Diverso da chi?

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Un film di Umberto Riccioni Carteni. Con Luca Argentero, Claudia Gerini, Filippo Nigro, Antonio Catania, Francesco Pannofino.
continua»
Commedia, durata 102 min. - Italia 2008. - Universal Pictures uscita venerdì 20 marzo 2009. MYMONETRO Diverso da chi? * * 1/2 - - valutazione media: 2,90 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Ma Luca era Gay?

di Federica Lamberti Zanardi Il Venerdì di Repubblica

Il gioco di parole con il brano di Povia viene facile visto che Luca Argentero: dopo Saturno contro di Ozpetek, è ancora un omosessuale nella commedia Diverso da chi?. Dove l'ex bello del «Grande Fratello» dimostra che quelli davvero strani sono i politici...
Sono ancora un gay. E a coppia che formo con il mio compagno Remo è quella che tutti, etero e non, vorrebbero avere. Anche se, come canta Povia, Luca era gayma poi arriva lei. Nel mio caso arriverà Adele e mi sconvolgerà la vita». Luca Argentero si diverte a giocare con la trama e i protagonisti del suo prossimo film, Diverso da chi? (nella sale dal 20 marzo), dove, come in Saturno contro di Ferzan Ozpetek, veste i panni di un affascinante omosessuale.
Strano destino cinematografico, il suo. Uscito nel 2003 dal Grande Fratello, Argentero, 30 anni, torinese, classico esempio di «bravo ragazzo di buona famiglia borghese» (è anche laureato in Economia e Commercio), è l'unico dei reduci della «casa» ad aver imboccato con successo la strada del cinema, indovinando una serie di fim niente male (Saturno contro, Lezioni di cioccolato, Solo un padre). E dire che non avevo mai pensato diventare un attore. Ho partecipa al reality solo per vincere del denaro; la verità che sono molto fortunato» scherza lui.
Il film, il primo prodotto dalla collaborazione fra Cattleya e l'americana Universal, è una deliziosa commedia destinata a fare discutere. Scritta da uno degli sceneggiatori più originali del momento, Fabio Bonifacci (Notturno Bus, Ravanello pallido, Lezioni di cioccolato, Si può fare), racconta di Piero (Argentero), un trentacinquenne un po' snob impegnato politicamente nella difesa dei diritti dei gay, fidanzato in casa con Remo (Filippo Nigro). Per una serie di circostanze casuali, Piero si trova a concorrere per diventare sindaco della coalizione di centrosinistra in una città del Nordest. I dirigenti del partito, però, ritengono che un candidato gay sia destinato a perdere e gli affiancano Adele (Claudia Gerini), detta la «furia centrista», donna integerrima, con una fissazione per i valori della famiglia. Naturalmente fra l'aspirante sindaco e la sua vice sono subito scintille: troppo diversi, troppi pregiudizi. Ma pian piano i due riescono a capirsi e a piacersi. Anche troppo.
Gli attori, da Claudia Germi a Filippo Nigro ad Antonio Catania e naturalmente allo stesso Argentero, sono tutti in
ruolo e recitano sul filo dell'ironia senza mai cadere nel grottesco (pericolo in agguato in una storia del genere).
Questo è il secondo gay della sua carriera. Non ha paura di finire incastrato in un cliché?
«No. Interpretare un gay è solo un modo diverso di rappresentare la seduzione. Del resto Piero è molto diverso dal Lorenzo di Saturno contro. Il suo vezzo è lo stile, ha un'attenzione maniacale per i vestiti, è molto educato e anche molto attento verso gli altri. Con Umberto Carteni, il regista, lo abbiamo "creato" lavorando molto sui costumi. E io ho fatto attenzione ai gomiti».
Ai gomiti?
«Certo. Se tieni i gomiti molto stretti vicino al corpo, immediatamente la tua postura cambia e sembri più composto, più attento a quello che fai. E poi mi sono documentato parlando con chi lavora all''Arcigay e leggendo dei libri. Anche se, dovendo fare una commedia, non ho voluto approfondire troppo le problematiche legate all'omosessualità».
