Roberto Escobar
Il Sole-24 Ore
L'arte plebea, cosi chiamava il cinema Jean-Paul Sartre. E intendeva l'arte nuova, forte, giovane e barbarica, l'arte capace di parlare al secolo delle masse nella promiscuità e nella «scomodità egalitaria delle sale di quartiere». A mio padre e a mio nonno, aggiungeva, «la gerarchia sociale del teatro aveva dato il gusto del cerimoniale: quando molti uomini sono insieme bisogna separarli in base a un rituale, oppure si massacrano tra loro». E invece, con il suo pubblico «così misto», già al suo nascere il cinema dimostrava il contrario: «Morta, I'etichetta smascherava finalmente il vero legame degli uomini, l'adesione». [...]
di Roberto Escobar, articolo completo (4925 caratteri spazi inclusi) su Il Sole-24 Ore