vive l'amore,l'amicizia,la speranza e la fiducia che il futuro puo' portare.Ike e' un uomo sulla quarantina e passa e frequenta una minorenne [...] Vai alla recensione »

domenica 11 marzo 2012
Bella Earl!

- Sei così bella che riesco a stento a tenere gli occhi sul tassametro! - Isaac è uno scrittore di programmi televisivi la cui moglie lo ha lasciato per un'altra donna. Dopo questa brutta esperienza, Isaac, intrattiene una relazione con una diciassettenne. Però un suo caro amico gli fa conoscere Mary la donna con cui tradisce la moglie.

lunedì 29 maggio 2017
angelo umana

 Può succedere che capiti nel vostro cinema il film rimasterizzato e tornato a nuova vita Manhattan del “grande” Woody Allen, dal lontano 1979. E’ una fortuna per gli amanti del sommo attore-regista-paroliere (e come paroliere per sé o altri egli nacque). Può anche accadere però che qualcuno lo veda per verificare se Allen gli sta semplicemente antipatico [...] Vai alla recensione »

venerdì 21 settembre 2012
BrokenFlower

Il miglior film di Woody Allen! Omaggio alla città tanto amata, la descrive e la penetra attraverso la psiche ( o meglio la psicosi) del suo protagonista. L'ambiente è del tutto americano eppure i rimandi alla cultura europea sono fortissimi. Per rimanere in casa basta nostare che il tema principale: "la crisi dell'intellettuale e la sua inadeguatezza alla società [...] Vai alla recensione »

lunedì 28 gennaio 2013
Suonalancora

Ho sempre apprezzato Allen, ma dopo aver visto questo film il mio apprezzamento si è tramutato in una sorta di amore. E' inutile, il genio c'è e c'è sempre stato, ma con questo film viene fuori come non mai (forse lo possiamo ritrovare in Io e Annie). Intanto abbiamo una sceneggiatura perfetta, cosa che d'altronde troviamo sempre, una fotografia eccelsa, una storia [...] Vai alla recensione »

sabato 5 febbraio 2011
Francesco2

Quattordici anni prima di un film con un titolo simile, e a distanza di qualche anno da "Interiors", considerato da alcuni una pagina bergmnaniamente sbagliata, Woody gira questo film, considerato forse tra le pietre miliari del suo cinema. Che chi scrive non sempre ama alla follia, forse anche (Ma non solo) perché non conosco tutti suoi titoli presunti "Migliori", e perché negli ultimi quindici anni [...] Vai alla recensione »

giovedì 5 agosto 2010
f.vassia 81

Affettuoso ma graffiante ritratto della borghesia intellettuale newyorchese, preda di terribili contraddizioni, succube d'improbabili analisti e spesso persa dietro a vacui e artificiosi sofismi esistenziali. E' forse l'opera di Allen più autoriale e formalmente elegante, con quel bianco e nero di Gordon Willis che riesce in più di un'occasione a farci apparire la Grande [...] Vai alla recensione »

sabato 24 luglio 2010
il cinefilo

TRAMA:La storia racconta le vicende sentimentali di un gruppo di persone(tra cui l'immancabile Woody Allen,anche regista come sempre)sullo sfondo di Manhattan...COMMENTO: Woody Allen realizza un altro grande film il cui principale punto tematico riguarda le relazioni umane(intesi come amore e amicizia)e di cui la stessa città che fornisce il titolo(diventato negli anni un autentico classico)assume [...] Vai alla recensione »

mercoledì 8 aprile 2015
Barolo

Pur essendo un grande ammiratore di Woddy Allen , trovo questo film noioso e ripetitivo.E' chiaro che l'autore-attore  mette in scena nei suoi film più di qualsuasi altro regista ,la sua vita, le se elucubrazioni,le sue manie,le sue nevrosi.Di solito l'operazione riesce fornendoci dei ritratti curiosi, interessanti.Tuttavia in questo caso l'aspetto autobiografico è [...] Vai alla recensione »

sabato 17 settembre 2011
tiamaster

woody allen omaggia le sue origini new yorkesi,di preciso a manhattan in un film con scene e battute d'antologia,personaggi e regia bellissime dialoghi ottimi e scorrevolissimo.ottimo.

venerdì 6 agosto 2010
Paola D. G. 81

Chissà perché, nella Manhattan di Woody Allen provo un senso di familiarità. Insieme a Io e Annie, uno dei miei preferiti.

