Je t'aime, je t'aime - Anatomia di un suicidio

Film 1968 | Drammatico 97 min.

Regia di Alain Resnais. Un film con Claude Rich, Anouk Ferjac, Olga Georges-Picot, George Jamin, Van Doude, Dominique Rozan. Cast completo Titolo originale: Je t'aime, je t'aime. Genere Drammatico - Francia, 1968, durata 97 minuti. - MYmonetro 3,00 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Consigliato sì!
3,00/5
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CRITICA
PUBBLICO 3,00
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Alcuni studiosi cercano un uomo disposto a sottoporsi a un esperimento che gli consentirà di rivivere nel passato. Ma non si tratta di un esperimento piacevole; il prescelto rivive in questo viaggio a ritroso nel tempo il suo amore infelice, la fine della propria donna, e sente, più forte di prima, la volontà d'annientarsi.

a cura della redazione

In una clinica, un uomo oscilla fra la vita e la morte. Si è suicidato. Si chiama Claude Ridder. Un uomo sembra avere un suo interesse particolare per questo paziente che ritorna a pesco a poco da lontano. Ne parla regolarmente con il chirurgo responsabile. Un giorno, ristabilitosi, Ridder lascia la clinica. All'uscita, due uomini lo aspettano. E, fra essi, colui che veniva regolarmente a prendere sue notizie. Avvicinano Ridder. Gli domandano se ha una giornata da perdere. Ridder li segue. Un'auto lo conduce fuori città, sino a un Centro di Ricerche che si chiama Crespel, un nome che non figura ancora sulle carte. Qui i tecnici informano Ridder di quanto ci si aspetta da lui. Poiché non sembra più attribuire molto prezzo alla vita, è stato scelto come soggetto d'un'esperienza intrapresa nel più gran segreto: il primo viaggio nel tempo. Un piccolo viaggio, una breve andata e ritorno:
essere ributtato per un minuto nel proprio passato. L'esperienza è stata tentata centinaia di volte con dei topi, mai con un uomo. Ridder accetta. Trattato con cordialità, messo a proprio agio, Ridder, all'ora X è posto in una sfera da cui non lo si può far uscire che dopo quattro minuti. E l'esperimento riesce. Riddersi ritrova al punto preciso del suo passato: era il 15 settembre 1967 alle 16, nell'acqua, sulla Costa Azzurra. Un minuto trascorre. Ridder dovrebbe ritrovarsi nella sfera dell'esperimento. Ma qualcosa non ha funzionato in quel centesimo di secondo che deve riproiettarlo nel presente. Resta agganciato a quella giornata del 15 settembre. Si ritrova più lontano nell'acqua. Poi sulla spiaggia. Poi il minuto si ripete. E nello stesso modo in cui un aereo può cadere a vite nello spazio, Ridder cadrà a spirale nel tempo, nel suo passato, in balia dei minuti e dei secondi che ha realmente vissuto. E questa caduta libera da un momento a un altro, d'un anno a un altro, d'un viso a un altro, da uno scenario a un paesaggio, costituisce l'essenziale del film, una specie di puzzle incompleto e delirante attraverso il quale si vede apparire in filigrana il suo volto segreto, le sue ossessioni, la sua passione per una donna, il suo dramma. Quel dramma si chiama Catrine. una prima volta, Ridder si ritrova nella sfera dopo la sua caduta nel passato. Poi una seconda volta, prigioniero, tagliato fuori da tutto, perché nessuno lo fa uscire. In effetti, non resta nella sfera che qualche secondo e i tecnici non possono che constatare la loro impotenza ad agire. E Ridder si ritrova trasportato via nel tempo, nel suo passato. E lungo questa caduta fatta di dispersioni, di lampi accecanti o di tempi morti, di momenti cruciali o totalmente privi d'importanza, il passato di Ridder si precisa con sempre maggior nitidezza e confusione. Ridders è in effetti suicidato alcuni mesi dopo la morte di Catrine con cui viveva da dieci anni. Catrine è morta durante un soggiorno all'estero. Di questa morte nessuno sa nulla: si crede che Ridder e Catrine siano separati, come dice lui stesso. Ma a un'amica Ridder confessa un giorno che ha ucciso Catrine. Poi ritratta e afferma che è morta accidentalmente. Dov'è la verità? Un dialogo fugace offre tuttavia una prova evidente - ma discreta - che Ridder non ha ucciso Catrine, che ha semplicemente pensato di farlo. Ridder si ritroverà ancora nella sfera; mai per più di due o tre minuti; e mentre ritrova la sua lucidità e pensa disperatamente al modo di uscire, i tecnici rimettono in forse l'esperimento che rischia così di fallire. C'era bisogno di un soggetto passivo e Ridder ha opposto una resistenza mentale.
Poi tutto cessa. Di colpo Ridder si ritrova all'istante stesso in cui aveva tentato il suicidio. Questo fatto che nessuno aveva previsto compromette definitivamente l'esperimento. Il tempo slitta per Ridder che si ritrova moribondo nel presente: al di fuori della sfera, su un prato del Centro di Crespel, e questa volta nessuno potrà salvarlo. Ma la cavia che era partita con Ridder ritorna, felice di vivere.
Jacques Sternberg

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