Viaggio a Kandahar |
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Un film di Mohsen Makhmalbaf.
Con Ike Ogut, Nelofer Pazira, Hassan Tantai, Sadou Teymouri, Hoyatala Hakimi.
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Titolo originale Safar e Ghandehar.
Drammatico,
durata 90 min.
- Francia, Iran 2001.
- Bim Distribuzione
MYMONETRO
Viaggio a Kandahar
valutazione media:
3,42
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Roberto Nepoti
La Repubblica
Ora tutti conoscono il nome della città di Kandahar, assieme a Kabul il principale obiettivo dei bombardamenti americani sull'Afganistan. Non era così solo pochi mesi fa, quando Viaggio a Kandahar fu presentato in concorso al Festival di Cannes. Sulla Croisette, il film dell'iraniano Moshen Makhmalbaf si conquistò l'ammirazione di molti; irritò profondamente il recensore di Le Monde e altri commentatori. I secondi gli rimproveravano di estetizzare la sofferenza con immagini troppo raffinate o, addirittura, di essere "un lungo clip decorativo al servizio di una causa umanitaria". Al suo quindicesimo film, Makhmalbaf mette in scena la sofferenza di un Paese massacrato attraverso una serie continua di metafore. Profuga durante la guerra civile dei Talebani, quand'era ancora una bambina, Nafas è diventata giornalista in Canada. Ora torna nelle terre dove è nata per soccorrere la sorella, che le ha fatto sapere la sua intenzione di togliersi la vita l'11 agosto 1999, giorno dell'ultima eclisse del millennio. Il Paese è un luogo di corpi martoriati, negati, cancellati. Gli uomini perdono le gambe, mutilati dalle mine abbandonate durante vent'anni di guerra e che pullulano sotto il terreno. Alle bambine s'insegna a non raccogliere le bambole, bombe fatte apposta per attrarle e dilaniarle. Corpi e volti delle donne sono scomparsi sotto il burqa, il velo che le copre da capo a piedi. Entrata clandestinamente attraverso la frontiera iraniana, Nafar è testimone di un orrore senza limiti e va incontro a un destino che il film sceglie di lasciare in sospeso. In qualche senso, è vero che l'eccesso di estetizzazione (i veli multicolori sono troppo belli, sullo schermo, per denunciare la sparizione degli esseri umani che li indossano) nuoce all'integrità del discorso. Tuttavia i momenti intensi e ispirati sono molti e possono aiutarci a capire.
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