Piero e Remo sono la coppia che tutti vorremmo essere: solidale, rispettosa, innamorata, capace di perdonare. Non sarà che funziona meglio la coppia gay?
«La risposta a questa domanda è nel titolo del film: diverso da chi? Remo e Piero sono l'apoteosi di quello che dovrebbe essere la normalità. Claudia Gerini che, in teoria, rappresenta i valori della famiglia e della normalità, si rivela una persona totalmente sballata. Allora, chi è normale? È questo il plot del film: prima di stabilire il concetto di diversità, dovremmo fissare quello di normalità».
La politica non ci fa una bella figura: lontana dalla gente, ipocrita, avvitata su se stessa.
«Penso che sia molto peggio di come è descritta nel film. Quando si parla di temi importanti che riguardano l'etica non riesce mai a essere saggia. Basta guardare il dibattito sulla legge sul fine vita. Dopo la morte di Eluana Englaro, mi sono reso conto che, come cittadino, da quella storia tristissima non avevo imparato niente. Perché, ascoltando i dibattiti politici, non si capiva nulla, se non che ognuno doveva difendere i propri interessi. Per capire, mi sono letto un bel libro di Umberto Veronesi, II diritto di morire. E lo stesso vale per i Dico: è stata solo una querelle fra due parti che si contendevano l'elettorato».
Che posizione ha sui Dico? «Fino a quando lo Stato non si libererà dell'ingerenza delle religione sarà impossibile affrontare con serenità qualsiasi questione che riguardi la morte, la famiglia, il matrimonio. Ho sempre pensato che famiglia vuol dire prendersi cura di qualcun altro in ogni modo e forma. Se due persone si vogliono bene, si sostengono economicamente, si aiutano, che importanza ha se sono uomini, donne, etero, gay, africani o cinesi? Perché non devono avere gli stessi diritti ma anche gli stessi doveri? L'amore è anche una questione di responsabilità».
Responsabilità, rispetto della diversità, capacità di essere padre. Nei suoi film e nella realtà lei sembra l'icona del maschio ideale. Molto diverso dai suoi coetanei. Ci fa o ci è?
«Forse quello che manca alla mia generazione è il coraggio. Sia nel lavoro che nell'amore. Io amo le sfide. Quando mi hanno chiamata per Carabinieri non avevo mai recitato, ma ho accettato la sfida. E anche in amore sono così. Da cinque anni vivo con la ragazza che amo (l'attrice Myriam Catania ndr)».
Dicono che vi sposate.
«Prima o poi accadrà'perché lo desideriamo. Ma la prima a saperlo sarà mia madre, non la stampa».
E magari vuole tanti bambini. «Quando avevo vent'anni, sognano di vincere le Olimpiadi e di avere tanti figli. Posso ancora realizzare il secondo sogno».
Dice così, ma poi, quando nascono i figli, molti uomini fuggono emotivamente.
«Lo so, però secondo me si ripete l'esempio che si è ricevuto. Vorrei dare a un figlio la stessa sensazione di sicurezza e protezione, di severità e dolcezza, che mi ha trasmesso mio padre».
I suoi genitori sono stati molto severi?
«Tante regole, ma anche tanta libertà. Mio padre è un grande sportivo: sci, tennis, pesca subacquea. Io fino ai 17 anni ero una promessa del tennis, poi ho smesso perché ho capito che non sarei mai diventato un campione».
Eccellere sempre.
«Se mi dici di lavare questo pavimento, lo tiro a lucido. Non sopporto le cose fatte male. Sa qual è il mio sogno? Interpretare un supereroe».
Spiderman?
«Il mio preferito è Superman. Come spiega David Carradine in Kill BilI 2, gli altri eroi sono essere umani con superpoteri che indossano una maschera. Invece in Superman la maschera è Clark Kant perché lui è un super eroe nell'essenza».
Qualche problemino di onnipotenza?
«Dice?».
Da Il Venerdì di Repubblica, 6 marzo 2009

di Federica Lamberti Zanardi, 6 marzo 2009

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