Anno | 2020 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia |
Durata | 75 minuti |
Uscita | martedì 29 settembre 2020 |
Distribuzione | Produzioni Alberto Valtellina |
MYmonetro | 3,75 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 14 settembre 2020
Un'immersione negli spazi "inclinati" di "Terrazze fiorite" e "Bergamo sole". In Italia al Box Office Il condominio inclinato ha incassato 3,5 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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I "pollai", qualcuno chiamava così - per la loro altezza contenuta, i materiali tradizionali, gli spazi condivisi - i complessi edilizi "Terrazze fiorite" e "Bergamo Sole", edificati tra il 1976 e il 1980 dagli architetti Giuseppe Gambirasio (Bergamo, 1930-2016) e Giorgio Zenoni (1935). Ispirati a un'idea di socialità aperta, diffusa, vengono ancora visitati e studiati per la loro funzionalità e concezione in anticipo sui tempi. Nati alla fine di un'era di grandi utopie, realizzarono l'intuizione di Charles Fourier, quel falansterio che avrebbe dovuto essere il compimento urbanistico di una società collettivista.
Il filmmaker e fotografo bergamasco Alberto Valtellina (Le traversiadi, 2019) e l'architetto Paolo Vitali firmano a quattro mani questa ricognizione in spazi a loro ben noti.
Quarant'anni dopo l'inaugurazione di quei complessi, si immergono nello spazio della "città orizzontale", caratterizzato da una leggera inclinazione verso le Alpi Orobie, in modo da non perdere la vista sulla Città alta. Entrano nelle abitazioni di inquilini antichi e recenti, per raccogliere ricordi e impressioni dell'esperienza dell'abitarvi. Non appartamenti, ma unità abitative modulari, dalle finestre ampie, i soffitti alti, un piccolo giardino privato. E molti spazi comuni: corridoi, vialetti, cortili - spesso nel film riempiti da un trio di archi suonati da tre fratelli - a creare una comunità, dare sicurezza senza compromettere la privacy.
L'asserzione "politica" dei registi si articola in una successione di piani fissi e rari inserti video del passato, con il limite di "far dire" più che di "mostrare", di sfruttare forse meno del possibile le potenzialità del "set". Ma l'intento è chiaro: ricordare e rilanciare un'idea di società aperta, resistere al ripiegamento individualista, all'ossessione recente per la videosorveglianza in favore di un'osservare collettivo, esaltare i vantaggi democratici della convivenza in spazi pensati per confrontarsi con l'altro da sé, crescere insieme, senza confini.
Una sperimentazione architettonica coraggiosa; una maglia di residenze a schiera che procedono sommandosi l'una sull'altra: rampe, cortili, passerelle, muri ciechi, piazzette pensili; sullo sfondo la sagoma della Città alta e le colline. L'idea dei progettisti, Giuseppe Gambirasio e Giorgio Zenoni, è quella di prendere un condominio e ribaltarlo su un piano inclinato: un intervento non solo abitativo [...] Vai alla recensione »