La bionda

Gian Luigi Rondi

Due film in uno. Nel primo, molto all’italiana, Sergio Rubini, meridionale un po’ zoppo in trasferta a Milano per studiare orologeria, investe una bionda che, persa del tutto la memoria, si trasferisce in casa sua facendolo presto innamorare, follemente. Nel secondo, molto all’americana, ma con un finale “nero” in linea con la scuola francese del ‘36, la bionda, ritrovata di colpo la memoria, pianta in asso Tommaso, l’apprendista orologiaio, e torna da un amante losco che, tutto dedito a traffici di droga, ve la coinvolge come corriere; lei, però, ha un suo piano personale che attua metà per profitto metà per evadere con il risultato che, alla fine rimarrà sola su una strada di notte: con due morti attorno, il trafficante e anche Tommaso, arrivato all’ultimo momento per riprendersela. [...]

di Gian Luigi Rondi, articolo completo (2854 caratteri spazi inclusi) su Il Tempo 13 maggio 1993