Grido di pietra

Roberto Escobar

La poetica di Werner Herzog è la poetica dell’estremo. Nei suoi film, uno dopo l’altro, il cinema s’avvicina sempre più a un confine inafferrabile, a una meta improbabile che “chiama” l’autore come la cima della montagna fa (o dovrebbe fare) con Roccia. In questa tensione è facile sbagliare. Basta afferrarsi a un appiglio instabile, e i film precipita nel vuoto. Eppure, pur ridotto in frantumi dalla caduta, il suo cinema mantiene di solito fascino e grandezza. Non li vedono, quel fascino e quella grandezza, solo i fissati della coerenza, i ragionieri della verosimiglianza. [...]

di Roberto Escobar, articolo completo (4907 caratteri spazi inclusi) su Il Sole-24 Ore