sabato 5 dicembre 2009
Luca Scialo

Una buona commedia, anche se pecca di lentezza e staticità, come aveva ammesso lo stesso Allen. Forse eccessivamente autobiografico, con pochi intrecci amorosi, forse solo un paio

martedì 25 luglio 2023
Giovanni

A suo tempo non l'avevo visto. E' passato in TV qualche giorno fa. Essendo un estimatore di Woody Allen, l'ho visto con curiosità aspettandomi chissà cosa. L'ho trovato modestamente interessante, moderatamente intelligente, ma - purtroppo - piuttosto noioso: mi sono appisolato un paio di volte e, se non ci fosse stato un amico a tenermi sveglio con delle gomitate, probabilment [...] Vai alla recensione »

domenica 10 giugno 2018
Emanuele 1968

Riproposto in una sala qui in Brescia, film molto bello, stile woody allen, oggi come allora, poco cambia, intrecci desolanti, bello il riferimento "la grande illusione" di Renoir.   George Gershwin's Rhapsody in Blue

martedì 15 gennaio 2013
aurora6

Manhattan--il film è uscito nel 1979 il linguaggio adottato e gli argomenti che presenta erano nuovi per gli Italiani, delle copie di donne lesbiche non se ne parlava, era vergognoso solo pensare al sesso che non fosse quello classico uomo donna, di convivenze omosessuali neanche parlarne,oggi si parla apertamente di omosessualità, trovo che il film è un capolavoro,come dialoghi,tram [...] Vai alla recensione »

sabato 28 luglio 2012
osservatorecinematografico

Una pellicola che merita le cinque stelle senza esitazione. Woody Allen riesce senza preaboli inutili a catapultarci nelle vicende quasi "fiabesche" di una Manhattan da sogno, o inferno, giudicate voi stessi. Lasciate che il bianco e nero vi coinvolga a pieno, lasciate che i palazzi della città vi ricoprano il cuore. Woody ci sei riuscito un'altra fottutissima volta, come sempre, [...] Vai alla recensione »

martedì 6 settembre 2011
cinema style

Davvero un ottimo film, senza ombra di dubbio.Il maestro Woody Allen in questo film ha voluto disegnare la sua New York,davvero un risultato eccezionale.Lui e Diane Keaton sono a dir poco magici,un film romantico e non solo....

martedì 15 febbraio 2011
giuliomacchia

bellissima recensione

giovedì 24 settembre 2009
albydrummer

.........Capolavoro di woody......

venerdì 5 novembre 2010
Sinkro

L'ho trovato un po'... scialbo. Il film è lento e statico. Le gag latitano e l'intreccio non è granchè. Sapeva tutto di già visto. I personaggi poi non mi sono piaciuti per niente. Woody Allen stesso l'ho trovato negativo. Ci vuole stare simpatico facendo il "tipo comune" con tante paturnie e poi rovina tutto facendo l'opportunista come rimproverava all'amico.

sabato 5 dicembre 2009
Luca Scialo

Volevo però aggiungere che è anche una buona criica all'America di quel periodo, forse eccessivamente alle prese con dei canoni e valori da sconfessare e smontare: su tutti l'istituzione del matrimonio.

FOCUS
FOCUS
martedì 30 maggio 2017
Pino Farinotti

Dopo 38 anni è tornato nelle sale, restaurato, Manhattan, il film di Woody Allen. Se dici "è il più bello" non basta, occorrono almeno altri due aggettivi, il più felice e il più importante. E ancora: è il film dove Woody è più Woody. Allen lo girò nel 1979. Se il confronto si fa in chiave temporale, non c'è dubbio che quella New York fosse più felice di questa. Ma fra le due voglio inserire una memoria, importante. Di un'altra New York, quella degli anni cinquanta. La citazione è di un editoriale che ho scritto qualche settimana fa.

New York stava per diventare una città guida del mondo, omologabile a Parigi degli anni venti, alla Vienna fin de siècle e alla Londra vittoriana. Esprimeva rivoluzioni nella pittura, nella musica pop e nella moda. Riprendeva vita l'editoria, la pubblicità faceva il salto di qualità. La televisione metteva in onda drammi in diretta. Broadway rappresentava gente come Miller, Inge e Williams e musical travolgenti. Il New Yorker ospitava le più prestigiose firme della letteratura.

Ecco, quella città era un modello del mondo. Quella di Allen era la sua personale coscienza e poetica, due lemmi che raccolgono tutti i tic dell'artista ebreo. Tic buoni e cattivi. Nel film Allen compone un'antologia della migliore intelligenza, satira, ironia, ingenuità, amori-sempre-complicati, humour triste, col denominatore di un'estetica rapinosa, anche estetica musicale, se tutto il film è accompagnato dalla musica di George Gershwin. Per cominciare, l'incipit. La voice over, dopo vari tentativi retorici e ridondanti racconta: "New York era la sua città, e lo sarebbe sempre stata." Indimenticabile è la sequenza dove Allen e Diane Keaton, seduti su una panchina di Sutton Place guardano, all'alba, il Queesboro Bridge. Lui dice: "Questa è davvero una grande città, non mi importa di quello che dicono gli altri."

