Freddy vs. Jason

Roberto Nepoti

Il mostro di campagna contro il mostro di città. C’erano una volta due babau che massacraVano adolescenti. L’uno si chiamava Freddy Krueger e agiva in una via chiamata Elm Street; l’altro, Jason, indossava una maschera da hockey e pre diligeva i campeggi.
Dopo averli fatti recitare in sette e in otto episodi delle rispettive serie ( Nightmare e Venerdì 13), li avevano messi in soffitta. E soprattutto Freddy, diventato a suo tempo un’icona horror, che non sopporta di essere stato sepolto nell’oblio (una metafora?): quindi gli Viene l’idea di resuscitare Jason perché prepari il suo ritorno. Però Freddy impiega più tempo dei previsto a incarnarsi, sicché il ragazzone mascherato fa a pezzi tutti gli adolescenti che lui vorrebbe per sé. Finiscono per darsele tra incubi.
Annunciato da un decennio, Freddy vs. Jason non è soltanto una coalizione di icone pop a scopo d’incassi presso i nostalgici (e no); è anche un film programmaticamente regressivo. Da una Parte evoca i tempi remoti del genere orrorifico, allorché (roba di sessant’anni fa) comparivano sugli schermi titoli come Frankenstein contro l’Uomo lupo. Dall’altra, tira fuori dalla naftalina la formula dei due serial anni 80, inclusa la sessuofobia(i teenager in calore ci lasciano le penne, i vergini sopravvivono) l’associazione tra emoglobina e nudo, le spiritosaggini di Freddy, che fa venire in mente un aforisma di WoodyAllen: «i buoni dormono meglio ma i cattivi, da svegli, si divertono molto di più.
Da La Repubblica, 18 ottobre 2003


di Roberto Nepoti, 18 ottobre 2003