Ugo Casiraghi
In un simbolico luogo di ristoro ai margini di un altrettanto simbolico deserto, una coppia di intellettuali e una di milionari sono tenute sotto controllo da un gangster.
Mantenendo il film nei binari dello originale scenico (anche gli attori recitarono teatralmente, e tutti con grande bravura: in particolare l’allora quasi esordiente Bogart) il regista Mayo mostrò di voler rispettare l’interesse maggiore del dramma di Sherwood, che era quello di svolgere alcune considerazioni filosofico-moraleggianti sulla vita e sugli uomini: il mezzo cinematografico conferì peraltro un peso e un significato di indubbia suggestione e questa specie di campione sociale isolato del tutto da un mondo che camminava in ben diverse direzioni ed era mosso da tutt’altre forze. [...]
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