FOCUS
domenica 14 maggio 2017
Roy Menarini

Che rivedere Manhattan restaurato su grande schermo faccia tutta la differenza del mondo, diventa chiaro fin dal primo minuto del film. Il celeberrimo skyline newyorkese, commentato dalla "Rapsodia in blu" di George Gershwin, perde immediatamente la polvere di citazione facile che aveva fino a quel momento nel ricordo dello spettatore, e riguadagna una potenza visiva inossidabile. Merito delle luci e dei bianchi e neri di Gordon Willis - qui grande coautore di Woody Allen, quasi a far pensare a una equa suddivisione (Woody il formidabile testo narrativo e Willis il nitore metropolitano). Ma merito anche dell'idea di Allen: immaginare un inno intellettuale e nevrotico per la Grande Mela proprio nel momento della sua massima sporcizia, decadenza, pericolo.

La fine degli anni Settanta, infatti, rappresenta uno dei picchi di violenza in città, e sono molti i film del decennio in via di conclusione che ne hanno raccontato la brutalità - primo fra tutti Taxi Driver, certo, ma l'alone di biblica perdizione si allunga sino al 1980 di Cruising, il grande film maledetto di William Friedkin.

Nulla di tutto questo in Manhattan, dove i luoghi sacri dell'intellettualità newyorkese - dal Guggenheim a Central Park, dai cineclub al planetario - vengono squadernati come le stazioni di una sacra rappresentazione borghese, bagnata da autoironia e umorismo ebraico. Una dichiarazione d'amore - come si è più volte giustamente detto - che ruota intorno ad alcuni personaggi che si cercano, si trovano, si lasciano, si riprendono, facendo i conti con i propri limiti (principalmente) e con le proprie differenze di età, professione, esistenza. Spiccano le due donne protagoniste del film, Mariel Hemingway (che fors'anche per qualche impaccio recitativo riesce a restituire con candore impensabile la fragilità dei suoi 17 anni) e Diane Keaton, ancora più bella in bianco e nero che nei colori - pur sempre basici, firmati Ralph Lauren - che Allen le aveva donato due anni prima in Io & Annie.

Frasi
Beh, è che io finalmente ebbi l'orgasmo e il mio medico mi disse che era di tipo sbagliato.
Di tipo sbagliato, sì? Io mai avuti di tipo sbagliato, mai: coi peggiori faccio crollare il lampadario.
Dialogo tra Un invitato (Helen Hanft) - Isaac Davis (Woody Allen)
dal film Manhattan
STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Lietta Tornabuoni
La Stampa

Manhattan. Skyline. Insegne. Traffico. Persone. Neve a Park Avenue. Quinta Strada. Museo Guggenheim. Broadway. Yankee Stadium. Fuochi d’artificio per il 4 luglio. Rhapsody in Blue di Gershwin e la voce di Isaac (Ike) che sta tentando di iniziare il proprio libro. Al tavolo di un ristorante quattro amici (Ike e la diciassettenne Tracy, Yale e sua moglie Emily) stanno parlando della vita e dell’arte. [...] Vai alla recensione »

giovedì 11 maggio 2017
Giulia D'Agnolo Vallan
Il Manifesto

«Un tempo New York era una città così meravigliosa.... Oggi deve lottare ogni giorno per la sua sopravvivenza. Era questo il soggetto di Manhattan. New York deve combattere contro l'avanzare della bruttezza che sta sopraffacendo le grandi metropoli americane, e che viene da una cultura che non ha centro spirituale, educazione, desiderio di essere in pace con il mondo e che non si interroga sul senso [...] Vai alla recensione »

NEWS
VIDEO RECENSIONE
venerdì 12 maggio 2017
 

Ike è uno sceneggiatore per la tv che ama svisceratamente il luogo in cui vive e nel quale vuole ambientare il suo primo libro. Ama anche la giovane Tracy, da lei a sua volta riamato, dopo essersi separato dalla moglie che ora vive con una donna e sta [...]

CELEBRITIES
martedì 29 gennaio 2008
Stefano Cocci

Dirige i sogni e delitti di Farrell e McGregor Lo smalto dei tempi d'oro non c'è più, anche se sarebbe difficile per chiunque tenere il confronto con una filmografia densa e intensa come quella di Woody Allen ed i propri capolavori del passato.

winner
miglior film straniero
Nastri d'Argento
1980
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