Anno | 2021 |
Genere | Azione |
Produzione | Filippine |
Durata | 208 minuti |
Regia di | Erik Matti |
Attori | Andrea Brillantes, Christopher De Leon, Lotlot De Leon, Dennis Trillo, Soliman Cruz Ricky Davao, Vandolph, John Arcilla, Joel Torre. |
Tag | Da vedere 2021 |
MYmonetro | 3,68 su 10 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 10 settembre 2021
Uno spaccato sulla corruzione dilangante dei mezzi di informazione nelle Filippine. Il film è stato premiato al Festival di Venezia,
CONSIGLIATO SÌ
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A La Paz, nelle Filippine, il sindaco Pedring Eusebio governa con il piglio di chi sente alla testa di una dinastia e si vanta di aver ripulito la città. Il giornalista radiofonico Sisoy Salas è uno dei tanti megafoni prezzolati che ogni mattina ne esalta le qualità a beneficio dei suoi ascoltatori. Soltanto il quotidiano LPN resiste, con il proprietario e direttore Arnel Pangan in prima linea alla ricerca della verità e per questo tartassato dal potere cittadino. L'uso di detenuti come sicari occasionali per eliminare i personaggi scomodi è ormai documentato, e la sparizione di alcuni giornalisti di LPN rivela ben presto una cospirazione che coinvolge gli alti livelli della società filippina. Nel 2013 Erik Matti aveva realizzato On the job, primo capitolo di quella che sarebbe diventata una saga.
A distanza di otto anni, il sequel The missing eight sente stretti i confini del thriller politico convenzionale e si espande a coprire un minutaggio da miniserie televisiva, nella quale verrà riunito con il primo film in modo da abbracciare tutte le torbide sfaccettature di questo poliziesco procedurale dall'ampio respiro.
Matti, che rifiuta comprensibilmente ogni associazione tra gli eventi trattati e la situazione reale delle Filippine sotto il governo Duterte, dice comunque molto sulle storture sistemiche di un paese in cui imperversa la corruzione e l'apparato giudiziario offre poche garanzie. The missing eight inizia nel mezzo del caos creato dalla fine del capitolo precedente, ma complice la demoralizzante continuità dell'intrigo criminale non risente troppo dello stacco tra le due storie; nel tunnel dell'ingiustizia c'è d'altra parte sempre un nuovo snodo. Benché la complessità della vicenda faccia onore allo spazio a disposizione, intagliando una sezione trasversale dell'ecosistema cittadino che include i media, l'amministrazione locale e quella statale, il sottobosco criminale e l'ambiente carcerario e poliziesco, On the job non affolla troppo la trama e preferisce invece il lusso di indugiare sulla singola scena, sviscerando i dialoghi e lavorando sul ricamo barocco. Con meno azione di quanto si potrebbe pensare (una violenza mai compiaciuta e particolarmente d'effetto nell'episodio che dà il là agli eventi), il film è una lunga indagine minuziosa che mette al centro la figura del giornalista corrotto Sisoy.
Se negli ultimi tempi si sono moltiplicate le storie che analizzano i micidiali effetti della disinformazione digitale, il film di Matti si mantiene affascinante per come sa tracciare una parabola morale del personaggio, mettendolo di fronte alle conseguenze delle sue scelte opportunistiche e rendendolo un protagonista inconsueto, del quale l'attore John Arcilla riesce a scovare la dignità sepolta passo dopo passo. Grazie anche al montaggio e al corposo accompagnamento musicale (pur forse bizzarro all'orecchio occidentale), Erik Matti riesce a rendere fruibile e coerente un'opera dai molti rischi strutturali, e a dare un esempio di cinema filippino dai tratti autentici e spendibile sul mercato internazionale.
La prima proiezione sullo schermo grande anzi grandissimo del Teatro Nuovo Giovanni da Udine, dopo i momenti così difficili che abbiamo attraversato, ha visto di nuovo protagonista Erik Matti. Nel corso degli anni lo scanzonato, poliedrico regista filippino, abituato a scardinare i più disparati generi e ambiti cinematografici con un candore, in virtù del quale le notevoli ambizioni diegetiche finivano [...] Vai alla recensione »
Otto persone, impiegati del giornale locale, scompaiono. Un loro collega, giornalista colluso con i poteri forti del sindaco della città, cerca giustizia. Il filippino Erik Matti firma il secondo, fluviale capitolo della saga On the Job (il precedente debuttò alla Quinzaine nel 2013). Un romanzo criminale - e popolare - in piena regola, sostenuto da una regia muscolare e un approccio ludico alle immagini [...] Vai alla recensione »
L'altro film in Concorso è il debordante "On the job: the missing 8" di Erik Matti, figura decisiva nell'attuale panorama cinematografico filippino, dopo Lav Diaz, noto soprattutto per film d'azione. Qui siamo a La Paz (da non confondersi con la capitale boliviana), dove il giornalista Sisoy cerca di fare luce sulla scomparsa e uccisione di 8 persone, tra i quali il suo collega e amico Arnel.
Le sedi delle redazione di un giornale fanno parte dell'immaginario di tanto cinema hollywoodiano classico e di tanti vecchi telefilm. Ampi corridoi, stanze fumose, open space pieni di scrivanie e l'immancabile saletta privé racchiusa da vetrate con tendine veneziane. Sono spazi che il cinema ci ha consegnato come sacri, baluardi della democrazia e contraltare del potere politico corrotto, in una serie [...] Vai alla recensione »
Nelle quasi tre ore e mezza di On the Job: The Missing Eight (On the Job 2), Erik Matti accumula materiale narrativo, situazioni e personaggi, in maniera bulimica. Al punto che, a tratti, è difficile dipanare l'intrigo, districarsi nella ragnatela di volti, legami, connivenze e colpi di scena. Mettendo un po' d'ordine, due sono le linee principali.
Il concorso della mostra veneziana nel 2021 torna a ospitare un film filippino che sfiora le quattro ore ma Lav Diaz, come ha già avuto modo di spiegare alle autorità, è assolutamente innocente e provvisto di alibi. Si tratta solo di un malinteso, perché il responsabile questa volta è l'istrionico Erik Matti, che calca per la prima volta in carriera il red carpet di un evento festivaliero di primo [...] Vai alla recensione »
Dura tre ore e ventotto minuti il capitolo della saga On the Job (il primo film era stato presentato alla Quinzaine di Cannes nel 2013) ma tutto sommato la fatica è minima. Perché Erik Matti, per la prima volta in Concorso a Venezia, ha la mano lesta e scaltra del narratore popolare e riesce a offrire una storia molto legata alla società filippina a un pubblico internazionale.
Parla di lavoro, a partire dal titolo, anche il filippino "On the Job: The Missing 8" di Erik Matti. Film torrenziale, lungo 208 minuti, quasi tre ore e mezza, che il direttore Barbera ha definito "eccessivo e barocco". Non siamo infatti dalle parti del soporifero "The Woman Who Left" di Lav Diaz che vinse il Leone d'oro 2016; Matti ambienta a La Paz una storia corale, ispirata a fatti davvero accaduti, [...] Vai alla recensione »
Sono passati sette anni dalla prima parte di questo progetto del regista e produttore filippino Erik Matti. Se il primo capitolo, presentato a Cannes alla Quinzaine des Réalisateurs nel 2013, si concentrava su due detenuti liberati scientemente dalla polizia per eliminare alcuni personaggi scomodi, in questo secondo capitolo On the Job: The Missing Eight le vicende dei due derelitti si incrociano con [...] Vai alla recensione »